Capitolo 40

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2 settimane dopo

Mi guardo intorno estasiato, osservando le strade e gli edifici di una città che non conosco, ma che ho sempre desiderato visitare.
Tokyo, la capitale del Giappone, si staglia davanti a me in tutta la sua bellezza con le sue vie illuminate, i suoi grattacieli e i suoi numerosi negozi e ristoranti caratteristici dove un numero proficuo di persone era già intenta a fare la fila per entrarci.
Le strade erano trafficate e gremite di gente e nell'aria alleggiava l'odore tipico di una giornata soleggiata, preceduta da una nottata di pioggia.
Il taxi che stava portando me e James in hotel dopo essere scesi all'aeroporto, era fermo all'ennesimo semaforo e mentre io continuavo a osservare ciò che mi circondava con la testa fuori dal finestrino e un sorriso che andava da una parte all'altra, il mio capo non faceva altro che sbuffare spazientito, a causa dell'ingorgo stradale in cui ci eravamo trovati.
Circa una settimana prima la Sakura & Co si era messa in contatto con la Holding Corporation per organizzare il fantomatico viaggio in Giappone che era stato rinviato, a causa dei problemi di salute del presidente della loro compagnia.
Inutile dire che appena appresa la notizia sia io che James che gran parte dei dipendenti dell'azienda, abbiamo trascorso l'intera settimana a ultimare i preparativi del lavoro che avremmo dovuto svolgere a Tokyo.
Era stata una settimana talmente faticosa che ho dovuto fare quasi tutti i giorni gli straordinari e tornavo a casa stravolto con la sola voglia di mettermi nel letto e di risvegliarmi il mattino successivo.
Tra la visita dei miei genitori e la preparazione del viaggio non ho avuto un attimo di respiro ed è inutile dire che "la mia decisone amorosa" era passata in secondo piano.
Non ero riuscito ancora ad esprimere ad alta voce i sentimenti che avevo da poco realizzato, anche se sapevo che era arrivato il momento di farlo.
Mi ero ripromesso di dare la priorità al lavoro ed è quello che avevo fatto, anche se sapevo che non era giusto tenere sulle spine delle persone che ci tenevamo veramente a me.
Staccai gli occhi dal finestrino, per puntarli sul volto stanco di James che quando sente il mio sguardo su di sé mi sorride, facendomi sentire un groppo alla gola per il senso di colpa, causato dal fatto di non avergli detto ancora niente.
Ho deciso stasera devo parlargli, ad ogni costo!

L'hotel che aveva prenotato James era situato in un enorme e lussuoso palazzo.
Mi guardai intorno rapito dal fasto e dalla grandezza della hall, quando la receptionist ci consegna le chiavi delle camere e ci fa scortare dal personale fino al piano dove alloggiavamo.
Traggo un sospiro di sollievo, quando scopro che io e James dormiremo in due camere separate anche se una affianca all'altra.
Data la situazione sarebbe stato decisamente imbarazzante condividere lo stesso spazio per la notte.
-Il direttore Akihito ci aspetta alle 13 in azienda. Abbiamo giusto il tempo per farci una doccia veloce e uscire, c'è la fai in mezz'ora?-mi annuncia il mio capo, sospirando. Il viaggio aggiunto al fuso orario dovevano averlo veramente stancato, date le enormi borse che aveva sotto agli occhi.
-certo tranquillo, ma fino a che ora dobbiamo lavorare?-
-mm fino alle 18 circa, perché?-mi chiede.
-perché ti vedo stanco, se riusciamo a tornare in hotel prima di cena, almeno ti potrai riposare un po'-
La sua bocca si apre in un sorriso-non ti devi preoccupare per me, sto bene-appoggia la mano sulla mia testa, cominciando ad arruffarmi teneramente i capelli, al che a quel gesto io spalanco la bocca e lui accorgendosi di quello che aveva appena fatto diventa paonazzo-s-scusami, non volevo. Adesso vado a lavarmi, a dopo-
Sparisce dietro la porta della sua camera, non dandomi nemmeno il tempo di metabolizzare quello che era appena successo.

Come promesso alle 18 finimmo di lavorare e circa mezz'ora dopo eravamo in hotel stanchi, ma soddisfatti del lavoro appena svolto.
James probabilmente si era buttato nel letto, cercando di dormire, mentre io decisi di approfittare dell'enorme vasca che c'era nel bagno, per farmi un lungo bagno caldo.
Mi spogliai e immersi il mio corpo  nudo nell'acqua già intrenseca di sapone e bollicine.
Sono talmente stanco che il tepore dell'acqua e il dolce silenzio che alleggia nella stanza, mi portano a chiudere gli occhi e addormentarmi senza accorgermene con la testa appoggiata alla parete della vasca da bagno.
Fui svegliato dal rumore assordante della porta e dalla voce di James che urlava il mio nome.
-Ryan, Ryan, sei sveglio? Ho provato a chiamarti al telefono, ma non hai risposto. Va tutto bene?-
La sua voce preoccupata mi ridesta dal sonno e cercando di fare il più velocemente possibile, mi infilo l'accappatoio e vado ad aprire alla porta.
Quando mi vede, lo sguardo di James si sofferma ad osservare il mio volto assonnato, adornato dai miei capelli spettinati e il mio corpo ricoperto solo da un accappatoio.
-mi dispiace-mi scuso, ancora prima di fargli dire una parola-non so come diamine sia possibile, ma mi sono addormentato in vasca-mi metto una mano sulla fronte-ma.. ma che ore sono scusa?-
Lui emette un respiro di sollievo-mio dio, non sai quanto mi hai fatto preoccupare: non rispondevi al telefono ed era da 10 minuti buoni che continuavo a bussare alla tua porta senza una tua riposta. Pensavo ti fosse successo qualcosa-
-scusa-lo guardo seriamente dispiaciuto.
-va bene, non importa, ma non farlo più intesi?-mi rivolge un dolce sorriso che io ricambio annuendo.
-comunque sono le 20:30, ti ho chiamato appunto per cenare. Visto che siamo entrambi provati dal viaggio che ne dici se solo per stasera ci godiamo la cena qui in hotel? Almeno non dobbiamo spostarci troppo-
-sono d'accordo-
-allora ci vediamo tra 10 minuti davanti all'ascensore, così hai il tempo di vestirti-
-si signore-mi metto la mano davanti alla fronte come farebbe un sergente militare, facendolo ridere.
-muoviti scemo-mi trascina in direzione della mia camera.

Le cicatrici del passato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora