Capitolo 4

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L'ascensore si ferma al 25esimo piano della Holding Corporation e io comincio a camminare lentamente per il corridoio che sta cominciando a popolarsi di dipendenti che chiacchierano tra di loro, si rilassano prendendo il caffè, prima di cominciare una lunga giornata di lavoro o semplicemente si dirigono silenziosi verso i loro uffici.
Osservo silenzioso le persone che mi passano a fianco, portandomi una mano alla testa che continua a farmi male.
Dio, ieri ho proprio esagerato.
La devo smettere di bere la sera prima di andare a lavorare, visto che ogni volta mi sveglio in queste condizioni, anzi devo ammettere che questa volta ho superato il limite più del solito.
-Buongiorno Ryan-mi salutano Dylan e Vanessa, camminando verso di me con due caffè in mano.
-Buongiorno a voi-
-dio che brutta cera che hai,stai bene?-mi chiede la riccia con uno sguardo preoccupato.
-vanessa-la rimprovera il più grande-saranno affari suoi magari?-
Lei lo guarda sbuffando.
-tranquilla-calmo subito gli animi-ho solo esagerato con l'alcool ieri sera, anzi se volete ridere vi racconto esattamente com'e andata-
Loro annuiscono, facendomi segno di continuare.
-praticamente sono andato in discoteca con la mia compagnia e dopo aver finito di divertirmi-ometto in quale modo, perché non siamo ancora abbastanza in confidenza e oltretutto loro non sanno nemmeno che sono gay-ho perso i miei amici e mi sono addormentato, sfinito dall'alcool su un divanetto del locale, finché ore dopo una coppia di miei amici, mi ha letteralmente preso in braccio e mi ha portato a casa in macchina-ridacchio, pensando alla scena di Simon e Lucas che mi caricavano in macchina, accanto a Nancy che dormiva con la testa appoggiata al finestrino ,anche se il mio ricordo era molto vago.
-no, non ci credo-ridacchia Dylan, seguito da Vanessa-immagino i tuoi poveri amici e poi che voglia hai di andare a bere in settimana?
-hei anche io ogni tanto lo faccio-mi difende la castana, sorridendomi-siamo giovani ste cose si fanno, sei solo tu che sei un vecchietto-
-vecchietto a chi? Io ho 40 anni, non 60 e poi sono ben contento di trascorrere le serate con mia moglie e la mia dolce bambina, invece che in uno squallido locale-
-hai una figlia? - gli chiedo, non aspettandomi questa notizia.
Cioè lo sapevo che era più grande di noi, ma non pensavo che fosse già padre.
-si la mia piccola Cindy, sapessi quanto è un amore-mi risponde con uno sguardo sognante.
-non dovevi chiederglielo-ride Vanessa-ha un vero complesso per sua figlia-
-non è vero, non ho un complesso, dico solo che non esista bambina più bella al mondo di lei-
Gli sorrido, chiedendomi se anche io quando sarò padre, la penserò allo stesso modo.
Ma cosa vado a pensare: sono gay e non riusciró mai ad avere una relazione stabile con qualcuno anche solo per pensare di adottare un bambino, quindi non ha senso fare questi pensieri.
I miei colleghi cominciano a parlare del più e del meno, mentre io mi sciolgo un po'di aspirina nell'acqua e mi mangio una brioche presa dalle macchinette, per cercare di farmi calmare un po' il mal di testa e di far riprendere un po'di colorito al mio viso.
-ti piace fare serata eh? - mi sfotte Vanessa dopo che ho finito di bere la medicina e mi sono accasciato su una delle sedie della sala.
-allora è così che ti passi le serate, la mattina prima di andare a lavorare-tuona una voce dietro di me, facendomi accapponare la pelle.
Alzo lo sguardo e noto il mio capo avvicinarsi a noi in tutta la sua  bellezza: il suo viso come al solito imbronciato è incorniciato da due occhi magnetici e penetranti, mentre il suo corpo muscoloso è rivestito da un completo nero elegante che lo rende ancora più alto e affascinante di quanto già non lo sia.
Rivolge il suo sguardo verso di me mentre io comincio a chiedermi, quanto ha realmente sentito del discorso che ho avuto prima con i ragazzi.
-fare le entrate ad effetto è una tua caratteristica o ci godi a farmi venire un colpo ogni volta?! -ribatto acido.
-oh ci godo eccome-mi risponde, incatenandomi con lo sguardo.
-buongiorno direttore-lo salutano educatamente i miei colleghi, avampando per la vergogna e la soggezione che incute quell'uomo.
Ma solo a me non fa nessuna paura?
Sarà forse perché mi ricordo il ragazzo solare e socievole che era un tempo? No adesso, non ci devo proprio pensare a questo. Non devo più pensare a quei momenti perduti e lontani.
-buongiorno,allora andiamo o vuoi rimanere seduto per tutta la mattinata?-risponde al loro saluto e si rivolge a me con il suo solito tono di voce autoritario.
Mi alzo dalla sedia sbuffando e salutando frettolosamente i miei compagni, ma questo uomo non ce la fa mai a dire le cose gentilmente, mi chiedo?
-andiamo dove? -
-vedrai-mi risponde.
Reprimo la voglia di strozzarlo e lo seguo in ascensore, fino ad arrivare al 5 piano dove varchiamo una delle prime porte a sinistra.
All'interno troviamo dei ragazzi giovani intenti a provare una scena, sotto la supervisione di un regista che gli da le indicazioni su cosa fare di volta in volta e li riprende dietro ad una telecamera di nuova generazione.
-signor Williams, benvenuto-lo saluta il regista, seguito dai ragazzi che fermano la loro scena.
-buongiorno signor Lodge, buongiorno ragazzi. Volevo presentarvi Ryan Smith. È nuovo e volevo fargli assistere anche alla parte scenografica e produttiva della nostra azienda, così da fargli imparare meglio il nostro mestiere. Non le dispiace se ci mettiamo qui buoni in un angolo ad  osservare il vostro lavoro? - si rivolge al regista.
-ma si figuri, gli risponde lui - siete i benvenuti-
Dopo averli salutati educatamente ci accomodiamo su due sedie, pronti ad ascoltare.
-no, non ci siamo-interrompe la scena in cui una ragazza e un ragazzo si stavano baciando, il signor Lodge-ti sembra un bacio quello Daniel? Non puoi fare quella faccia schifata diamine-
Il ragazzo in questione, muove la sua chioma bionda, prima di esclamare-come faccio a non fare la faccia schifata scusa? Sono gay cavolo, vedi un cazzo da qualche parte? -
-Daniel-urla il regista diventando rosso dalla rabbia e guardando verso la nostra direzione per paura della reazione del capo che stranamente non dice un dice una parola, al contrario di me che senza cercare di contenermi, comincio a ridere.
James mi lancia un occhiataccia, mentre attiro l'attenzione del ragazzo che comincia a squadrarmi dalla testa ai piedi, leccandosi le labbra.
Il giovane che mi sta guardando, ha i capelli biondi incorniciati da due occhi castani, é snello e di media statura,ma la cosa che mi colpisce più di lui è la sua spavalderia che non è molto diversa dalla mia e poi devo ammettere che è proprio il mio tipo.
Mentre il regista è intento a fargli una ramanzina che include la sua mancanza di buone maniere e di professionalità, James interviene, chiedendo espressamente a me di inventarmi un idea alternativa per mandare avanti la scena e risolvere così il problema di Daniel, provando così la mia creatività, sotto il consenso del regista.
Dopo essermi scervellato per qualche minuto mi alzo in piedi e comincio a spiegare la mia idea-invece di creare una semplice pubblicità in cui un ragazzo e una ragazza si incontrano e si innamorano, mangiando un gelato insieme, potremmo girare 3 scene diverse in cui nella prima i protagonisti sono un ragazzo e una ragazza, nella seconda sono due ragazzi e nella terza sono invece due ragazze, cosi promuoveremo anche una campagna LGBT. Cosa ve ne pare? -
Il ragazzo subito mi guarda, facendomi l'occhiolino, mentre James mi rivolge uno sguardo torvo, ma dando il suo consenso insieme al regista.
Tutti si mettono a lavoro e a mezzogiorno e mezza finalmente, riusciamo a finire di girare tutto lo spot.
Io e james ci alziamo per andare in pausa pranzo, mentre i ragazzi e il signor Lodge cominciano uno ad uno ad uscire, quando ad un certo punto vedo il ragazzo dello spot venire verso di noi-piacere io sono Daniel Brown-mi tende la mano, cercando il mio contatto visivo.
-piacere come già sai, sono Ryan Smith-gliela stringo calorosamente.
-posso sapere quanti anni hai Ryan? -
-25, perché ti interessa saperlo? - gli chiedo con aria spavalda.
-hai solo 5 anni in più di me, bene-
-e quindi? -
-sarò diretto, sei un gran figo Ryan Smith, posso aggiungerti su instagram?-mi fa l'occhiolino.
James comincia a passare lo sguardo da me a lui in cagnesco, senza proferire una parola.
-perché no - gli rispondo, conscio dello sguardo torvo del mio capo.
-allora ti scrivo stasera. A presto Ryan e arrivederci capo- ci saluta prima di sparire fuori dalla porta.
-andiamo a mangiare fuori-mi ordina James, non appena siamo usciti anche noi dalla stanza.
-perché? C'e una mensa al 25esimo piano-
-perché io ho deciso che andremo a mangiare in un ristorante qua vicino e siccome sono il tuo capo e tu il mio dipendente non si discute-mi risponde camminando verso l'ascensore.
Acconsento e lo seguo, solo perché mi sono accorto del suo cattivo umore, ma sono stanco e non ho la testa per litigare in questo momento.
Entriamo in un ristorante tranquillo e ordiniamo io una bistecca con patate al forno e lui delle polpette al sugo.
Consumiamo il nostro pasto in silenzio e quando finiamo di mangiare alziamo finalmente gli occhi dal piatto e cominciamo una lunga guerra di sguardi.
Dopo un po' perdo la pazienza e comincio ad urlare-mi spieghi perché cavolo hai voluto costringermi a pranzare fuori, per poi non rivolgermi nemmeno la parola?-
-cerca di non urlare che siamo in uno locale pubblico-mi rimprovera, spazientito.
-perché sennò sua maestà si incazza?-
-vedi di moderare il tono, sono il tuo capo non uno di quegli stupidi ragazzini che ti scopi. Pensi che io non lo sappia che ti passi le serate ad ubriacarti e a scoparti ogni ragazzo che trovi? Che c'e non ti bastavano quelli della discoteca e hai deciso di passare direttamente a quelli con cui lavori? -dice, riferendosi a Daniel.
-scusa? Come cazzo ti permetti? - alzo la voce, venendo invaso da una rabbia potente-la vita è mia e decido io chi portarmi a letto e secondariamente Daniel non lavora alla Holding Corporation, é solo un attore assunto per recitare nella pubblicità ed è stato lui a provarci con me, non il contrario e non mi sembra comunque di averci fatto nulla di male-
Ma come lo avrà capito che vado a letto con i ragazzi in discoteca?Non l'ho mai accennato a nessuno a lavoro. Possibile che mi abbia visto da qualche parte? Ma dove?
-il Ryan che conoscevo non avrebbe mai usato degli sconosciuti per il loro corpo-sgancia questa frase, facendo ardere ancora più forte le fiamme che ormai mi divampavano dentro.
-quante volte te lo devo dire che quel ragazzino debole non esiste più?-
-quel ragazzino debole a me piaceva e almeno era sincero con se stesso-
-se ti fosse davvero piaciuto non avresti mai fatto quello che hai fatto quella notte e sai una cosa? È anche colpa tua se ora sono diventato così, tua e di tutte quelle persone che mi hanno fatto soffrire e trattato di merda per così tanto tempo. Ho dovuto crescere e cambiare per sopravvivere e l'ho fatto, quindi non me ne può fregare un cazzo se questo nuovo me ti fa schifo. Io sono questo che a te piaccia oppure no-mi alzo dalla sedia furibondo per dirigermi verso l'uscita del ristorante, senza salutarlo, visto che tanto essendo il capo avrebbe comunque pagato lui.
Prima di sparire lontano dalla sua vista sento, solo un mi dispiace, pronunciato a bassa voce.
Ti dispiace? Dopo tutto sto tempo, sai solo dire che ti dispiace?
Ti dispiace di avermi distrutto il cuore? Ti dispiace di avermi fatto smettere di credere nell'amore? Ti dispiace di avermi fatto passare due anni interi a piangere?
E allora adesso te la dico io una cosa: il tuo mi dispiace non basta e non basterà ne ora ne mai.

Le cicatrici del passato Where stories live. Discover now