Capitolo 6

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Un tiepido raggio di sole illumina la stanza, mentre io continuo a muovere le gambe velocemente sul tapiroulan avvolto dai miei pensieri.
Vorrei solo dimenticare la serata di ieri e qual'è il miglior modo se non sfogarsi con una sana sessione di ginnastica?
Finito il turno ho deciso di provare la fantomatica palestra del 40 esimo piano e devo dire che è davvero pazzesca, piena di attrezzi di ogni tipo e soprattutto in quest'orario è completamente deserta, perfetta per uno come me che ha bisogno di schiarirsi le idee.
Se penso che neanche 24 ore fa mi sono messa a piangere tra le braccia di James, mi viene solo voglia di sotterrarmi. Come ho potuto crollare così dopo tutti sti anni passati a diventare più forte e a mostrare la mia maschera di indifferenza al mondo? Perché ogni volta che si tratta di lui perdo il controllo in questo modo?Perché la vita ha voluto di nuovo mettere sulla mia strada quel demonio di Steven?
Con l'intento di eliminare questi pensieri dalla mia testa, aumento la velocità dell'atrezzo e comincio a correre più forte.
Goccioline di sudore cominciano a spargersi lungo il mio corpo e decido di sfilarmi la maglietta, cercando di alleviare un po'di calore.
-tra 5 minuti dobbiamo chiudere la palestra-tuona una voce facendomi perdere un battito al cuore.
James è in piedi davanti alla porta e mi scruta con uno sguardo indecifrabile.
Ma perché me lo devo ritrovare sempre ovunque?
Scendo dal tapiroulan e mi dirigo verso di lui che si trova proprio davanti all'uscita.
-me ne sto andando-gli rispondo in modo sbrigativo, senza incrociare il suo sguardo.
Lui non accenna a spostarsi dalla porta e continua a osservarmi, facendo vagare lo sguardo lungo i miei pettorali gonfi e sudati.
-da quando sei così muscoloso?-
-perché? Ti piace quello che vedi? - lo stuzzico, senza rendermi conto del perché io lo stia facendo.
-dio.. quanto vorrri scoparti-mi sussurra a pochi millimetri dal mio viso, facendomi sentire ancora più caldo di quanto già non ne avessi.
Poi però lui deglutisce e si ricompone, facendo un passo indietro.
-come ti senti?-mi chiede stupendomi.
-sto bene-
-sei sicuro?-mi chiede guardandomi con quei suoi occhioni verdi che ogni volta mi scrutano l'anima-non devi pensare a Steven, è solo un bambino che non è mai cresciuto-
-lo so, è stato solo un momento di debolezza, non riaccadrà più e ora se non ti dispiace vado negli spogliatoi a a cambiarmi-
-ti aspetto-
Annuisco e mi dirigo nello spogliatoio con il cuore che mi batte a mille. Perché si preoccupa così tanto per me e perché mi vuole aspettare?
Non ho bisogno di qualcuno che mi compatisca.
10 minuti dopo esco lavato e vestito con indosso un semplice jeans chiaro e una felpa rossa della Nike.
Lui come mi aveva annunciato, è ancora lì di fronte allo spogliatoio ad aspettatarmi, lo raggiungo e ci incamminiamo verso l'ascensore.
Un silenzio tombale allegia nell'aria mentre scendiamo quegli innumerevoli piani in uno spazio ristretto da soli, ma per fortuna in quel momento mi suona il telefono.
-pronto-rispondo, grato di rompere finalmente quel silenzio opprimente.
-ciao Ryan, sono Daniel-
-ciao, come mai mi hai chiamato? -
-be perché ho finito ora un servizio fotografico e mi trovo davanti alla Holding Corporation. Mi chiedevo se potevamo vederci appena esci dal lavoro oppure sei già uscito? Adesso che ci penso sono già le 18-
-tranquillo sto uscendo giusto adesso, ci vediamo all'entrata-
-d'accordo, a tra poco-chiude la telefonata.
Fortunatamente in quel momento l'ascensore arriva al piano terra.
-comunque l'avresti mai detto che Steven fosse gay?-mi rivolgo al mio capo, cercando di smorzare la tensione che si era creata tra di noi.
James rivolge il suo sguardo verso di me, aprendo il suo volto in una risata e mostrando i suoi denti bianchissimi.
E in quel momento mi rendo conto di non aver mai visto niente di più bello.
James che sorride è sicuramente l'ottava meraviglia del mondo.
-certo che no, si vantava tanto di farsele tutte poi invece gli piace anche a lui il cazzo-
-e io che pensavo fossimo gli unici gay in quella scuola-ribatto, contagiato dal suo buonumore.
-ma figurati, secondo me sotto sotto sono tutti un po' froci-
-sicuro-
Continuiamo a ridere senza smettere di guardarci, finalmente dopo tanto tempo ritrovando la complicità e la spensieratezza che avevano caratterizzato per lungo tempo la nostra relazione.
-Hei eccoti-ci interrompe la voce di Daniel, rivolgendomi un sorriso.
-hei-lo saluto, guardando di sottecchi James che è ammutolito e continua a passare lo sguardo da me al mio interlocutore.
-allora vogliamo andare? -mi chiede lui noncurante dello sguardo sprezzante del mio capo addosso.
-andare dove?-
-ti va un gelato?-
-perché no- gli rispondo.
Se prima di essere scopato vuole un gelato, posso anche fare sto sacrificio, però allo stesso tempo una parte di me si sente in colpa alla vista di james che continua a guardarci in quel modo. Nei suoi occhi leggo la delusione che prova nei miei confronti e questo mi rende inconsapevolmente triste. Ma al diavolo! Lui non è il mio ragazzo e io posso uscire con chi voglio. Non ho bisogno del suo permesso. Poi tanto lui ha il suo cazzo di Mark, che se ne resti con lui.
Liquido James frettolosamente con un arriverci e seguo Daniel in una gelateria poco lontano da qui.
Mentre ci gustiamo io il mio cono alla stracciatella e crema e lui la sua coppetta al pistacchio, comincia a intraprendere un lungo discorso sul servizio fotografico che ha svolto oggi che io riesco a seguire solo a tratti, perché la mia mente continua a essere proiettata sul viso deluso di James.
-si poi mi hanno contattato per recitare in un altra pubblicità domani pomeriggio e...ma mi stai ascoltando?-mi sventola una mano davanti al viso.
-io si.. scusa è che sono solo un po'stanco per il lavoro, non ci fare caso-
-capisco.. Be comunque è da mezz'ora che parlo solo io, perché non mi racconti qualcosa anche tu? -
-io be.. - mi sento impacciato, non sono abituato ad uscire con gli uomini, di solito non mi serve parlare, passiamo subito ai fatti -non ho niente di così interessante da raccontare-
-e il tuo capo?-
-il mio capo cosa? - gli chiedo sorpreso, non capendo dove volesse andare a parare.
-cosa c'e tra voi? Ho visto come mi guardava, se avesse potuto sono sicuro che mi avrebbe già ammazzato-
-tra di noi non c'e proprio nulla-ribatto cercando di mantenere la calma.
-lui non la pensa così però-
Sospiro-abbiamo avuto dei trascorsi quando eravamo due ragazzini tutto qui, ma adesso non mi va di parlare di questo, ok? -
-d'accordo-
Per evitare che facesse altre domande invadenti ho cominciato un po'a parlargli di me e del mio lavoro, così che non si potesse più lamentare del fatto che parlasse solo lui.
Trascorsa un oretta, pago il conto anche per lui e usciamo dalla gelateria.
-io devo prendere la metro per andare a casa, vuoi venire a prenderti un caffè da me?-gli chiedo, sperando in un sì perché in quel momento avevo solo bisogno di non pensare e quale modo migliore del sesso per non farlo?
-certo-
Appena arrivati nel mio appartamento, faccio giusto in tempo a posare la valigetta del lavoro per terra che lo spingo sul divano e mi metto a cavalcioni su di lui, dando vita a un bacio bagnato e bisognoso.
Ci spogliamo velocemente entrambi e io con la voce roca gli sussurro-mi fai un pompino? -
Lui non se lo fa ripete due volte e pochi secondi dopo è già inginocchiato davanti a me, cercando di dare piacere alla mia erezione.
Mentre lo prende in bocca, io lo tengo per la testa per fargli aumentare il ritmo delle spinte, finché non esplodo in un orgasmo che lui prontamente ingoia, rendendomi soddisfatto.
Non gli do neanche il tempo di riprendersi che apro la mia scatola di preservativi che si trova in salotto e me ne arrotolo uno lungo la mia erezione.
Lui si avvinghia a me per darmi un bacio appassionato prima sulla bocca poi sul collo, mentre io lo orpiono per le natiche e lo giro di schiena, penetrandolo in un solo colpo.
Da quel momento la camera si riempie di gemiti e di ansiti, mentre la mia mente si svuota, concentrandosi solo sul piacere provato nell'amplesso.
Continuamo per quello che mi sembra un ora o poco più e in tutto quel lasso di tempo mi sento inaspettatamente leggero, libero da ogni vincolo, ma nel momento in cui vengo ecco che riaffiora di nuovo il suo ricordo, il ricordo delle sue braccia che mi sostengono mentre piango, della sua risata che si mischia alla mia e del suo volto che mi guarda con delusione.
Un dolore immenso si impossessa di me in quel momento e mi rendo finalmente conto che qualcosa è cambiato nel mio cuore, qualcosa che si sta intrufolando piano piano senza far rumore, ma che sta devastando ogni più piccola parte di me. Qualcosa che è sempre stata lì, ma che per anni è rimasta sopita, almeno fino all'arrivo di James. Lui mi ha scombussolato la vita ancora una volta.

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