Capitolo 19

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7 anni prima

Una fresca brezza mi accarezzava il viso, nonostante ci trovassimo in pieno giugno e le temperature erano ormai elevate.
Ma quella sera, soltanto per quella sera, l'aria non sembrava intrinsa di caldo e umidità come al solito, ma si era alzato un bel vento, forse per preannunciare l'uragani che stava per arrivare di li a poco nella mia vita.
Ero seduto con quello che era il mio fidanzato ormai da 2 anni, sul pavimento di un tetto di un palazzo semi-abbandonato, ormai il nostro ritrovo preferito per i nostri incontri serali.
Avevamo passato tante di quelle serate lì abbracciati a guardare le stelle o a parlare di tutto e di niente fino a tarda notte e quella sera non faceva eccezione.
Solo che il clima pacifico che c'era sempre stato tra noi, si spezzò quando lanciai una bomba.
-voglio studiare all'università di Los Angeles, mi è arrivata stamattina la lettera con scritto che mi hanno accettato-
-cosaaa?-alzó la voce James, non credendo alle proprie orecchie-hai intenzione di andartene a studiare lontano da qui? E quando avevi intenzione di dirmelo scusa?-
Abbassai lo sguardo mortifcato-mi dispiace, ho fatto domanda per diverse università e quella di Los Angeles era il mio sogno nel cassetto, non avrei mai pensato che sarei riuscito ad entrarci, per quello che non te ne ho mai parlato, pensavo fosse solo un sogno irrealizzabile, ma a quanto pare la vita è un enorme sorpresa-
Un silenzio insopportabile alleggió nell'aria, fino a quando James non decise di prendere di nuovo la parola-pensavo che saresti venuto a studiare economia nella mia stessa università qui a New York, eravamo d'accordo. Cosa pensi che dovremmo fare adesso se tu te ne vai?-si prese la testa tra le mani frustrato.
-nulla, non dobbiamo fare proprio nulla, perché tra di noi non cambierà niente-cercai di rassicurarlo, tentando di prendergli la mano che lui prontamente scansó.
-non dire assurdità Ryan, te ne andrai a studiare in un altra città per 3 anni, come pensi che riusciremo a mantenere una relazione in questo modo?!-mi urló contro con la voce che gli tremava.
-non dire cosi. Siamo nel 21esimo secolo, possiamo mantere una reazione a distanza. Ti chiamerei tutti i giorni, potremmo fare videochiamate ogni volta che vorrai e appena potrò, tornerò qui per le feste e.. -
-non sarà lo stesso e lo sai-mi interrompe lui bruscamente-se te ne andrai sarà la fine della nostra relazione.
Anche se ci provassimo, la distanza ci porterebbe a litigare continuamente e a soffrire, finiremmo solo in un vortice di dolore e tristezza in cui ne usciremo entrambi distrutti e io non voglio questo per noi-
- e allora preferisci arrenderti? Preferisci gettare la spugna piuttosto che lottare per la nostra relazione e per il nostro amore?-mi asciugai le lacrime che stavano cominciando inesorabilmente a uscire dai miei occhi-sai sono proprio un stupido, perché pensavo che saresti stato felice per me, pensavo che mi avresti capito, pensavo che mi avresti rassicurato e che mi avresti detto che insieme ce l'avremmo fatta, ma a quanto pare sono stato solo un illuso a credere nel nostro amore, quando tu non lo hai mai fatto-
-non è vero e lo sai. Lo sai quanto ti amo, lo sai tutto quello che ho fatto per te, per noi-mi urló, guardandomi dritto negli occhi.
-se mi amassi davvero, lotteresti per me-gli risposi tra le lacrime, prima di cominciare a correre e a scappare lontano da li, lontano dalla sua voce che cominciò a chiamare ripetutamente ad alta voce il mio nome, lontano dal dolore che stava cominciando ad attanagliare il mio cuore in una morsa, non facendomi più respirare.

3 giorni dopo

Erano passati 3 giorni dall'ultima volta che avevo visto James. Il mio telefono era pieno di messaggi e di chiamate senza risposta da parte sua e il giorno prima aveva pure provato a cercarmi direttamente a casa mia, ma io non me la sentivo di rispondere ne di affrontarlo, non in quel momento almeno.
Ma dopo giorni passati a piangere e a crogiolarmi nel mio letto, avevo finalmente capito che gli dovevo parlare e che dovevo affrontare questa situazione una volta per tutte. Non potevo assolutamente partire senza aver rimesso insieme tutti i tasselli della mia vita e James per me rappresentava quello più importante.
Così quel giorno decisi di dirigermi verso l'ultimo posto in cui avrei mai pensato di andare, ma che era l'unico luogo in cui sarei stato certo di trovarlo: la festa di fine anno.
Se non avessimo litigato ero sicuro che avrebbe cercato in tutti i modi di convincermi ad andarci, soprattutto perché era l'ultima festa che avremmo fatto in quanto studenti del liceo e poi perché lui amava divertirsi e fare festa, al contrario di me che preferivo mille volte stare in casa a leggere o a guardare serie tv.
Se non fosse stata per la passione per il basket, pensai che noi due saremmo stati come il giorno e la notte: due anime incompatibili che però per qualche strano caso della vita si erano incontrate e innamorate.
Sorrisi interiormente, perché quella sera ero intenzionato a risolvere tutti i nostri problemi, cosicché da quel momento in poi poi avremmo potuto goderci ogni singolo minuto insieme prima della mia partenza. Non volevo assolutamente sprecare un altro secondo in più, lontano dall'unico ragazzo che amavo.
-hei Ryan-mi salutarono tre miei compagni di basket, non appena ebbi messo piede nell'enorme villa in cui si svolgeva la festa, mentre erano intenti a bere e a parlare con due morettine, alte e snelle.
-ciao ragazzi-li salutai con la mano-avete per caso visto James? -
Loro si scambiarono uno strano sguardo che non riuscì a decifrare, fino a quando il ragazzo alla mia destra che si chiamava Julian mi rispose vagamente-non saprei, poco fa era in cucina a bere, poi non l'ho più visto-
-ah va bene, grazie lo stesso-gli risposi deluso, cominciando a guardarmi intorno con l'intento di trovarlo in mezzo a tutta quella gente.
-allora vado a cercarlo, ragazzi buona serata-li liquidai in fretta, prima di riprendere la mia ricerca.
Loro ricambiarono il mio saluto con uno sguardo imbarazzato, per poi continuare a parlare come se nulla fosse successo con le ragazze, ma nel momento in cui mi allontanai, senti qualcuno che mi trattenne per il braccio.
-aspetta-mi sussurró la voce di Cristian, uno dei tre miei compagni di squadra che si era staccato per un attimo dal gruppo per parlarmi -non te lo dovrei dire, ma dovresti provare a cercare al piano di sopra-
-perché cosa succede? -gli chiesi in preda al panico con la voce che mi tremava.
-mi dispiace, non posso dirti altro-mi cumunicó sottovoce, dandomi una pacca sulla spalla-cerca solo di stare bene amico-
Con ancora le sue parole che mi rimbombavano nella testa, cominciai a correre verso le scale per raggiungere il primo piano.
Il mio corpo era scosso dai tremori e mio cuore stava battendo furiosamente nel petto, mentre cercai di farmi forza e di provare ad aprire tutte le porte che trovai lungo il corridoio.
Per ogni porta che apri e in cui trovai qualcun altro che non fosse lui, ma bensì coppie appartate o gente ubriaca che mi insultava per essere entrato senza permesso nella loro stanza, feci un enorme respiro di sollievo.
Forse Christian si era sbagliato, forse qualsiasi cosa di brutto che avesse visto, non era stato sicuramente James a farlo. Ero sicuro che fosse così, doveva esserlo!
Ma allora perché il mio cuore continuava ad essere così inquieto?
Quando decisi di aprire l'ultima porta del corridoio, sentì un orribile sensazione invadere il mio corpo, così orribile che quasi feci fatica ad ordinare alle mie gambe di entrare, ma quando finalmente lo feci,il mio corpo si pietrificó, rimanendo immobile.
Davanti ai miei occhi apparse la scena più dolorosa e più assurda in cui mai avrei pensato di assistere in tutta la mia vita: la figura del ragazzo che amavo che era intento a fare sesso con un'altro su un grosso letto matrimoniale. Il suo volto così rosso e sudato che avevo visto tante di quelle volte in quello stato, mentre facevamo l'amore, in quel momento era intento a provare piacere, mentre spingeva il suo corpo dentro ad un'altro uomo.
Il ragazzo sconosciuto gemeva forte, mente James continuava a spingere velocemente dentro di lui, senza accorgersi della mia presenza.
A quell'ultima immagine sentì come un interruttore spegnersi dentro di me.
Mentre i gemiti riempivano la stanza, cominciai a vedere il mondo ovattato, come se stesse girando vorticosamente intorno a me senza mai fermarsi e ad un certo punto non sentì più niente.
Nella mia testa tutto era diventato silenzioso, l'unico rumore che riuscivo a sentire era il crack che aveva fatto il mio cuore, prima di rompersi in mille pezzi.
In preda al panico rivolsi il mio sguardo perterra, per vedere se avrei ancora trovato qualche pezzo del mio cuore laggiù, ma era inutile lui non era più li, aveva cessato di battere, perché l'unica persona a cui lo avevo donato completamente, aveva deciso di trafiggerlo come se fosse stato solo uno stupido oggetto.
Non mi resi neanche conto che stavo piangendo, fino a quando sentì qualcosa di caldo colare lungo le mie guance e continuare a scendere ripetutamente, senza più fermarsi.
Non riuscivo più nemmeno a respirare correttamente, quando finalmente i due amanti si accorsero di me che ero intento a guardarli immobile come se il mio corpo fosse stato composto solamente di pietra.
-Ryan-esclamò James shocckato-spostandosi da quel corpo da cui aveva ricavato così tanto piacere davanti ai miei occhi-io..ti posso spiegare-
Cercò di mettersi in piedi e di rivestirsi, mentre tremava dalla testa ai piedi.
Presi un respiro profondo, per cercare di pronunciare una frase a senso compiuto, l'ultima che avrebbe ricevuto da parte mia-non abbiamo più niente da dirci, per me è tutto chiaro.
Tra noi è finita James, hai ottenuto quello che volevi, addio-pronunciai l'ultima parola tremando e piangendo allo stesso tempo, fino a quando le mie gambe decisero di collaborare e finalmente riuscì ad andarmene, non riuscendo più a sopportare ne di vedere il suo volto, ne di sentire il suono della sua voce.
E così mi misi a correre, più forte che potei, urtando decine e decine di persone, ma non mi importava, perché ormai nulla aveva più senso dopo aver perso James. Continuai a correre senza meta, fino a quando non finì tutto il fiato che avevo nei polmoni e crollai per terra sul marciapiede, cominciando a piangere disperato, pregando che qualcosa, qualsiasi cosa mi potesse inghiottire in quel momento, pregando che tutto quello che era successo, fosse stato solo un brutto sogno e che non fossi davvero stato tradito dall'unica persona che avessi mai amato, ma purtroppo quella era la dura e triste realtà. Una realtà che mi avrebbe tormentato per molti anni a venire, provocandomi una cicatrice indelebile nel cuore che non sarei mai più riuscito a cancellare.

Le cicatrici del passato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora