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"Non aprire gli occhi "mi ammonisce per la decima volta Damon.

"Non li apro tranquillo ora mi dici dove siamo?"chiedo curiosa.

Damon mi spinge in avanti e sento il rumore di un campanello.

Perché un campanello?

"Damon giuro che se mi stai facendo uno scherzo ti ammazzo con le mie stesse mani"

Sento il rumore di alcuni passi e una porta che si apre.

"C-Caroline" dice una voce a me familiare.

Non può essere.

Non è possibile.

Non ci credo.

"Apri gli occhi ora " sussurra Damon delicatamente.

Lascio un sospiro e gli apro molto lentamente.
Vedo la figura di mia madre davanti a me.

È con il suo solito cardigan marrone e i suoi capelli sono raccolti in una coda.

Non riesco a dire niente.

Vorrei dire tante cose però non mi escono dalla bocca.
Sono sorpresa, felice, entusiasta... troppe emozioni in una sola volta. Troppe emozioni per una sola persona.

Delle lacrime di gioia mi attraversano le guancie.

Mi metto una mano davanti alla bocca incredula.
"Caroline, figlia mia " dice mia madre piangendo e abbraciandomi forte.

Io rimango impassibile.
Ancora non ci credo, ho paura che tra poco Jen mi sveglierà e mi dirà che era stato tutto un sogno.

Un bellissimo sogno.

Ma non succede e il profumo dei capelli di mia madre me ne dà la conferma.

Chiudo gli occhi e la abbraccio talmente forte che credo di averle schiacciato un polmone.
Inizio a piangere senza riuscire più a smettere e lei con me.

Mi prende il viso tra le mani e dice "La mia bambina, sei veramente qui"

Annuisco con le lacrime agli occhi.

"Entriamo dentro che qua fuori prenderai freddo " dice accarezzandomi le guancie.

Sposta lo sguardo dietro di me e vede Damon.
Prima che possa dire una sola parola le dico "Mi ha portato lui qui.
È il figlio dei Piers, Damon"

Lei gli sorride riconoscente e si avvicina a lui.
Lo prende per mano e dice "Grazie figlio mio, grazie"
Damon sembra preso alla sprovvista e anche un po' in imbarazzo.

Damon in imbarazzo? Questa me la devo segnare.

"Forza entrate.
Vi preparo una cioccolata calda così mi raccontate tutto" dice asciugandosi le lacrime ed entrando a casa.

Damon è ancora fermo. Da quando gli ha parlato mia madre è ancora lì, immobile con lo sguardo nel vuoto.

"Damon? Tutto bene " chiedo avvicinandomi.

Lui batte le palpebre velocemente e mi guarda.
"Si tutto bene.
Entriamo?" chiede sorridendo.

Annuisco ed entriamo a casa insieme.

Mi tolgo le scarpe prima di entrare.
Lui mi guarda e imita i miei gesti.

"Mettile lì " indico un angolo vicino alla porta in cui ci sono tutte le scarpe.

Prendo le mie vecchie pantofole rosa a coniglio e gliene dó un paio anche a lui, solo che le sue sono blu.

"Dovrebbero starti, provale" dico mostrandole.

Lui le guarda come se non avesse mai visto delle pantofole prima d'ora.
Le prova guardando le mie.

"Le mettete tutte e due?"dice indicando me e mia madre.

Annuisco.

"Sempre?"chiede guardandole di nuovo.

Annuisco di nuovo.
Non ha mai visto delle pantofole?

"Andiamo?
Ti mostro la casa"

Mi segue guardandosi attorno.

Gli mostro ogni singola cosa e lui n'è come incantato.
Sopratutto per le foto di famiglia.
Rimane a fissarle per ore.
Quando arriviamo in camera mia la studia con lo sguardo.
È come se cercasse di memorizzarne ogni singolo dettaglio.

Tocca tutti i miei libri e la mia scrivania dopodiché si sdraia sul letto e respira profondamente chiudendo gli occhi.

"Cosa stai facendo?"chiedo ridendo.

"Questa stanza"dice guardandola.

"Cosa ha?"

"Il tuo profumo."

Il cuore inizia a battere più veloce.

"Quello di un albero di ciliegie.
Un profumo delicato ma indelebile.
Ti ammalia e ti persuade.
Ti cura ma ti confonde... ecco cos'ha"sussurra.

Queste parole mi colpiscono e mi rimangono impresse nella mente.

Lui si alza dal letto e mi viene incontro "Andiamo? Tua madre starà aspettando" sorride.

Annuisco incapace di dire qualcosa e insieme andiamo in cucina dove troviamo mia madre con tre tazze di cioccolata calda su un vassoio.

"Oh eccovi, stavo giusto per venire a cercavi. Forza andiamo in salotto" dice mia madre prendendo dei dolci dal ripiano superiore e portandoli in salotto.

Damon la segue mentre le gli parla di quando io ero piccola.
Io invece rimango immobile in cucina. Non riesco a non pensare alle sue dolci parole.

Erano sincere.

Erano pure.

Era così concentrato quando le pronunciava come se stesse cercando di trattenere qualcosa con il pensiero.
Qualcosa di lontano ma allo stesso tempo vicino. Qualcosa che riusciva a vedere ma non a toccare.

"Caroline sei rimasta in cucina?
Vieni avanti!" urla mia madre dal salotto.

"Arrivo, arrivo" dico risvegliandomi dai miei pensieri.

Esco dalla cucina e mi dirigo veloce in salotto con un sorriso sul volto.

Non potrebbe andare meglio di così.


















Dangerous Love Where stories live. Discover now