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Tra due giorni sarà Natale e non so proprio cosa regalare a Christopher. Non ho mai ricevuto qualcosa per Natale e in orfanotrofio non mettevamo neanche un addobbo. Era un giorno come un altro e spesso la direttrice mi puniva quindi non ho un bel ricordo. Sono un po'intimorita, andremo a casa dei suoi genitori e ci rimarremo a dormire così non dovremo fare avanti e indietro. Ci sarà tutta la famiglia di Cristopher ma non ci sarà Jane perché colui che mi ha messo al mondo l'ha uccisa e io mi sento così in colpa per essere sua figlia. Cristopher non sa di questo mio malessere e non voglio che lo sappia. Mentre si sta facendo la doccia noto il suo computer acceso e decido di navigare un po' su internet. Il mio telefono è in camera, dice che altrimenti lo uso troppo quindi potrò prenderlo dopo cena. Google mi da suggerimenti banali ma ho comunque qualche idea in mente. Chiudo tutto e mi soffermo a guardare una foto di Jane, era così bella. Mi asciugo una lacrima e cerco di scacciare via le altre
"Che fai?" mi spavento e poso la foto.
"Niente, ti aspettavo" dico cercando di sembrare disinvolta.
"Senti Christopher non è che mi presteresti 20 euro?" odio chiedergli soldi ma adesso è necessario.
"Ovviamente me li guadagnerò. Intanto stasera cucino io e domani pulisco il giardino" mi affretto ad aggiungere. Mi guarda sorridendo
"Che ci devi fare con questi soldi?" chiede incrociando le braccia
"Non posso dirtelo. Mi basta solo la tua carta di credito" dico distogliendo lo sguardo.
Spero che mi dica di sì e lasci perdere ma insiste
"Voglio sapere cosa ci devi fare altrimenti niente soldi" è serio, mi fissa e sembra compiaciuto di avermi messo alle strette. Ma non sa che sono arrivata al limite ed infatti rimane sorpreso della mia sfuriata
"Non ci devo fare niente ok? Lascia perdere" gli urlo in faccia e corro in camera. Mi rannicchio sul divanetto e metto la testa tra le gambe. Avrei dovuto inventarmi qualche scusa migliore ma non sarebbe servito a niente. Cristopher è un detective nato, deve sempre scoprire tutto.

POV CHRISTOPHER
Non so esattamente cosa sia appena successo,ero solo curioso di sapere a cosa gli servono ma è da qualche giorno che la vedo strana. La raggiungo in camera e la trovo in una posa così tenera.
"Posso entrare?" chiedo aspettando il suo permesso. Fa cenno di sì con la testa e mi vado a sedere vicino a lei
"Non volevo farti arrabbiare, sono solo curioso" dico guardandola. Sorvolo sul fatto che mi abbia urlato contro, non mi sembra nelle condizioni di poter sopportare qualche punizione. Si asciuga le lacrime e mi risponde
"Voglio farti un regalo di Natale" dice piano. Avrei dovuto pensarci.
"Davvero?" sorrido e la prendo tra le braccia
"Scusami Grace, non avrei dovuto insistere" annuisce e accenna un sorriso. Prendo il portafogli e gli do la mia carta
"Tieni piccola mia" la abbraccio e rimaniamo così per un po'
"Sei sicura che non ci sia altro?" chiedo sospettoso. È da qualche giorno che la sorprendo a guardare foto di Jane, non che mi dispiaccia ma non l'ha mai fatto prima. Si affretta ad annuire e per ora lascio stare.
"Mi puoi prestare anche il tuo computer?" annuisco e andiamo di là. Grace mi caccia via e vado a cucinare.
Sto prendendo i vari addobbi in soffitta mentre Grace si fa la doccia.
Non si asciuga mai i capelli da sola e infatti mi chiama appena è pronta. Glieli asciugo e lei si rilassa molto
"Ecco fatto" dico spegnendo il phon.
"Ti va di fare l'albero?" annuisce un po' titubante e andiamo in soggiorno. Monto la struttura e lei non mi toglie gli occhi di dosso. Fa tutto quello che faccio io.
"Grace non c'è un copione. Puoi mettere le palline dove vuoi"
"Scusa ma non ho mai fatto un albero di natale" dice come se niente fosse. Non ho pensato a questa eventualità, per lei è tutto nuovo. Continuiamo ad addabbore e mettiamo anche le lucine. Il risultato è bellissimo. Prima del suo arrivo non facevo mai queste cose. Ero sempre triste a Natale, anche se è una delle mie feste preferite. Ma da quando Grace è entrata nella mia vita tutto è cambiato. Sono assorto nei miei pensieri e non mi accorgo che Grace sta tentando di nascondermi le sue lacrime, non deve essere facile questo momento per lei. La prendo in braccio, appoggia la testa sulla mia spalla e singhiozza.
"Ssh Ssh piccolina mia, lo so che sono tante emozioni ma ci sono io con te" dico per farla calmare. Non è un pianto disperato e riesco anche a farla sorridere
"Guarda che bel lavoro che abbiamo fatto" dico sorridendo. Mi siedo sul divano con lei in braccio e le parlo. Si tranquillizza prima se le racconto qualche cosa
"Sai Grace prima non facevo mai l'albero di Natale"
"Perché no?"
"Perché ero solo. Ma adesso ci sei tu con me e faremo tanti alberi bellissimi" riesco a farla sorridere e smette di piangere.
Quando arriviamo a casa di mia madre Grace si tortura le mani. È nervosa e non capisco perché ma lascio perdere. Siamo i primi e mia madre ci viene incontro sorridente
"eccovi qui, che bello vedervi" ci abbraccia e mi aiuta con i vari regali. Grace va verso l'albero e si ferma a guardarlo, mio padre la raggiunge e iniziano a parlare mentre mia madre si avvicina e parla piano per non farsi sentire
"C'è qualche problema?" chiede guardando Grace. Ci spostiamo in cucina e mi siedo
"Credo di sì ma non so cosa. Forse è perché è il suo primo Natale felice ma non so se sia solo questo" sospiro frustrato
"Dalle tempo tesoro mio. Per lei è tutto nuovo" annuisco e la abbraccio . È sempre stata la più forte di noi.
"Vieni Grace andiamo in camera" mi segue e le faccio vedere dove dormire. Non è di molte parole e un po' mi preoccupo
"Senti Grace se c'è qualche cosa che non va puoi dirmelo. Cercherò di risolverlo"
"Non puoi" si lascia sfuggire
"Parlamene, magari ti sentirai meglio"
"È che non so come comportarmi. Non ho mai passato un Natale felice e vedere l'albero, addirittura farne uno e ricevere dei regali mi rende felice e intimorita allo stesso tempo" dice sedendosi vicino a me
"Non voglio rovinare questo giorno a nessuno, forse è meglio se rimango in camera"
"Assolutamente no. Tu non rovini niente anzi migliori l'umore di tutti e nemmeno te ne rendi conto" sento che però non è tutto.
"C'entra Jane vero?" chiedo e lei cambia sguardo e si alza
"No non c'entra" ma so che è così. Mi avvicinò a lei e la giro
"Guardami Grace" obbedisce e ha gli occhi lucidi
"Mi sento in colpa va bene? Non ce la faccio a stare nella stessa stanza con la tua famiglia e fare finta di nulla. Sono la figlia di quello che l'ha uccisa" mi urla contro.
"Tu non sei sua figlia Grace. Avete solo lo stesso sangue ma non ti ha cresciuta e i figli sono di chi li cresce" dico per tranquillizzarla. Sapevo che in qualche modo c'entrava mia sorella. Deve essere difficile scoprire di avere un padre che ha fatto una cosa così terribile e convivere con la famiglia della vittima. Non ho badato molto hai suoi sentimenti e ho sbagliato. Dopo poco entra mia madre, avrà sentito tutto
"Posso?" Grace cerca di ricomporsi e le sorride
"Vieni Grace sediamoci" la segue e le lascio sole ma rimango vicino alla porta
"Noi non ce l'abbiamo con te e quando ti pensiamo non pensiamo a te come alla figlia di quello che ha ucciso la nostra Jane. Ti vogliamo bene e se così non fosse non ti avremmo mai accolta in casa nostra. È difficile per tutti ma insieme ci facciamo forza, è questo che fanno le famiglie e tu non ne hai mai avuta una. Ma adesso hai noi e ti accorgerai presto che più siamo uniti e più riusciamo ad andare avanti. Non hai nessuna colpa, purtroppo non possiamo sceglierci i genitori e a te ne sono capitati due pessimi ma adesso hai Christopher e hai noi" Grace l'abbraccia e rimangono così per un po'. Quando rientro stanno ridendo, mi piace vederle così
"Di che parlate?" chiedo curioso
"Cose da donne" mia madre mi fa la linguaccia e se ne va. Grace mi sembra più serena e decido di parlarle
"Va meglio?" annuisce e sorride
"Un po' si"
"Grace prima mi hai urlato contro, di nuovo. Si fa?"
"No non si fa, scusami ma ero triste e arrabbiata"
"Lo so ma io sono il tuo daddy e non mi piace quando lo fai" mi siedo e lei capisce subito cosa fare.
La sculaccio per poco e non uso nemmeno la spazzola. Quando finisco è in lacrime e non si muove.
"Forza,faccia al muro e guai a te se ti tocchi il sedere" esegue in silenzio e mette le mani dietro la schiena. Brava bambina mia. Ce la lascio poco e poi la vado a prendere e la abbraccio. Piange ancora un po'.
"Basta principessa mia sei stata brava. Hai capito la lezione?"
"Si, non si urla contro daddy"
"Brava piccolina. Adesso ci sistemiamo e poi scendiamo giù". La vigilia passa in modo piacevole. Grace parla con tutti e ride molto. Quando andiamo a letto è molto assonnata.
"Christopher dov'è teddy?" non si separa mai da quell'orsetto ma ce lo siamo dimenticati a casa
"Mi dispiace Grace ma è rimasto a casa" sbarra gli occhi. Da quando lo abbiamo comprato non se ne separa mai.
"Ma..." dice riempiendo gli occhi di lacrime. La prendo in braccio e scoppia a piangere
"Non piangere piccola mia, vedrai che riuscirai a dormire lostesso" sono troppo ottimista e infatti arriviamo a mezzanotte e Grace ha gli occhi spalancati, non piange più ma ogni tanto emette qualche singhiozzo. Improvvisamente mi ricordo di aver portato un ciuccio. Non gliel'ho mai dato perché tutto sommato si addormenta sempre senza capricci ma forse è arrivato il momento. Fa un po' di capricci ma riesco a farglielo tenere
"Così da brava" si addormenta dopo poco e esausto la metto a letto. Scendo in cucina e trovo mio padre che beve del latte
"Nottataccia?" chiede versando un bicchiere anche a me
"Succede spesso" dico sconsolato
"Non è facile chiudere gli occhi e rivivere quello che vorresti solo dimenticare. A Grace non piacciono i cambiamenti perché ha paura dell'ignoto e questo è colpa del suo passato" mio padre ha colto proprio nel segno. Tipico di lui, riesce sempre a capire le persone.
"Sto cercando di abituarla ad una vita normale ma non ce l'ha mai avuta"
"Devi avere pazienza Christopher" chiacchieriamo un altro po' e poi torno in camera. Grace dorme, il ciuccio tenuto con una mano e l'altra sotto il cuscino. Mi sdraio vicino a lei e mi addormento.

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