3. Race of regrets (1)

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Arco I: Evolution

Capitolo 3: Race of regrets (1)

Attraversare Phoenix in moto era a detta di molti un grande spreco di tempo, gasolio e soldi. Vincent sapeva che sarebbe stato più conveniente utilizzare i mezzi pubblici, ma da quando aveva ottenuto la sua adorata Ninja non poteva fare a meno di utilizzarla in ogni occasione, anche col più stupido dei pretesti. Secondo i suoi colleghi del Naughty Sunday metteva le corna a tutti i suoi clienti con la moto.

Sfiorava il limite di velocità, prestando attenzione ad ogni cosa attorno a sé. Era da poco uscito dalla Loop 101, più caotica del solito per via del weekend appena iniziato, portava sulle spalle uno zaino nero con dentro ciò che portava normalmente con sé più un'aggiunta: il pigiama. Aveva infatti in programma di passare il weekend a casa di Fanny Morgan, un'amica d'infanzia che lo aveva contattato la sera prima invitandolo a passare due giorni in casa sua con un pretesto a dir poco terribile: sento la tua mancanza. Chiunque conoscesse Vincent sapeva quanto poco lo toccassero frasi di questo genere. Ma l'insistenza di Fanny era diventata stranamente pressante, fin quando non aveva ceduto raccontandogli parte della verità.

"Giles mi deve dire qualcosa, eh? Che diavolo vorrà suo fratello da me?" si domandò il ragazzo mentre sterzava, attraversando ad alta velocità un incrocio.

Una macchina proveniente dalla corsia opposta sfoderò gli abbaglianti per segnalargli che era quasi in mezzo alla strada. Vincent non vi diede peso e continuò a risalire lungo la via, mentre il vento caldo gli si infilava sotto i vestiti leggeri, trasmettendogli un brivido lungo la schiena.

Gli era sempre piaciuto Scottsdale, il sobborgo regno della nightlife di Phoenix, vi si recava molto volentieri quando poteva, spesso con la scusa di andare a trovare Fanny. Mentre avanzava serenamente, ricordando quanto di notte quella zona gli apparisse del tutto diversa - non erano i palazzi a spostarsi o le strade ad allargarsi, era la gente che passeggiava, gli sguardi felini e la generale frenesia -, sollevò gli occhi dalla strada e notò che il cielo mattutino cominciava ad annuvolarsi.

«Non vorrà mettersi a piovere proprio ora? Dannazione, devo volare!» sbuffò, chiedendosi perché con un intero anno a disposizione i nuvoloni si stessero preparando a rovinargli proprio la giornata in cui finalmente staccava la spina.

Doveva imprimersi nella mente che per i prossimi due giorni Lacey, Jonathan e tutte le altre sue abituali ossessioni sarebbero dovute rimanere solo un'ombra della sua vita. Finché era a Scottsdale c'erano solo due cose degne di importanza: l'immancabile uscita di quella sera e le doti culinarie di Fanny.

Casa Morgan si trovava in una zona tranquilla del sobborgo, al confine con la Paradise Valley, fatta da villette a schiera che si estendevano a perdita d'occhio, omologate ma non per questo noiose. Era uno di quei quartieri che Vincent vedeva sempre nei film ma quasi mai dal vivo, abitando in una zona di condomini.

Erano le undici e trentacinque quando il ragazzo, all'ombra degli alberi che si susseguivano lungo il viale, giunse finalmente a destinazione. Scese dalla sella e si sentì rinato, il troppo tempo passato in una posizione rigida gli aveva irrigidito ed infreddolito i muscoli. Nell'abbassarsi per mettere le catene alla moto notò poco lontano sul vialetto una Ford nera con un discutibile adesivo con una papera cartoon sul retro.

Uno spontaneo sorriso obliquo si allungò sulle sue labbra: avrebbe riconosciuto ovunque quell'adesivo, una piccola vendetta di Fanny al fratello maggiore.

Mise in spalla lo zaino e si diresse con passo sicuro verso la vettura ferma davanti alla saracinesca del garage. Proprio in quel momento lo sportello si aprì, lasciando che a scendere fosse un uomo in giacca e cravatta affetto da albinismo.

Twisted MindOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz