21. Note A (3)

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Arco II: rEvolution

Capitolo 21: Note A (3)

In quel caso si rivelò una buona idea.

«Questa è l'ultima?»

«Sì.»

"Però..." pensò il bruno, ammiccando al tavolo della cucina, tanto pieno di bottiglie da rendere difficile anche contarle, tra alte e basse, trasparenti e nere, aperte e chiuse. Alcune di quelle marche venivano servite regolarmente al Naughty Sunday e avevano un prezzo non indifferente; Alicia era davvero un'intenditrice, anche troppo.

«Sai che io non reggo granché l'alcool?» rivelò con una risata.

Stava cercando di sdrammatizzare? Per un attimo riuscì nell'impresa e la donna sembrò rilassarsi leggermente, sebbene fosse tesa come una corda di violino. La sua vita stava per essere sconvolta per l'ennesima volta, per di più da un ragazzino sulla sua stessa frequenza d'onda.

Vincent prese la prima di quelle decine di bottiglie, un vino invecchiato di solo un paio di anni, la stappò e arricciò il naso al profumo troppo intenso; al contrario, Alicia lo trovava molto piacevole ed invitante.

«Adesso farò una cosa orribile, per cui mi odierai. E non solo, dopo ti costringerò a fare lo stesso in prima persona.» la avvertì con espressione seria, alla quale la donna rispose semplicemente annuendo.

Alicia aveva già capito in realtà che cosa aveva intenzione di fare, ma non volle crederci finché non lo vide rovesciare il liquido rossastro nel lavabo fino all'ultima goccia.

Ella non ebbe però nessuna reazione, se non un attimo di smarrimento.

L'altro aprì l'acqua del rubinetto ed afferrò un'altra bottiglia, dopo aver gettato la precedente nella busta della spazzatura che aveva appeso alla sedia più vicina; sarebbe stata una lunghissima operazione, quella. Ma minuto dopo minuto, liquore dopo liquore scialacquato in quel modo, Alicia cominciò finalmente a realizzare che il suo cuore si alleggeriva sempre più: non era etico sprecare delle risorse così, ma con esse ogni tentazione sarebbe scomparsa dalla sua vita, almeno per il momento.

Finalmente.

Fu al quinto turno che Vincent, trattenendosi dal dare a vedere quanto quell'odore accumulato lo stesse davvero nauseando, versò nel mix micidiale del detersivo per i piatti, suscitando una risata nella donna dietro di lui.

«Che stai facendo?» domandò quest'ultima.

Ed egli, contrito, biascicò «Elimino quest'odore che darebbe il voltastomaco anche a te! Davvero, che schifo... okay, vieni qui, la prossima la versi tu.»

Alicia, che era rimasta fino ad allora con le braccia conserte al petto, si oscurò «Non... sono sicura...»

Era difficile. Non pensava di riuscirci. Aveva davvero tanta forza di volontà? Ci pensò Vincent a rassicurarla, scoccandole uno sguardo determinato «Ti ho osservata fin ora: non hai battuto ciglio, anzi sembravi quasi contenta. Pensi che tuo padre avrebbe reagito così?»

La domanda la spiazzò abbastanza, ma la risposta era così chiara che non poté fare altro che scuotere la testa, confermando le impressioni del bruno «No, affatto.»

«Allora questa è la prova che quel coglione del tuo ex non ha capito niente di te.» Vincent le rivolse un altro sorriso.

Presosi una pausa dal suo maleodorante lavoro, si appoggiò con i polsi al lavabo, dando le spalle al muro per osservare finalmente di petto la mora.

«Non sei affatto una buona a nulla, Alicia. E' solo una tua paura quella di ricascarci, guarda come sei tranquilla! L'alcool non ha più effetto su di te, non lo vedi?»

Alicia sbatté le palpebre più volte, come se la realtà davanti a lei fosse troppo luminosa per essere osservata: aveva ragione Vincent? Con la coda dell'occhio corse alla ventina o poco più di bottiglie ancora in attesa di essere ridotte a vetro e niente più alla sua destra.

Era vero, l'odore era pur sempre delizioso, ma non più irresistibile ed asfissiante come un tempo, quando sembrava che bere fosse l'unico modo per dimenticare la realtà.

Non voleva ricadere in quel buco nero, la sola idea era così terrificante da farla tremare; non sarebbe più stata prigioniera di qualcosa a lei esterno, non si sarebbe lasciata rivoltare e comandare, non avrebbe permesso a niente e nessuno di spacciarsi per Alicia Reed. La sua vita apparteneva solo a lei, non a Jason, non alla sua famiglia, non alla dipendenza.

"Ti farò la cosa peggiore che posso fare: dimenticarti."

E con quel pensiero riuscì a muovere un passo in avanti, prendere una delle bottiglie restanti e con le mani tremanti e gli occhi pieni di lacrime la rovesciò, osservandone il contenuto spargersi senza pietà nel lavabo e sparire tra le fauci dello scarico.

Non sapeva perché, ma in quel momento si sentiva svuotata, priva di emozioni; ma con l'aiuto di Vincent, che le sostenne le braccia finché non rimase più niente sulla tavola, riuscì finalmente a voltare pagina di sua spontanea volontà, ripetendo sotto voce a lungo «Non sono debole. Non sono una buona a nulla.» 

Twisted MindWhere stories live. Discover now