24. ... and those who aim to become gods (3)

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Arco III: Redemption

Capitolo 24: ... and those who aim to become gods (3)

«Così ha detto.» Vincent terminò il suo racconto.

Un'altra serata passata davanti al computer, Skype aperto su una conferenza privata con Fanny e Giles che lo riempivano di domande, Shaun e Alicia che ascoltavano in silenzio tutte le novità e, in stanza assieme lui, Marika e Jonathan, la prima seduta sul suo letto, il secondo in piedi, accanto alla scrivania.

Avevano gli stomaci pieni per la recente cena, cucinata in fretta e furia ma in modo abbastanza decente. Italiano. Vincent non amava mangiare italiano, ma Marika era stata categorica: carboidrati e proteine per riprendere le forze.

«Pensi che voglia scatenare una rivoluzione?» fece Alicia, mascherando la paura.

Vincent ci rimuginò sopra «Non so, ma sembrava abbastanza seria e determinata.»

«Potrebbe essere la nostra occasione per infiltrarci nel laboratorio.» Giles diede voce al pensiero collettivo. Quando era lui a dire qualcosa sembrava così naturale e logico.

Marika aveva un'espressione preoccupata, squadrò Vincent come se avesse voluto che lui le leggesse nel pensiero, cosa che gli riuscì abbastanza facile: non farlo.

Ma era una cosa che andava fatta e che solo loro potevano fare, per quanto fosse pericoloso; anche lei lo capì e si sentì in imbarazzo per aver ceduto ai sentimenti, perciò distolse lo sguardo e si chiuse in se stessa.

Il giovane Black riprese le redini del discorso «Dopo aver parlato con lei sono sceso nel sotterraneo, volevo dare un'occhiata ai sistemi di sicurezza: c'è una specie di controllo che credo abbia a che fare con gli occhi.»

«Un sistema di riconoscimento biometrico. C'era da aspettarselo.» l'icona di Shaun si illuminò «Dovresti chiedere aiuto all'FBI, loro sapranno come aggirarlo.»

Jonathan era, ancora una volta, rimasto in silenzio per tutto il discorso; era dimagrito, le guance scavate, gli occhi cupi, le braccia conserte al petto. Non serviva guardarlo a lungo per capire che tutto ciò non gli piaceva, ma l'incidente di Thomas sembrava aver fatto scattare una molla in lui, così come in Vincent.

Accorgendosi di essere osservato dal fratello, Jonathan si scosse ed intromise nella discussione «Io la distrarrò. Tu fatti accompagnare da Morris o Giles, prendi quella roba e dattela a gambe. Chiama immediatamente l'FBI e rimani al sicuro, d'accordo?»

Vincent annuì senza molta convinzione, ma non se la sentiva di contraddirlo: il piano era semplice e buono, dovevano solo seguirlo e sperare che andasse tutto bene. Si massaggiò le tempie con le dita «Preferirei che anche Fanny e Marika rimanessero al sicuro con l'FBI, giusto per essere tranquillo.»

«Hai ragione.» concordò Giles, Fanny non si oppose. Anche lei capiva la gravità della situazione.

Marika invece scosse la testa «No. Io resto qui. Questa casa è la nostra base, se qualcuno rimanesse ferito e per qualsiasi motivo non potesse raggiungere un ospedale, qui troverebbe un medico.»

Il silenzio. La consapevolezza che era una buona idea avere le spalle parate da un dottore pronto a operare li rassicurava. Dunque presero la loro decisione, per l'ultima battaglia si sarebbero divisi: Jonathan avrebbe distratto Lacey, Marika sarebbe rimasta a fare da supporto in casa Black, Fanny avrebbe seguito l'operazione con i federali, mentre Vincent, Giles, Shaun e Alicia si sarebbero infiltrati nel Naughty Sunday.

Mentre gli altri facevano piani di guerra, Vincent curvò le spalle e abbassò la testa, con espressione pensierosa e malinconica. Avrebbero recuperato la cura, sì, quella che non aveva mai avuto alcun effetto sui portatori sani: sarebbe rimasto per sempre in balìa del virus.

Non aveva neanche raccontato agli altri il discorso sugli esperimenti che la LIFE aveva fatto sui Genitori e delle tremende conseguenze a cui andava incontro chi non nasceva col ceppo madre nel DNA.

Solo ripensarci gli dava i brividi. Dovevano liberarsi della Madre, o una buona fetta della popolazione mondiale sarebbe rimasta un inconsapevole esercito pronto a marciare al volere di Lacey Smith.

Senza che Vincent se ne rendesse conto, Marika e Jonathan lo stavano osservando intensamente.

***

-          Nel frattempo... –

«Spero che tu capisca che conseguenze potrebbe avere questa decisione.»

Le luci del locale erano basse e accese di rosso, creavano un'atmosfera romantica che non si addiceva al quadretto di due persone sedute al tavolo più appartato della sala, poco lontano dalle grandi casse ai lati del palco. Il jazz del musicista con le braccia avvolte intorno all'amore della sua vita, un vecchio sax splendente nella luce soffusa, toccava le corde dell'animo.

Lacey accavallò le gambe e batté le lunghe e seducenti ciglia nere, con l'intenzione di apparire più minacciosa che procace.

Alla sua destra, ad una distanza quasi intima, l'altra persona annuì lentamente e ribadì a voce bassa «L'ho visto fermarsi davanti alla porta del laboratorio prima di andarsene.»

"Questo è comprensibile" considerò la donna, ma era anche irrilevante; i sospetti che Vincent l'avesse tradita andavano però chiariti una volta per tutte: come aveva detto il ragazzo stesso, non potevano permettersi di distruggersi dall'interno.

Perciò avrebbe messo alla prova Vincent Black: gli avrebbe teso una trappola.

«Che cosa farai?»

Lacey incontrò gli occhi dell'altro e sorrise sagace, quella domanda gliel'avevano già fatta poche ore prima e la risposta era sempre la stessa «Insegnerò ai miei nemici cosa succede a chi si mette contro la Madre.»

***

In quello stesso momento, il display del cellulare di Vincent Black s'illuminò, segnalando l'arrivo di un sms. Il mittente era segnato in rubrica come Neville Lance (The Wicked Witch of the West). Conteneva una singola parola: arrivo.

Twisted MindWhere stories live. Discover now