7. They don't care 'bout stray dogs and cats (5)

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Arco I: Evolution

Capitolo 7: They don't care 'bout stray dogs and cats (5)

Perché le persone tradiscono?

Il corpo di Shaun si alzava ed abbassava quasi ritmicamente, il suo respiro affannato si infrangeva sulla pelle bagnata di sudore di quello che non corrispondeva più all'essere umano Vincent Black, ma ad un giocattolo di proprietà dell'uomo; naturalmente, in quanto sua proprietà, per le successive due ore avrebbe potuto farne ciò che più lo aggradava.

Il bello di Hound era che si prestava a quasi tutto, finché non si scendeva nel ridicolo o non si intaccava la sua dignità, come quella volta che, scherzando, Shaun gli aveva promesso che gli avrebbe fatto indossare una divisa da cameriera, ricevendo in cambio uno sguardo furente; dopo una lunghissima trattativa, avevano infine optato per uno yukata giapponese, e Shaun per una volta si era dimostrato decisamente soddisfatto.

Shaun aveva uno strano fetish per gli abiti costosi e particolari; lo aveva costretto ad indossare tutti gli abiti che lo aggradavano di più o che semplicemente pensava gli sarebbero stati bene, ma la parte più divertente veniva sempre al momento di spogliarlo.

Quella sera invece era tutto l'opposto dell'usuale: Hound aveva qualcosa per la testa, era assente e poco partecipe, e questo infastidiva l'uomo, che tra tutti amava di più quel ragazzino perennemente arrabbiato proprio perché capace di sorprenderlo e non stancarlo o annoiarlo mai.

L'orgasmo negato poi fu la goccia che fece traboccare il vaso: Shaun si sollevò definitivamente sopra il corpo del ragazzo, sciogliendo l'intrico di gambe e braccia tesissime per poggiarsi sui gomiti, piantati tra le coperte umide, e scoccò un'occhiata torva all'altro sotto di lui.

L'improvviso intorpidimento di ogni movimento quasi colse quasi di sorpresa Hound; sì, si era da solo reso conto che la prestazione di quella sera era una delle peggiori che aveva mai fatto, ai livelli delle sue prime volte con la fidanzata di turno.

«Lo so, lo so. Ti ridarò i soldi.» sospirò col fiato mozzato, rilassando i muscoli «Faceva troppo schifo.»

«Abbiamo due ore, puoi ancora meritarteli, quei soldi. Piuttosto...» gli fece notare l'uomo, che stava ancora riprendendo fiato, chinando il capo su quello del giovane, finché alcune ciocche corvine non sfiorarono la fronte sudata dal bruno «Qual è il problema?»

Hound sollevò stancamente un sopracciglio, confuso e sorpreso: Shaun gli aveva appena chiesto implicitamente di confidarsi con lui? E gliel'aveva chiesto in un momento come quello, in una posizione come quella? Lo strano ed improvviso interesse dell'uomo lo fece quasi sorridere, ma si guardò bene dall'aprire troppo i suoi sentimenti proprio a lui, che già aveva il privilegio di conoscere il suo vero nome: era l'unico dei suoi clienti a sapere che dietro Hound si nascondeva Vincent, era l'unico a sapere dove abitava, era l'unico ad avere il permesso di vederlo fuori dall'orario di lavoro.

Molte volte si era chiesto se Shaun fosse un suo cliente o una specie di amante, ma non aveva ancora trovato una risposta. Tuttavia, rivelargli cosa gli passava per la testa avrebbe forse finalmente determinato che tipo di relazione avevano, e Vincent non era sicuro di volerlo sapere.

Faceva parte del suo piccolo hobby segreto ricoprire molti ruoli in quelle ore in cui diventava proprietà privata: poteva essere un semplice corpo su cui sfogare gli istinti più violenti o perversi, cosa che avveniva con la maggior parte dei clienti, ma poteva anche essere un confidente, un consolatore, un silenzioso ascoltatore senza nome.

Bene o male, Hound conosceva le storie di molti dei suoi clienti, ma nessuno conosceva la sua, né si era mai preoccupato di chiedergli "chi sei?". O meglio, quasi nessuno. In realtà c'era un'eccezione: l'uomo dagli occhi neri che in quel momento lo fissava intensamente.

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