9. H virus (4)

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Arco I: Evolution

Capitolo 9: H Virus (4)

«Che cosa significa che torni da solo? Dove diavolo stai andando ridotto in quel modo?!»

Come prevedibile, non sarebbe stato facile convincere Jonathan.

Vincent era sgattaiolato via dall'ufficio di Giles velocemente, aveva poi preso un taxi per Tempe, diretto al Naughty Sunday.

«Sto bene, ti dico! Sono solo un po' stanco, mica svengo per strada! Non ci sarò per cena, comprati una pizza o se passi dal cinese prendi qualcosa anche per me.» accoccolato contro lo schienale del sedile posteriore, guardava fuori dal finestrino le prime luci artificiali illuminare la sera che inghiottiva il pomeriggio.

«Non se ne parla nemmeno! Non hai sentito il dottore? Devi riposarti, idiota!» la voce deformata di Jonathan gli perforò un timpano «Lo vuoi capire che sono solo preoccupato?»

Vincent sospirò: Johnny non era più qualificato per il ruolo del fratello premuroso, ma quelle parole avevano sempre la capacità di farlo sentire in colpa.

«Fidati di me.» tentò ancora.

Questa, deludente come se l'aspettava, gli giunse in un tagliente «Come faccio a fidarmi di te?»

Sembrava quasi un mantra.

Nessuno si fidava più di lui da un bel po' di tempo e lui non poteva nemmeno obiettare: non era una persona affidabile, era solo una valanga di problemi per chi si ostinava a prendersene cura.

«Heh...» sospirò affranto, alla ricerca di una risposta che gli turbinò parecchio in testa prima di giungere alle labbra «Ti ho mai raccontato una bugia?»

«Più di una, direi.» una risata strozzata e amara.

«Appunto per questo dovresti fidarti di me ora.»

Vincent immaginò il viso di Jonathan all'altro capo della linea assumere un'espressione confusa «Non capisco il ragionamento.»

Svoltato l'angolo per la McAllister, un uomo vestito da coniglio rosa che distribuiva ai bambini palloncini colorati riuscì a strappare un mezzo sorriso a Vincent. Superata la scena, illustrò il suo astruso ragionamento a un Jonathan incredulo, non tanto per la risposta in sé, quanto per il tono innocente usato da quel fratello che di innocente non aveva più niente.

«Perché mi sentirei meno solo e più motivato ad essere all'altezza delle tue aspettative.»

Benché la sua visuale fosse ostruita dai sedili anteriori, Vincent riuscì allora a scorgere il Naughty Sunday a meno di cento metri; si issò sui gomiti, e proprio quando il taxista gli lanciò uno sguardo obliquo, Jonathan finalmente ruppe il silenzio con la sua prima sincera risata da chissà quanti mesi.

«Mettici tutta la filosofia che vuoi, rimane comunque insensato! Comunque hai fino alle dieci e mezza, ritardo di massimo mezz'ora. Non deludermi, Vincent.»

Vincent sentì il proprio cuore farsi più leggero «Gotcha.»

***

Come previsto, Lacey e Replica non erano al Naughty Sunday quella sera. Capitava che una volta al mese la proprietaria e il suo fedele braccio destro si assentassero dal posto di lavoro per recarsi al Sunshine, specialmente da quando si era svolta la gara motociclistica.

La prima cosa che Vincent fece fu cercare Marylin, la biondina dalla lingua lunga, ma dopo aver controllato tutte e tre le sale ed aver chiesto ai baristi, ai camerieri e persino alle altre ragazze, si arrese all'evidenza: nessuno la vedeva più in giro da una settimana.

Twisted MindWhere stories live. Discover now