25. The night is about to end (1)

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Arco III: Redemption  

Capitolo 25: The night is about to end (1)

Quello sarebbe stato l'atto finale.

Il primo passo spettava a Jonathan. Aveva telefonato a Lacey senza preavviso e le aveva chiesto di uscire insieme, adducendo come scusa di aver un gran bisogno di parlare, di stare con lei.

Poi Lacey aveva contattato Vincent, avvisandolo dell'impegno della sera successiva con suo fratello, per poi chiedergli di vegliare sul locale per lei.

«Penso che faresti meglio a portare Replica con te. Non si sa mai.» con una goccia di sudore freddo che gli attraversava la fronte, Vincent avanzò la proposta, sperando di non apparire sospetto.

All'altro capo della cornetta, la voce piegata dalle interferenze della Madre rispose quasi all'istante «Naturalmente. Mi faresti il favore di tenere d'occhio il locale?»

"È fatta!" pensò Vincent, sorridendo nervosamente «Certo!»

Era fatta, sì: la trappola era stata tesa e lui stava per caderci.

- La notte in cui tutto cambiò -

Vincent sentiva l'ansia divorarlo da dentro.

Per una grande occasione come quella non aveva potuto fare a meno di indossare il cappotto rosso che gli aveva regalato Liza, nella speranza che portasse fortuna.

Con Jonathan era a stento riuscito a scambiare poche, fredde parole prima di partire.

Lo aveva raggiunto nella sua stanza, il fratello era seduto sul letto con espressione pensierosa, già vestito di tutto punto, una sigaretta mezza fumata tra indice e medio e gli occhiali abbandonati sul lenzuolo, come reduci di guerra.

Doveva essere difficile per lui, conteso tra l'affetto verso la donna che amava e il bisogno di proteggere non solo Vincent e Thomas, ma chissà quante altre persone.

Fermo sulla soglia, il fratello minore attese in silenzio un qualcosa che non arrivò. Quell'assenza di comunicazione con Jonathan riusciva a ferirlo nonostante Vincent pensasse di non avere più carne su cui infliggere altro dolore.

Quando reputò di aver aspettato abbastanza, chiese con un filo di voce «Non riesci ancora a perdonarmi?»

Jonathan lo guardò con un misto di disperazione e vergogna, la poca luce disegnava lunghe occhiaie sotto le sue palpebre, senza riuscire a confermare quel che Vincent sapeva già.

Il bruno scrollò dunque le spalle «Non importa.» mentì, prima di dargli le spalle «Facciamo del nostro meglio.»

Allontanandosi attraverso il corridoio, gli parve di sentire un «Fa' attenzione...»

L'appuntamento di Lacey e Jonathan era alle ventuno, per cui montò in sella alle venti e trenta.

Nel parcheggio sotterraneo di casa, Marika lo osservò trattenendo l'agitazione, stretta nel suo cappotto bianco, prima di augurargli un flebile «Buona fortuna.»

Come avevano deciso in precedenza, lei sarebbe rimasta al sicuro, fuori da ogni pericolo, tra le mura di casa Black. Allo stesso modo Fanny si trovava con Violet Alraven; Vincent non era certo di potersi fidare di quella donna subdola, ma al momento non c'era nessuno in città più affidabile dell'FBI. Ironicamente temeva di più per Marika, in attesa a casa sua, che per Fanny, in mano a sconosciuti.

Avrebbe incontrato al locale Shaun, Alicia e Giles, che volevano accompagnarlo nella missione.

Il rombo del motore si fece più forte e la moto sfrecciò fuori, nel tramonto che segnava l'inizio dell'operazione. La sciarpa che indossava sul cappotto sventolava nell'aria serale. Sulla camicia aveva appuntato un microfono, nell'orecchio il bzzz continuo e disturbante della cuffia, attraverso cui la voce meccanica di Violet Alraven gli si insinuò nel cervello.

«Gran bella serata per un po' di sano spionaggio. Divertiti anche per me, honey.»

«Non vedo l'ora!» si lamentò ironicamente Vincent, che non era in vena di spiritosaggini e guidava rigido come non mai «Mourier e Mochizuki mi guarderanno le spalle?»

«No, non sono abbastanza qualificati per questo tipo d'azione.» a giudicare dalla sua calma, sembrava che Violet fosse nel suo ufficio a godersi una tazzina di caffè - chissà se migliore di quello della redazione del The Gazette -; dopo qualche secondo, riprese parola «Rivediamo insieme un'ultima volta il nostro infallibile piano. E dico infallibile perché non mi aspetterei mai un fallimento da parte del mio esimio Stephan Vincent Black, concordi? Adesso ascoltami bene: la parola in codice per le emergenze è 'ops', va usata solo in caso di estremo pericolo, ad esempio se hai una pistola puntata alla testa e vedi tutta la tua vita passarti davanti. Noi non possiamo intervenire se non in casi disperati. Abbiamo fornito a Giles Morgan quattro pistole a canna corta, tieni la tua ben nascosta ma a portata di mano. Ricordi cosa fare per il sistema di riconoscimento biometrico?»

Perché dovevano usare quei nomi così complicati?

Vincent superò un furgone, tagliandogli la strada «Sfodero la nostra arma segreta!»

«Facciamo finta che tu abbia capito. Comunque lo strizzacervelli ti darà una mano.»

"Giles santo subito!" avrebbe esclamato normalmente, ma in quel momento non era in grado di rispondere alle provocazioni, inoltre era quasi a destinazione.

Si fermò a un semaforo e piantò per terra un piede.

«Mi confermi che Fanny è al sicuro?»

Seguendo qualche secondo di silenzio, la voce stridula ma intimorita di Fanny proruppe dall'apparecchio «Buona fortuna, Vince! Fatti valere!»

Questo lo rassicurò un po', almeno finché Violet non tornò a parlare.

«I nostri principali obiettivi sono la HZ91 e un campione ematico di Lacey Smith. Se dovessi trovare altra roba interessante, portala comunque. Mi raccomando le fotografie, voglio in digitale ogni centimetro di quel posto: siete in quattro, non è una gran sfida.»

«E se Lacey dovesse tornare?» quella era la cosa che più lo terrorizzava, dopotutto era già successo quando aveva scoperto del virus.

Violet impiegò molto tempo per rispondere, ma le sue parole trasmisero al ragazzo un brivido di eccitazione.

«La distruggeremo.»

Twisted MindWhere stories live. Discover now