13. Prospective V, Phoenix (2)

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Arco II: rEvolution

Capitolo 13: Prospective V, Phoenix (2)

- Poche ore dopo -

«Quando ti deciderai a svegliarti, Vince?»

«Guarda che sono sveglio da un pezzo.»

Vincent immaginò Jonathan strabuzzare gli occhi e squadrarlo come se avesse sentito una voce esistente solo nella sua testa.

«E allora perché fai finta di dormire?!» fu la domanda successiva, giustamente irritata.

Vincent, con gli occhi fermamente serrati e la gola secca di chi non beve da ore, rispose «In una settimana ho rischiato troppe volte la pelle. Mi prendo le ferie, prima che un meteorite mi cada addosso.»

Nemmeno Jonathan avrebbe potuto dargli torto in effetti; lo vedeva sempre stanco e sovrappensiero ultimamente, ma come prevedibile Vincent non lo lasciava entrare nel suo mondo. Il fratello maggiore buttò fuori in un sospiro tutta l'aria che aveva nei polmoni e tornò ad appoggiare le grandi spalle alla spalliera della sedia su cui stava da troppo tempo.

«Pensala così: se un meteorite stesse cadendo in questo momento e tu avessi gli occhi aperti lo potresti vedere in tempo per dartela a gambe.» cercò di trovare il lato positivo; era una sua attitudine, sebbene con Vincent a volte fosse proprio difficile trovare un lato anche solo meno negativo.

«Hm-mm.» fece l'altro, annuendo «Vero. Ma non credo di essere abbastanza uber da schivare un meteorite.»

«Killjoy...» con quel borbottio basso, Jonathan gli fece capire che era il caso di non fare i fiscali.

Vincent fece spallucce, le palpebre sempre calate ermeticamente «Allora mettiamola così: se tornassi alla realtà sarei accolto dalla tua brutta faccia. Se magari mi portassi un'infermiera sexy, però...»

Infastidito, Jonathan tagliò corto «Non è il momento di scherzare. Senti, fai quello che vuoi, io vado a dire a papà che sei sveglio.»

Vincent spalancò gli occhi come se un meteorite gli fosse davvero piombato sullo stomaco; un'esplosione di luce gli fece dolere le tempie e aggrottare la fronte, ma riuscì a riprendersi in pochi secondi, mentre il mondo ballava davanti a lui «Lui è qui?»

«Certo. Pensavi che se ne sarebbe andato a lavorare con un figlio ricoverato?»

«Beh, sì...» si ritrovò puntati addosso due occhi verdi accusatori, che lo fecero sentire in colpa «Piuttosto, mi sono rotto qualcosa?»

L'argomento interessava Jonathan, ma parlare con Vincent gli risultava difficile ultimamente, non riusciva a prendere seriamente niente di ciò che usciva dalla sua bocca ed ogni parola gli sembrava una bugia, era difficile essere comprensivo con quella faccia da schiaffi «No, stai bene, ti hanno solo dato un paio di punti.» gli assicurò, puntellandosi la testa per indicare la posizione della ferita.

Il bruno fece lo stesso per riflesso, trovando tra l'intrico di capelli la medicazione.

«Non toccarli.» fu ammonito «Vincent, perché sei caduto dalle scale?»

Che brutta domanda! Ma come avrebbe potuto evitarla? Vincent evase il suo sguardo, puntandolo sul ben più interessante comodino accanto al letto, sul quale erano appoggiati un bicchiere d'acqua e le sigarette di Thomas.

Il fratello maggiore scosse il capo: come al solito, insomma...

«Non me lo vuoi dire, eh?» si passò una mano tra i capelli mossi, molto più scuri di quelli ramati del fratello: persino in quei piccoli dettagli sembravano figli l'uno di Thomas e l'altro di Liza.

Twisted MindWhere stories live. Discover now