8. Phoenix's little secret (1)

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Arco I: Evolution

Capitolo 8: Phoenix's little secret (1)

- Un mese dopo -

Contro ogni aspettativa, il primo appuntamento di Vincent Black e Marika Starson si era rivelato più piacevole del previsto, tanto che, checché ne dicesse il ragazzo, non gli era sembrata un'idea poi così cattiva organizzarne un secondo.

In qualità di vecchie conoscenze, naturalmente.

Tuttavia, quando la destinazione gli venne annunciata...

«Un... museo?» Vincent inarcò un sopracciglio, dapprima sorpreso, poi come schernendo quella proposta a suo dire non interessante «Il Phoenix Art Museum non ti basta?»

Marika gonfiò le guance e Vincent ebbe l'impressione di trovarsi davanti ad una bambina che fa i capricci; le lesse negli occhi irritati una vena di rimprovero e disappunto, tale che scrollò le spalle con fare disinteressato.

«D'accordo, d'accordo!» si ravvide «Ti accompagno!»

Del resto la conosceva, sapeva quanto ci tenesse e che aveva solo lui con cui andare – c'era Fanny, sì, ma da circa un mese era diventato più impossibile del solito trascinarla fuori di casa.

Marika era una grande appassionata di arte, specialmente se greca o romana, ma era raro trovare al giorno d'oggi dei giovani della loro età con quella stessa passione.

Non che Vincent si interessasse d'arte, ma condivideva quel particolare interesse verso la civiltà classica, che lo portava a ficcanasare in qualsiasi cosa gli capitasse a disposizione.

Un museo d'arte classica andava incontro alle esigenze di entrambi; Vincent voleva convincersi che fosse questo l'unico motivo che aveva spinto la sua ex a chiedergli quella sorta di strano appuntamento.

Quasi a voler rimarcare quanto la distanza tra loro due fosse e dovesse rimanere ampia nonostante stessero riallacciando i rapporti, non si preoccupò neanche di mettere i suoi abiti migliori: un normalissimo paio di pantaloni – l'odio covato da Vincent Black nei confronti dei jeans era storico -, una normalissima maglietta, una normalissima giacca nera, la più normale tra le sue kefieh.

Marika non fu dello stesso avviso, e quando Vincent la vide uscire dall'ingresso del suo campus profumato di diligenza e buona volontà, per poco non gli venne un colpo: quando mai Marika Starson indossava la gonna, invece dei suoi vecchi jeans che, assieme ai suoi occhiali da vista e i lunghissimi capelli selvaggi, le davano l'aria del tipico topo di biblioteca universitario? Chi era quella donna – non poteva più chiamarla ragazzina, come un tempo – dagli occhi leggermente truccati di verde e il sorriso da pubblicità del dentifricio?

«Hey!» la chiamò quando fu a breve distanza da lui «Mi sono perso qualcosa? Stiamo andando al museo o al ristorante?»

Sulle gote della ragazza apparve qualche leggero alone rosso, evidente manifestazione non tanto di imbarazzo quanto di irritazione «Non starai a sindacare anche su come mi vesto, per una volta che non voglio sembrare una madonna ottocentesca?»

Vincent, che sostava pigramente con la schiena appoggiata alla sua cara ninja, si strinse nelle spalle ed indirizzò lo sguardo alla strada trafficata, dove una terribile ed interminabile fila di automobilisti imbufaliti imprecava e dava il meglio di sé in un improvvisato concerto di clacson.

Non avrebbe più proferito parola su quell'argomento: non voleva rischiare di arrivare al museo con uno stinco fratturato.

«Tu piuttosto...» l'universitaria richiamò maldestramente la sua attenzione «Quando mai ti si è visto così elegante?»

"E-Elegante!?" il giovane Black strabuzzò gli occhi: elegante? Se si fosse visto in quel momento si sarebbe dato dello straccione, altro che elegante!

«Tu non hai proprio un briciolo di buon gusto...» sospirò, ma il suo tono non era quello di una persona rassegnata, piuttosto quello di qualcuno che si ritiene superiore e non ha problemi a dimostrarlo.

Marika però era abituata a quell'atteggiamento ed era sincamente convinta che Vincent usasse quei modi così superficiali e scorbutici solo per ricordarle che erano ex e che dovevano rimanere tali – era già stato inaspettato quel secondo appuntamento; ella era perfettamente d'accordo, ma questo non doveva impedirle di vestirsi in modo un po' più femminile se ne aveva voglia!

Gli fece un flebile sorriso, che venne coperto dai lunghissimi capelli castani quando un colpo di vento le fece serrare le game e ricordare gli effetti collaterali delle gonne. Notata la sua reazione, Vincent sogghignò e le fece segno di montare dietro di lui.

«Che ne dici di andare, prima che tutti sappiano di che colore è il tuo intimo oggi?»

«Accidenti a me che non ho pensato di mettere i leggins...»

Il ragazzo salì in sella, seguito a ruota da lei, che ormai conosceva quella ninja bene quasi quanto la macchina di suo padre; si mise il casco che le venne prontamente passato e serrò senza malizia le braccia attorno al corpo di lui.

Vincent, ovviamente, non sembrava avere intenzione di usare a sua volta un casco.

La ragazza fece per urlargli qualcosa, ma egli fu più lesto e mise in moto, partendo poi a gran velocità e mozzandole così il fiato in gola. Istintivamente la ragazza si strinse a lui, conscia che quello era solo l'ennesimo dispetto che doveva sopportare per avere una giornata con quel gran disgraziato.

Attraversarono la strada e si gettarono nella corsia giusta, accompagnati dal favore del vento. 

Twisted MindWhere stories live. Discover now