14. Prospective V, Seattle (5)

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Arco II: rEvolution

Capitolo 14: Prospective V, Seattle (5)

Se qualcuno lo avesse avvertito che quello sarebbe stato il nome della sua sorellastra, Vincent avrebbe abolito il bellissimo Heaven in favore di qualcosa come Adelaide, Theresa... o magari Pain In The Ass. Ma neanche col senno di poi avrebbe funzionato: nel momento in cui aveva saputo di attendere una bimba, benché frutto di una relazione extraconiugale segreta, Liza aveva deciso che Heaven sarebbe stata una principessa. Dopotutto, era sempre stato il suo sogno avere una femminuccia, che fortuna che proprio il suo amante fosse riuscito a darle al primo colpo ciò in cui Thomas aveva fallito ben due volte, huh?

Sì, Vincent non poteva fare a meno di ragionare in modo gratuitamente cattivo quando si parlava di patrigno e sorellastra. Era doloroso rendersi conto che nemmeno il passare degli anni e quel briciolo di maturità guadagnata erano bastati a cancellare il rancore e l'insofferenza; era sicuro che non sarebbe mai riuscito a perdonare nessuno per aver rovinato la sua famiglia - nemmeno Heaven, nonostante non fosse un peccato mortale essere nati.

I due rincasarono verso le otto e mezza, la ragazza aveva passato il pomeriggio da un'amica, stando a quanto gli aveva raccontato Liza. Ovviamente per evitare il fratellastro.

Prepararono la cena da soli, a volte parlando senza sosta e a volte godendosi un sano silenzio pacifico, rotto solo dal friggere dell'olio e dall'aprirsi e chiudersi di cassetti; quando la tavola fu apparecchiata per quattro e il pollo fritto pronto e messo al sicuro da Fatty, il campanello suonò.

«Oh, sono tornati!» raggiante, Liza fece cenno a Vincent di seguirla ed uscì dalla cucina ricca di profumi, per attraversare il corridoio illuminato ed aprire infine la porta.

Il ragazzo aveva faticato per starle dietro, perché aveva prima dovuto sfilarsi i guanti e prendere un bel respiro: cominciava la sceneggiata.

Ciak, si gira!

George e Heaven erano esattamente come se li ricordava: lui giovane e avvenente, con un pessimo gusto nel vestire - parlando seriamente, la cravatta rossa e verde era un anticipo del Natale o solo l'ennesima riprova della sua incapacità di accostare i colori? -; lei piccola, magra, con gli occhi smeraldini e la voce acuta, ma aveva i capelli molto più lunghi - gli ricordò Marika, almeno una nota positiva - e meno rossi di prima, tendenti al biondo come quelli brizzolati di George. Portava in spalla uno zaino apparentemente pesante, quando lo poggiò per terra e nel rialzarsi vide Vincent, la sua espressione mutò radicalmente.

«Hey.» lo salutò a modo suo, ricevendo una pacca sulla spalla dalla madre, come a dire "comportati bene".

«Arizona! Bentornato!» George invece gli rivolse il suo miglior sorriso mentre gli andava incontro.

Vincent, facendo appello alla sua buona volontà, gli strinse vigorosamente la mano e ricambiò la cordialità «Grazie, George. Ti trovo bene.»

«Bene? Guarda che razza di occhiaie ho qui, la sceneggiatura a cui sto lavorando mi sta uccidendo... se non mi uccide prima tua madre per le notti in bianco che le faccio passare.»

Liza lo fulminò, cosa che avrebbe voluto fare anche l'adolescente, ma Vincent si trattenne e fece sfoggio dei suoi trentadue denti bianchissimi «Haha... il sonno è sacro per le donne. Rende bella la pelle... o roba simile.»

«Bingo, tesoro!» chiusa la porta d'ingresso, la donna ammiccò in direzione del figlio, per poi rimproverare il marito «Hai sentito? Dovresti imparare da lui.»

In tutto quel fingere di essere una buona famiglia allargata, l'unica ad essere rimasta in silenzio era Heaven, avvolta nel suo giubbotto verde scuro; sembrava torva e assolutamente decisa a non prendere parte alla pagliacciata, tanto che quando George fece apprezzamenti sul buon profumo e Liza annunciò che Vincent aveva preparato la cena, fece un cenno di diniego deciso col capo «Io ho già cenato a casa di Tracy.»

«Suvvia, Heaven, lo sapevi che stasera c'era tuo fratello! Dovevamo cenare insieme!» Liza usò quella parola con la speranza di farla ragionare, ma Heaven non ammetteva che Vincent fosse definito suo fratello e Vincent non tollerava di essere definito parente di Heaven, dunque entrambi ne furono infastiditi.

«Sta' tranquilla, Heaven, non ho avvelenato il pollo.» provò a buttarla sullo scherzo lui, che non aveva voglia di scatenare una guerra così presto «E sono bravo a cucinare, ricordi? Mi piacerebbe un tuo parere.»

Sulle prime la ragazzina sembrò quasi voler cedere, deliziata dal profumino che stuzzicava il suo stomaco in realtà a digiuno - perché non ci aveva pensato davvero, a cenare da Tracy? Ma poi si ricordò che quello era Vincent Black, il fratello che avrebbe volentieri lasciato dormire all'agghiaccio piuttosto che in casa sua. Così scosse il capo ancora una volta «Mi dispiace, Vincent. Magari un'altra volta. Ah, domani resto a scuola fino a sera, ho le attività del club.»

E detto ciò, con Liza che le stette alle calcagna per rimproverarla di aver preso impegni proprio quando potevano stare tutti insieme, salì le scale e sparì al piano di sopra, senza dire un'altra parola.

George sospirò e scrollò le spalle, allargandosi poi il nodo della cravatta «È solo un po' nervosa.»

«No, mi sta evitando.» fece presente Vincent, imitando la nonchalance del patrigno «Ma la capisco, l'ho trattata male in passato.»

«Il passato è passato, Vince, nessuno dovrebbe saperlo meglio della nostra famiglia.» la madre mise le braccia conserte, convinta che tutti fossero d'accordo con lei.

Non era affatto così, non lo credeva Heaven, che origliava dal piano di sopra, né lo credeva Vincent, pur nascondendosi dietro un sorriso bugiardo; la loro famiglia era basata sul risentimento, sui segreti e sulla sopportazione.

"Dobbiamo sopportare" pensò il giovane, chiedendosi che cosa avrebbe pensato sua madre se avesse saputo la verità su cosa aveva fatto di quel corpo che lei gli aveva donato, di come lo aveva svenduto e lasciato martoriare.

Ma non poteva pensare a questo proprio adesso, quindi alzò lo sguardo ai due e concluse «Sono abituato a mangiare in tre. Avanti, andiamo, o la cena di raffredda davvero.»

Heaven rimase in ascolto finché le loro voci non furono più chiaramente udibili, poi si chiuse in camera sua, sola.


Twisted MindWhere stories live. Discover now