16. The beast within (2)

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Arco II: rEvolution

Capitolo 16: The beast within (2)

Trovare alleati.

Da quando aveva iniziato a usare quel lessico bellico? Per quanto tempo sarebbe riuscito a nascondere la sua presenza a Phoenix a Lacey Smith? Era tornato da soli due giorni e la Madre non lo aveva ancora cercato, probabilmente perché troppo presa dallo studiare un piano d'azione.

Vincent strinse i pugni sul cuscino che teneva in grembo da quando si era accomodato sul divano, gli occhi erano socchiusi, per fuggire la luce del tramonto che dai finestroni inondava la stanza di colori caldi e rassicuranti. Fuori, il cielo iniziava a tingersi di nero e le luci della città a brillare.

Aveva il capo abbandonato di lato, sui morbidi cuscini dello schienale, i capelli bruni, che alla luce del giorno morente si tingevano di riflessi rossicci, gli ricadevano sul viso, coprendogli completamente l'occhio destro.

Quella mattina, prima di uscire, suo padre gli aveva promesso che entro la fine dell'anno lo avrebbe convinto a tagliarseli, quei capelli così lunghi; l'espressione con cui lo aveva guardato era riuscita a strappare al pensieroso Vincent non solo un sorriso, ma persino una battuta «Omologato alla massa c'è già Jonathan.»

Jonathan, che al piano di sopra sbrigava qualche ultimo lavoro prima dell'arrivo degli ospiti, era rimasto sorpreso quando aveva saputo che tra di loro vi sarebbe stata Marika Starson. Non si aspettava evidentemente che lei e suo fratello avessero ripreso a vedersi.

Ma la presenza di Marika era necessaria, così si era ripetuto cento volte Vincent prima di convincersi a telefonarle.

Aveva contattato solo le persone di cui non avrebbe potuto fare a meno, di cui poteva fidarsi e che sapeva gli avrebbero dato una possibilità prima di etichettarlo come pazzo: Marika innanzitutto, poiché l'aiuto di un medico era fondamentale nella lotta a un virus, e perché le aveva promesso di rivelarle la verità e permetterle di aiutarlo; Giles per lo stesso motivo, ma anche perché la faccenda poteva essere collegata al tentato stupro di Fanny; Shaun e Alicia, i suoi clienti, che ne avevano tutto il diritto; infine Jonathan, che tra tutti era quello che doveva per primo conoscere la verità su ciò che suo fratello aveva vissuto in quei mesi.

Vincent sollevò le gambe ed appoggiò i talloni sul tavolino, chiudendo le palpebre, stanco ancor prima di cominciare.

"Ho fatto la scelta giusta, credo."

Se lo sarebbe ripetuto fino all'arrivo degli ospiti, per convincere se stesso di non aver sbagliato per l'ennesima volta tutto.

"Li proteggerò. Ma ho bisogno del loro sostegno per riuscirci."

***

L'appuntamento era fissato per le otto, ma ad arrivare per prima, con cinque minuti d'anticipo, fu Marika; raramente la ragazza era in ritardo, ancor più raramente dava buca. Quell'orario le era molto comodo tra l'altro, dato che i corsi terminavano alle sei ed aveva tutto il tempo di tornare in stanza e prepararsi in tranquillità.

Quando giunse davanti al grattacielo della Monroe, ella rimase qualche secondo in strada, il naso all'insù e lo sguardo pensoso: non credeva che Vincent le avrebbe davvero dato la possibilità di aiutarlo, di tirarlo fuori dall'abisso. Non aveva idea del perché dell'appuntamento, ma l'altro era stato molto chiaro: si trattava di una questione di estrema importanza e urgenza.

Utilizzò l'ascensore per salire al primo dei tre appartamenti di proprietà dei Black, e quando fu davanti alla porta di legno massiccio con sopra un'elegante insegna in ottone che recava il nome della famiglia, premette il pulsante bianco del campanello ed un trillare fastidioso proruppe dentro l'appartamento.

Twisted MindWhere stories live. Discover now