9. H virus (2)

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Arco I: Evolution

Capitolo 9: H Virus (2)

Alla fine, come prevedibile, Jonathan aveva davvero chiamato il medico, tale dottor Calvin che aveva in cura Vincent sin da bambino e che lo aveva visto crescere. Lo aveva aiutato a combattere con i suoi polmoni deboli ed aveva convinto Thomas a smettere di fumare in presenza dei figli.

Per un piccolo extra aveva accettato di recarsi direttamente a casa Black nella prima serata, ma la visita non aveva avuto alcun risultato.

«Si tratta solo di spossatezza e abuso di medicinali.» aveva decretato, proibendo tassativamente al giovane di utilizzare a proprio piacimento farmaci potenti come i sonniferi; aveva invece consigliato qualche settimana di riposo da ogni preoccupazione e lontano da Phoenix, magari a casa di Liza.

Jonathan non aveva detto nulla a riguardo, conscio che Vincent avrebbe difficilmente accettato di andare a Seattle. Simboleggiava troppe cose negative, che non era ancora pronto ad affrontare.

Dopo dieci minuti di discussione Vincent riuscì a convincere Jonathan a farlo andare da Giles, ma solo a patto che fosse Jonathan stesso ad accompagnarlo in macchina; prendere la moto da solo era troppo pericoloso in quel momento, inoltre il dottore aveva raccomandato di non sforzarsi.

Una volta in viaggio, il glaciale e abituale silenzio era di nuovo calato tra loro.

«Voleva mandarmi dalla mamma...» biascicò Vincent, le spalle addossate sul sedile e la testa contro il finestrino, il suo respiro formava sul vetro un sottile strato di condensa, il quale evaporava quasi subito.

L'argomento Liza era uno dei più spinosi per i fratelli Black: Jonathan aveva imparato a non contare su di lei, Vincent ad odiare la sua seconda famiglia.

Dal lato del guidatore, il fratello maggiore teneva una mano sullo sterzo e una sulla leva del cambio; erano impantanati nel traffico infernale di una delle città più popolose degli Stati Uniti, non se ne sarebbero liberati così presto.

Loro madre però era una delle ultime cose di cui Jonathan voleva parlare col suo fratellino spericolato, soprattutto perché, nonostante il loro passato, Vincent era rimasto particolarmente legato a lei e ogni frase di troppo lo indispettiva, perciò non rispose ed alzò il volume dell'autoradio, alla quale la voce squillante della speaker annunciava una nuova promozione da Bashas'*.

Vincent si sentì respinto, non riconoscendo che quella del fratello non era apatia ma semplice preoccupazione. Strinse le labbra e chiuse gli occhi, costringendosi a pensare ad altro per ignorare l'irritante squittio sputato dalle casse e il fastidioso concerto esterno di clacson.

Ancora una volta si assopì dopo pochi minuti, sotto l'occhio vigile di Jonathan, il quale non lo svegliò fin quando non giunsero davanti a un edificio a tre piani, dalla facciata recentemente ristrutturata. Qui, quasi miracolosamente, trovò posteggio davanti al grande portone d'ingresso e, dopo aver spento il motore, volse la testa verso il fratello.

Più forte che mai, il senso di colpa gli gravava sulle spalle in quel momento: se fosse stato più presente, più partecipe della vita dell'altro, egli si sarebbe ridotto comunque in quel modo? Vincent aveva sin da piccolo bisogno che qualcuno lo guidasse, era bastato nemmeno un anno di allontanamento per ridurlo in quel pietoso stato. Ogni parte di Vincent, dalle occhiaie pesanti al colletto della camicia sgualcito, sembrava urlare richieste d'aiuto.

"Forse è il momento di smetterla con questa punizione..." rimuginò, non sapendo più come comportarsi.

Vincent gli stava nascondendo qualcosa, qualcosa di grosso e terribile.

"Forse dovrei costringerlo a dirmi la verità... ma come?" continuò, confuso "È la sua vita, dopotutto, ma..."

«Hm...» con un mugugno, i primi, lenti e scoordinati movimenti lo avvertirono dell'imminente risveglio del giovane.

Jonathan gli prese la spalla con una mano e lo scosse un po', fin quando le iridi gialle non tornarono vigili e tetre come sempre.

«Vince, siamo arrivati.» gli annunciò a bassa voce, ma l'altro sembrò realizzarlo da solo mentre faceva forza sui gomiti per sollevarsi e poi guardarsi intorno alla ricerca di punti di riferimento: ne trovò uno nel fratello, verso il quale annuì.

Dopo essersi messi d'accordo per il ritorno, Jonathan accettò di malavoglia di lasciarlo andare da solo; sceso dall'auto, Vincent affrettò il passo attraverso il dedalo di rumori della strada.

Si accigliò, leggermente irritato: aveva davvero bisogno di conciarsi in quel modo perché Jonathan si comportasse da fratello?


Note:

#1: Bashas' è una catena di supermercati molto diffusa in Arizona.

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