19. Side J (2)

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Arco II: rEvolution

Capitolo 19: Side J (2)

"Sei un ragazzo così difficile, Stephan."

Una frase ripetuta fino alla nausea, alla quale seguiva sempre uno stizzito "il mio nome è Vincent"; già il semplice fatto di voler essere chiamato col suo secondo nome lasciava a intendere quanto fosse un bambino complicato, introverso, di poche parole.

Da piccolo, Vincent non aveva amici, l'unica eccezione era sempre stata Fanny Morgan, forse perché "tra strani ci si capisce", vociferavano i compagni di classe. Era il suo carattere ad impedirglielo: silenzioso, poco espressivo, poco entusiasta, assai timido. Sembrava guardare tutto attraverso un vetro divisorio.

In famiglia, tuttavia, era molto diverso: capriccioso, infantile, sensibile, fin troppo buono e innocente. Incredibile pensare che quel bambino potesse essere lo stesso che a scuola sembrava non esistere; ancor più incredibile pensare che quel bambino sarebbe divenuto un ragazzo privo dell'innocenza che lo caratterizzava.

Nonostante la piaga dell'alternate custody, che lo costringeva a vivere a periodi a Seattle con la madre e a periodi a Phoenix con il padre - e tutto ciò di certo non poteva far altro che renderlo ancora più insicuro e instabile -, Vincent e Jonathan crebbero come due fratelli uniti dal più profondo dei legami.

Vincent era, e sarebbe sempre stato, il centro del mondo di Jonathan.

Perché era una creatura debole, incapace di esprimere le proprie emozioni e bisognosa di aiuto; era stato Jonathan a ispezionare tutta la scuola elementare quando gli avevano nascosto lo zainetto, era stato di nuovo Jonathan a spiegare a Fanny come capire quando Vincent era triste, era stato Jonathan a fronteggiare quei ragazzini che lo prendevano in giro per gli occhi gialli, ed era sempre Jonathan a stringerlo forte ogni notte prima della partenza, quando piangeva a dirotto e lamentava di non voler tornare a Seattle.

Senza Jonathan, Vincent sarebbe sicuramente andato a fondo da tempo.

Vincent aveva bisogno di lui, su questo non c'era dubbio.

Jonathan lo aveva seguito da lontano per tanti anni, assicurandosi che stesse bene e fosse tranquillo. Quando Vincent stava male gli telefonava anche in piena notte pur di sfogarsi. Non aveva alcun confidente al di fuori di lui.

Accadde un fatto, una volta, che mise seriamente in crisi Jonathan per qualche tempo.

In quel periodo loro padre aveva cominciato a frequentare Sharyl, la sua segretaria - e Jonathan ovviamente aveva capito al volo quanto fosse profondo e radicato l'odio di Vincent nei confronti della donna -, la quale prese dopo poco tempo la brutta abitudine di recarsi spesso a casa loro la sera.

All'epoca, i due fratelli avevano quattordici anni il maggiore e dieci il minore ed entrambi facevano l'impossibile per non lasciare mai da soli Sharyl e Thomas, nell'infantile illusione di una riappacificazione con Liza.

Quella sera, pochi giorni dopo Natale, approfittando della momentanea assenza del padre che aveva ricevuto una telefonata, Vincent le svelò innocentemente quanto non sopportasse la sua presenza, senza risparmiarsi parole un po' pesanti; l'unica cosa che ottenne fu di irritarla oltre ogni dire, al punto da pronunciare una frase che fece perdere la testa a Jonathan.

"Quando finalmente io e tuo padre ci sposeremo, farò in modo che tu venga completamente affidato a tua madre, così non dovremo più sopportarci a vicenda."

O almeno, la frase sarebbe probabilmente terminata così, visto che la donna non riuscì mai a darle voce, interrotta da uno scatto d'ira di Jonathan, che le scaraventò addosso il proprio piatto della cena.

Twisted MindWhere stories live. Discover now