21. Note A (1)

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Arco II: rEvolution

Capitolo 21: Note A (1)

"Io volevo solo amare, ma non sapevo farlo. Poi sei arrivato tu e me lo hai insegnato.

Mi hai dato sogni, speranze, ambizioni e un futuro luminoso in cui credere e per cui lottare. Mi ha regalato un anello e io l'ho messo al dito, mi hai chiesto di sposarti e io ho accettato.

Ti ho ammirato, ti ho difeso contro i miei genitori, i miei amici, contro quella sottile parte di me che aveva paura del modo in cui eri arrivato sconvolgendo tutto, del modo in cui con uno sguardo mi spiazzavi e con una parola distruggevi ogni mia certezza. Di come tra le tue mani assumevo la forma che volevi tu.

Io ero debole. Io sono debole. Sono una di quelle donne dalla pelle fredda, a cui basta donare un po' di calore per farle piangere. E poi tu mi hai buttata via, come se fossi stata un giocattolo vecchio e non un essere umano.

E io, con gli occhi rossi di chi piange, mi sono rialzata sulle mie gambe e sono andata avanti, mentre tutti mi dicevano 'sei cambiata, ti vedo più tetra del solito' ma nessuno mi chiedeva il perché.

Lotterò ancora, per me."

***

Alicia posò la penna a sfera accanto al vecchio blocco appunti ingiallito ed appoggiò una mano sotto la guancia, lasciandosi scappare un sospiro.

Non aveva mai perso l'abitudine, presa parecchi anni prima, di appuntare in una sorta di diario segreto le sue emozioni nei giorni in cui ne era travolta; ciò la aiutava a calmarsi, a sfogarsi e ritrovare lucidità.

Da quando Jason l'aveva lasciata, il suo l'appartamento era più grande e meno luminoso.

Cresciuta in una casa che non poteva definirsi il massimo della pulizia, Alicia aveva sviluppato un profondo senso di rigetto verso il disordine e lo sporco, perciò passava gran parte del suo tempo libero a pulire o spostare i mobili: avrebbe cambiato la disposizione di ogni cosa, nel tentativo di cancellare quante più memorie possibili.

Avrebbe dovuto fare qualcosa anche per il suo tatuaggio, quella J elegante indelebile sulla spalla sinistra. Si consolò pensando che per lo meno anche Jason avrebbe dovuto fare qualcosa per la A sulla sua spalla destra... dopotutto la sua sgualdrina non aveva un nome che iniziava per A.

L'idea le provocò un sorriso sottile ma deliziato.

"Questo si chiama karma."

Nella casa si espanse un trillo facilmente riconoscibile: il campanello. Alicia si sollevò dalla sedia, dandosi una veloce sistemata al dolcevita bianco e ai capelli raccolti in uno chignon; attendeva visite, per la precisione attendeva una persona che non avrebbe mai pensato di vedere tra le sue mura domestiche.

«Chi è?» domandò quando fu alla porta, più per formalità che per altro.

Dall'altra parte, una voce maschile esagerò «Il cane della notte.»

Alzò gli occhi al soffitto e trattenne una risata, ormai si stava abituando ai modi di fare fuori dal comune di quel ragazzo. Quando aprì, si trovò davanti Vincent Black.

Aveva sempre pensato che egli fosse una persona incredibilmente elegante, sia nell'atteggiamento che nell'abbigliamento, ma più di ogni altra cosa a renderlo così affascinante era quel sorriso un po' mellifluo che gli adornava sempre il viso.

«Per servirla!» Vincent improvvisò un inchino, per poi porgerle una busta di carta verde «Il foulard che ha dimenticato a casa mia, milady. Sono terribilmente dispiaciuto di non aver trovato una busta di un colore migliore.»

Twisted MindTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon