25. The night is about to end (2)

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Arco III: Redemption 

Capitolo 25: The night is about to end (2)

C'era una sorta di strano legame telepatico tra gli infetti e la Madre, Vincent lo aveva appurato sulla sua pelle tempo addietro. Ora poteva solo chiedersi se questa sorta di sottomissione forzata avrebbe potuto causargli dei problemi durante l'operazione. Per precauzione lui, Shaun e Alicia si erano imbottiti di HR24, che, stando a quanto affermava Lacey, aveva la proprietà di rendere temporaneamente immuni al giogo mentale dei Genitori.

Ma ormai era lì, dentro il Naughty Sunday ancora in fase di apertura, non c'era tempo per i ripensamenti; salutò i ragazzi del personale, nessuno però diede segno di sapere che quella sera avrebbe preso lui il posto di Lacey come supervisore.

Fortunatamente Red non era presente, non aveva voglia di fare un altro discorso inutile e deprimente con lui. Nessuna canzone in sottofondo, solo i consueti sound check e le assordanti frequenze dello stereo, da dietro il quale il dj gli fece un cenno col capo.

Vincent passò oltre il solito portone e salì al primo piano, non senza aver però lanciato un'occhiata irrequieta alla scala che portava al sotterraneo; quel posto aveva già rischiato un paio di volte di divenire la sua tomba e quella notte avrebbe dovuto scenderci di nuovo.

«Black, sei dentro?» gli chiese Violet, allarmandolo.

Non doveva perdere la calma.

«Sì.» si limitò a sussurrare lui, per poi salire.

Ad attenderlo al piano di sopra trovò di nuovo Replica. Una fotocopia della scena dell'altro giorno.

Il palmare fece capolino dalla tasca del suo cappotto, con una frase già digitata «Lacey è dentro.»

Oh beh, dopotutto lo aspettavano.

Aprì la porta senza bussare e fu accolto dalla fragranza di mughetto e dal vento freddo che entrava dalla finestra aperta. Le tende svolazzanti, la cucina in disordine, l'orologio che ticchettava ritmicamente: era tutto così normale e piatto, niente lasciava presagire una notte di cambiamenti.

Sul tavolo v'era una borsa Prada color cioccolato che si intonava benissimo agli occhi di Lacey.

«Lacey?» la chiamò, scrutando il buio della stanza da letto adiacente «Sono qui.»

La Madre non lo fece attendere a lungo ed apparve sulla soglia, lasciando Vincent per un attimo senza parole: incredibile a dirsi, era ancora più bella del solito! Forse il merito era del leggero trucco rosso sulle palpebre, che esaltava il colore delle sue iridi, o i capelli raccolti in un elegante e senza tempo chignon con treccia, o forse per l'abito nero, sobrio e meno scollato del solito, insomma adatto ad un'occasione non esattamente felice.

«Pensi sia troppo?» gli chiese consiglio, mettendo le braccia conserte «Non vorrei sembrare opportunista, non sto andando a un appuntamento romantico.»

Stava mostrando del rispetto per il dolore dei poveri fratelli Black? Vincent chinò il capo, imponendosi un fermo autocontrollo e soprattutto di non pensare a quanto la loro casa fosse ancor più vuota da quando Thomas non c'era.

Un sorriso incerto e velato di malinconia ed un semplice cenno d'assenso furono tutto ciò che riuscì a replicare, poi alzò gli occhi all'orologio: le venti e quarantacinque, Jonathan sarebbe sicuramente arrivato puntuale come uno sposo al matrimonio. Non gli restava che raccogliere informazioni in quel breve frangente.

«Essendo la prima volta che mi lasci il locale, hai qualche raccomandazione da farmi? Qualcosa di importante da fare?»

Lacey si diresse verso il tavolo e passò in rassegna il contenuto della borsetta «Mancherò al massimo un paio d'ore, devi solo mantenere l'ordine. Per qualsiasi problema hai il mio numero di cellulare.»

Sembrava aver dimenticato qualcosa, si mise a scavare con le mani in un cassetto del comò finché non ne estrasse uno di quegli spray al peperoncino usati per la difesa personale; tornando a fianco a lui, gli mise una mano sulla spalla.

«So quanto state soffrendo in questo momento, Vincent. Anch'io ho perso mio padre, definitivamente purtroppo, e di recente anche mio nonno. Ma stringi i denti, sono sicura che lui non vorrebbe vederti così. Si sveglierà, ha troppo da perdere.»

Quel magro tentativo di consolazione fece sentire Vincent un mostro per il modo sfrontato in cui stava per tradirla.

Ma quella sera sarebbe tutto giunto finalmente al termine, non c'era spazio per esitazioni, neanche l'improvviso cambio di comportamento di Lacey lo avrebbe convinto a ritirarsi.

Infilò le mani dentro le tasche del cappotto e strinse i pugni con forza.

***

Come previsto, Jonathan arrivò con una puntualità invidiabile, parcheggiò la sua Mercedes vicino all'ingresso e scese come se avesse avuto una fretta del diavolo, inserendo con un click del telecomando l'antifurto.

Il suo ruolo era il più semplice, o almeno così pensava; avrebbe condotto Lacey in qualche posto lontano almeno mezz'ora di macchina e passato una serata tranquilla, cercando di celare l'enorme preoccupazione per Vincent, che lo divorava da quando si erano salutati a casa.

Sapere che Giles e – doveva ammetterlo – Alicia Reed e Shaun Morris sarebbero rimasti con lui lo rassicurava non poco, ma aveva un brutto presentimento: sentiva che qualcosa non quadrava. Tuttavia tenne per sé ogni pensiero negativo, riconoscendo di essere in fondo un pessimista. Sarebbe andato tutto bene, anche se questo significava tradire Lacey.

Aveva esitato troppo a lungo, incapace di accettare la realtà dei fatti: era davvero lei l'artefice di tutto? Se Vincent si era ridotto in quel modo, se Phoenix era diventata invivibile, se centinaia di persone innocenti ora marcivano in galera con l'accusa di stupro, se la bomba della metropolitana era esplosa, portando con sé decine di vite e lasciando suo padre su un letto d'ospedale in coma... era tutta colpa del virus H e di chi era ad esso legato e non si opponeva al suo diffondersi ormai fuori controllo. Dunque era colpa di Lacey Smith.

Entrò nel Naughty Sunday accompagnato dalle note di vecchia ma sempre amata Bring me to life, chiedendosi per quale motivo, nonostante tutto, il pensiero di Lacey gli facesse ancora così male al cuore e perché nella sua mente esistesse solo il suo viso sorridente.

Qualche minuto dopo, Jonathan e Lacey uscirono mano nella mano dal locale, seguiti dal mastino Replica e, da una finestra dell'ufficio amministrativo, dagli occhi scuri di Vincent.

Twisted MindWhere stories live. Discover now