Progressi - Capitolo 5🌹

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Niente uscita.
Niente nervosismo.
Più tranquillità.
Sono tranquillamente distesa sul mio letto con una tazza bollente di tè a guardare la mia serie TV preferita.
Sono senza cuore, lo so.
Dovrei essere in quella fottuta piazza con quel coso... Ehm... Filippo.
Se lo scoprirà Cristina, mi farà una predica lunghissima.
Filippo probabilmente si infurierà, oppure farà di tutto per cercarmi.
Altra ipotesi (che preferisco più delle altre): mi lascerà per sempre in pace, non saprà mai il mio indirizzo e si dimenticherà di me per l'eternità.
Semplice per una persona normale, ma Filippo non è normale.
Lui non accetta un no.
Lui si sente invincibile.
Lui non si arrende.
Infatti, come avevo previsto, mi sta chiamando.
Come immaginavo.
Rispondo o non rispondo?
Non rispondo.
Sorseggio il mio tè.
Il telefono smette di squillare.
Richiama.
Poi richiama.
Richiama ancora.
Ancora, ancora e ancora.
Trenta chiamate perse.
Insistente il ragazzo.
Squilla di nuovo.
Stavolta rispondo per dirgli chiaramente che può andarsene a casa.
<<Dove cavolo sei? Ti aspetto da mezz'ora come un coglione.>>
È infuriato.
Mi metto a ridere.
Immagino la sua faccia.
<<Perché cazzo ridi?>>
<<Molto fine, Fil>> dico ironica.
<<Dimmi dove sei.>>
<<Hai ragione, Fil, sei uno coglione. Credevi davvero che io venissi?>>
<<Ti vengo a prendere. Dimmi il tuo indirizzo.>>
Rido un'altra volta.
È coglione, su questo non ci sono dubbi.
<<Addio.>>
Detto questo, chiudo la chiamata e ritorno a guardare la serie.
Questa volta si è arreso, spero.
Richiama.
Come non detto.
<<Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile>>, imito la voce della segreteria telefonica e chiudo.

Mi invia un messaggio: "Troverò in qualche modo la tua via. Ci vediamo dopo".

E se riuscirà a trovare casa mia?
No, non ci riuscirà.
Non conosce nessuno e sicuramente si perderà.
Spero che si perderà.
Sono un tantino malvagia.
Adesso basta pensare, ritorno a godermi il mio momento di relax.

<<Tesoro, una persona è venuta a trovarti.>>
La voce di mia madre mi sveglia.
Stavo dormendo con il computer sulle gambe.
<<Chi è?>>
Spero di non ricevere quella risposta che non voglio sentire.
<<Ha detto che si chiama Filippo.>>
Non. Posso. Crederci.
Non. È. Possibile.
<<Non farlo entrare.>>
Spero che se ne vada.
Mi alzo involontariamente dal mio letto e sistemo la mia stanza.
Mi metto davanti allo specchio per sistemare i capelli.
Qualcuno bussa alla porta.
So già chi è.
<<Posso entrare?>>
<<No, va' via.>>
Lui, essendo un forte testardo, apre la porta ed entra spudoratamente.
<<Chi ti ha dato il permesso di entrare? E soprattutto, come hai fatto a trovarmi?>>
<<Perché non sei venuta? Ti ho aspettata un sacco.>>
<<Rispondi alle mie domande.>>
<<Mi ha dato il permesso tua madre di entrare...>>
<<COSA HA FATTO QUELLA DONNA?>>
<<E sono riuscito a trovarti grazie alla tua collega che mi ha dato il tuo indirizzo.>>
<<COSA HA FATTO VERONICA?>>
<<Ormai sono qui, quindi usciamo.>>
<<Esci da questa stanza.>>
<<Posso provare ad essere tuo amico?>>
Siamo a pochi centimetri di distanza.
Si avvicina ancora.
Sto sentendo caldo.
Non respiro.
I miei occhi marroni si incrociano con i suoi stupendi occhi.
Mi prende la mano, ma la ritraggo.
Se pensa di poter fare il cascamorto con me, non ci riuscirà.
Lui fa un mezzo sorriso.
<<Fai la dura, ma tanto so che non lo sei.>>
<<Che ne sai di me?>>
<<Si percepisce dai tuoi occhi che infondo sei sensibile.>>
<<Sei un indovino?>>
Si mette a ridere.
La sua risata mi scalda il cuore.
Il mio odio nei suoi confronti sembra scomparso.
Addirittura mi sento quasi in colpa per averlo fatto aspettare al freddo.
Ma che dico?
<<Se vuoi non usciamo, ma posso rimanere?>>
Si avvicina.
<<Il tuo viso è troppo vicino al mio.>>
Rotea gli occhi e non si sposta.
Vorrei insultarlo, ma mi sento troppo piccola in confronto a lui.
Le sue parole mi hanno pugnalata.
I suoi occhi sono fissi sui miei.
Il suo respiro si scontra con il mio.
Mette una mano sulla mia spalla che stranamente non tolgo.
Sembra sorpreso, infatti, sorride soddisfatto.
Mi sento strana davanti a lui.
Mi sento fragile.
<<Allora?>>
Come faccio a dirgli di no?
Forse non è il ragazzo che ho immaginato sin dall'inizio.
Forse non è uno stronzo.
Una parte di me vuole conoscerlo meglio, vuole sapere chi è Filippo Fanti.
L'altra parte non vuole fidarsi.
<<Va... Va bene.>>
Lui sorride, incredulo.
<<Davvero?>>
<<Sì, ma non farmi pentire.>>
<<Posso sedermi?>>
<<Sì, se non vuoi sembrare un palo della luce, anche se sei abbastanza basso.>>
<<Come sono?>>
<<Basso. Sei veramente basso.>>
<<Puoi ripetere?>>
<<Sei un elfo.>>
Mi guarda con uno sguardo omicida.
Cosa ha intenzione di fare?
Prendo un cuscino come arma.
<<Vuoi seriamente proteggerti con un cuscino?>>
<<Sì, tanto non sei abbastanza forte per affrontarmi.>>
<<Ne sei sicura?>>
<<Sicurissima.>>
Viene verso di me.
Indietreggio con il mio cuscino protettore che ho in mano.
Con velocità mi carica su una spalla.
Il mio cuscino protettore cade.
<<Devi dire che sono bello e forte.>>
<<Nemmeno per sogno.>>
Esce fuori dalla stanza e va verso il bagno.
Mia madre ci nota, apre la bocca per parlare, ma si ferma.
È scioccata, come lo sono anch'io.
Cerco di scendere, senza nessun risultato, ovviamente.
Impreco e gli dò dei pugni sulla schiena che non percepisce.
Lui da grande gentiluomo si mette a ridere, ignorando la mia richiesta di lasciarmi.
Mi mette sotto la doccia.
<<Dimmi che sono bello e forte.>>
<<Se non lo facessi, che faresti?>>
<<Ti bagno.>>
Ci sono tre gradi sotto zero, non credo che sia capace di farlo.
Mi rifiuto scuotendo la testa.
Non può averla vinta.
Sta per fare uscire l'acqua.
Devo farlo.
Non posso scappare perché il suo corpo blocca il mio passaggio.
<<Sei bello e forte>> dico velocemente.
<<Brava, baby.>>
<<Smettila di usare questi soprannomi.>>
Usciamo velocemente dal bagno prima che mia madre si faccia strane idee.

<<Mi hai fatto fare una figuraccia davanti mia madre. Spero solo che non abbia pensato cose improbabili.>>
Filippo è disteso a pancia in giù sul mio letto a guardare qualcosa al computer.
È un tipo che si adatta subito.
Vorrei avere anch'io un pizzico della sua esuberanza e della sua sfacciataggine.
<<Guardiamo un film?>>
Il suo sguardo addolcito puntato sul computer e la sua posizione da bambino mi inteneriscono.
Mi fa cenno con la mano di stendermi accanto a lui.
Lo guardo con un cipiglio.
Lui capisce i miei dubbi e dice: <<Tranquilla, non ti tocco. Il pervertito che è in me starà buono e calmo>>.
Sorrido a quella risposta.
Per una volta stiamo parlando civilmente, diciamo.
Abbiamo fatto progressi.
Accetto la sua proposta e mi stendo.
Il suo profumo mi rilassa.
Questa serata non sta andando male.
Non mi aspettavo questo suo cambiamento.
Questo nostro cambiamento.

Questa volta Filippo si è comportato abbastanza "bene" e Beatrice è stata più dolce.
Piaciuto il capitolo?

Dopo di te | Irama/Filippo FantiWhere stories live. Discover now