Con te - Capitolo 27🌹

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È da un quarto d'ora che osservo l'armadio aperto.
Non so se vestirmi elegante o normale.
È un'uscita tra amici, niente di che.
Devo chiedere direttamente a Filippo?
No, mi prenderebbe per stupida.
Chiamo Cristina?
Sicuramente uscirà matta quando scoprirà che Filippo mi ha invitata a cena.
Controllo un'ultima volta l'armadio, ma niente.
Chiamo Cristina.
Dopo tre squilli risponde.
<<Hey, Bea.>>
<<Aiutami, ti prego. Devo uscire con Filippo e non so come vestirmi.>>
La sua risposta è un forte urlo che penso si sia sentito pure sull'Everest.
<<E ME LO DICI ADESSO? Io lo sapevo che sarebbe successo. Tu e quel bel fusto di Filippo siete perfetti insieme.>>
Il mio povero timpano.
Credo di aver perso l'udito.
<<Non stiamo insieme. Ora aiutami, per favore.>>
<<Filippo non deve toglierti gli occhi di dosso, quindi devi mettere un bel vestito.>>
<<Ne sei sicura? E se invece Filippo si vestirà sportivo?>>
<<Un vestito andrà benissimo. Metti quello blu elettrico con le spalline sottili. Non è così tanto elegante.>>
Lo tiro fuori e lo osservo.
<<Non è male. Okay, metto questo.>>
<<Non sei nervosa?>>
<<È solo una semplice uscita tra amici, niente di più.>>
Lancia un altro urlo.
<<Io sono troppo nervosa ed eccitata. Sono sicura che nascerà l'amore.>>
<<Sì, stanne certa. Ci sentiamo presto.>>
<<Mi racconterai tutto, non è vero?>>
<<Non ci sarà niente da raccontare. Ciao.>>

Scendo le scale cercando di non fare rumore, anche se con i tacchi è impossibile.
Non dovevo mettere i tacchi.
Arrivata davanti la porta, prendo un respiro di sollievo.
Mia madre non mi ha scoperta.
<<Dove stai andando così elegante?>>
Come non detto.
L'ho dicevo che sono troppo elegante.
<<Da Cristina.>>
<<Dimmi la verità.>>
<<Guarda, Mirko ha fatto cadere tutti i cereali.>>
Si gira e veloce come Flash esco fuori.
Filippo è davanti la porta e si sta specchiando al telefono.
Si sistema i capelli, come al solito.
Però, stranamente è stato puntuale.
<<Hai finito, Fil?>>
Alza lo sguardo e sorride.
Attraversa la staccionata e va verso di me.
Con i tacchi sono leggermente più alta di lui.
Lo osservo dalla testa ai piedi, la stessa cosa fa lui con me.
È tutto vestito di nero.
<<Come sto?>> chiede.
<<Sembri un ladro.>>
Ho per caso rovinato il momento?
Forse sì.
<<Sto male? Vado a cambiarmi?>>
Fa per andare, ma lo blocco.
<<Scemo, sei perfetto.>>
<<Lo sapevo già, però, grazie.>>
Ruoto gli occhi.
Il solito Fanti.
<<Anche tu stai molto bene.>>
<<Lo sapevo già, però, grazie>>, lo imito.
Sorride.
<<Andiamo?>>
Annuisco.
La mia camminata con i tacchi non è il massimo, infatti si mette a ridere.
<<Sembri un pinguino.>>
<<Aiutami, invece di ridere.>>
Mi prende a braccetto e trattiene una risata.
<<Non dovevo mettere queste cazzo di scarpe.>>
<<Già, queste cazzo di scarpe mi fanno sembrare basso.>>
<<Tu sei basso.>>
Sbuffa.
Stavolta rido io.

<<SEI SERIO, FIL?>>
<<Che problema c'è?>>
<<È un ristorante a cinque stelle. Non so se lo hai notato.>>
<<In realtà volevo portarti dal kebabbaro, ma poi ho cambiato idea perché avresti pensato che fossi un tirchio schifoso.>>
Dal kebabbaro al ristorante a cinque stelle è un attimo.
<<Ho capito, ma un ristorante lussuoso è uguale a tanti soldi.>>
<<Pago io.>>
<<Be', se la metti così...>>
Entro e lui mi segue.

Guardo il menù sconcertata.
Filippo rilegge più volte i nomi delle portate.
Lo osservo per capire se fa veramente sul serio.
<<Che prendi?>>
<<Un secchio per vomitare.>>
<<Che ne dici di... fegato di anatra?>>
Lo guardo picchiettando le dita sul tavolo, suscitando fastidio ai clienti del tavolo accanto che mi guardano male.
<<Che ne dici di andare via? Qui la gente è troppo raffinata per i miei gusti ed il cibo non fa per me.>>
<<Andiamo dal kebabbaro?>>
<<Stavo aspettando questa tua proposta da un po'.>>
Mi alzo, ma mi blocca.
<<Non possiamo andare senza aver preso niente.>>
Sbuffo e mi siedo.

<<Può portarci una birra, per favore?>>
<<Mi dispiace, signorino, non abbiamo birra. Posso portarle del vino.>>
Filippo mi guarda per avere una risposta.
Alzo le spalle.
<<Quando costa il vino meno caro?>>
<<Ottanta euro.>>
<<Mio Dio, il mio cane sta proprio male. È urgentissimo. Andiamo, Filippo.>>
Lo prendo per mano ed usciamo dal locale lasciando quel disgraziato di cameriere allibito.
<<Non siamo stati scortesi?>> chiede una volta usciti da quell'incubo.
<<Nah... Aspettami qua, devo fare una cosa. Dopodiché, non entrerò più là dentro.>>
Apro la porta ed urlo: <<Mangiatela una bella pizza ogni tanto>>.
I clienti si girano.
Prendo per mano Filippo e ridendo scappiamo.

<<Non siamo un po' ridicoli vestiti così eleganti a mangiare del kebab sul marciapiede?>> chiede.
<<Solo un po'?>>
Facciamo un brindisi con le birre.
<<Un brindisi alla nostra finezza andata a farsi benedire.>>
<<Parole sante, Fil.>>
<<Mi dispiace se la serata è andata a finire così, mangiando kebab di strada.>>
Scuoto la testa.
<<La serata non poteva andare meglio.>>
<<Scherzi?>>
<<No. Non serve vestirsi eleganti e mangiare raffinato per divertirsi. Basta essere se stessi. Mi sono divertita tanto con te, come sempre. Con te è tutto una scoperta.>>
<<Mi sembra di avere un amico, invece di un'amica.>>
<<Cosa stai dicendo? Che non sono femminile?>>
<<Sei femminile?>>
Ci penso su.
<<Camminare con i tacchi come una giraffa in calore, mangiare la pizza alle tre del mattino con te ed avere dei capelli di merda perché non mi va di fare la piastra rappresentano l'ideale di ragazza?>>
<<Rappresentano l'ideale di giocatore di rugby, in realtà.>>
<<Be'... Sì... Però ho imparato a camminare sui tacchi. Guarda.>>
Mi alzo e faccio una specie di sfilata, ma il tacco si è incastrato ad un tombino.
Filippo ride nascondendosi il viso con le mani.
<<Hai bisogno di aiuto?>>
<<Muoviti!>>

<<Grazie, Fil.>>
Mi porge la scarpa.
<<Combina guai!>>
<<Però ho imparato. Hai visto, no?>>
<<Ho visto come stavi quasi per cadere.>>
Sto per ribattere, ma un cane mangia il kebab rimasto nel piatto che Filippo ha lasciato incustodito sul marciapiede.
<<Il mio kebab!>>
Mi siedo e osservo triste il piatto vuoto.
Tolgo anche l'altra scarpa e mi massaggio i miei poveri piedi doloranti.
Il moro si siede accanto a me.
<<Ci penso io.>>
Mette le mie gambe sulle sue ed inizia a massaggiare i miei piedi.
Mi rilasso e chiudo gli occhi.
<<Va meglio?>>
<<Molto. Scusami se ti dò sempre da fare. Sono un disastro.>>
<<Tranquilla, a me piaci così.>>
<<È stata la serata di merda più bella di sempre.>>
<<Vuoi dire che ti è piaciuta anche se è stata di merda?>>
<<Esatto. Adesso voglio altro kebab.>>
<<Sarà suo, principessa kebabbara.>>
Sorrido e gli dò un bacio sulla guancia.
Dove si trova un altro come lui?

Spero che il capitolo più disagiato che esista vi sia
piaciuto.
Che il kebab sia con voi.
Amen.

Dopo di te | Irama/Filippo FantiWhere stories live. Discover now