Grazie - Capitolo 25🌹

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Entro silenziosamente in cucina per rubare qualche muffin appena sfornato.
Ne rubo due, anche se erano per la nonna.
Già, "erano".
Voglio portarli a Filippo, perché so che va matto per i muffin al cioccolato.
Ogni tanto sono gentile.
Esco di casa ed attraverso la solita staccionata che ci separa.
Lo trovo steso sull'erba con le braccia sul petto, tipo Tutankhamon.
Voglio sapere a cosa sta pensando, perché non mi ha ancora notata.
È strano.
Mi stendo accanto a lui, ma non mi rivolge lo sguardo.
<<Fil, che succede?>>
<<Non voglio parlarne.>>
<<Hai perso di nuovo la partita di Fifa contro tuo cugino?>>
Scuote la testa.
<<Sei arrabbiato perché l'altra notte ho disegnato mentre dormivi uno scarafaggio sulla tua fronte?>>
Scuote la testa.
<<Ho fatto qualcosa di male? Veramente faccio sempre qualcosa di male, però, di solito non ti arrabbi.>>
Scuote la testa e rimane in silenzio.
<<Ti prego, Fil, sorridi. È strano vederti triste per non so quale motivo.>>
Rimane impassibile.
Mi ricordo dei muffin e mi viene un'illuminazione.
<<Ti ho portato i muffin, quelli che piacciono a te.>>
<<Non li voglio.>>
Deve essere successo qualcosa di veramente grave per non accettare del cibo.
Sospiro.
<<Mi dici che cosa è successo? Mi fa male vederti così.>>
<<Ho già detto che non ho voglia.>>
Appoggio la testa sul suo petto.
<<Per favore, fallo per me. Se me lo dici, ti aiuterò in qualsiasi modo.>>
<<Non puoi.>>
<<Sì, invece. Sai che sono testa dura e che ci riuscirò.>>
Sospira ed inizia a giocare con i miei capelli.
<<Il mio amico di infanzia è in ospedale a causa di un incidente in motorino ed io sono qui, e non posso tornare a Monza. I miei dicono che non ha senso tornarci solo per un giorno, ma io voglio stargli accanto. Non so come fare.>>
Mi si stringe il cuore, ma mi fa piacere che si è aperto con me.
<<Mi dispiace tanto>>, riesco a dire solo questo.
Il suo respiro mi riscalda il collo e la sua mano accarezza i miei capelli.
L'unica cosa che possiamo fare è prendere un aereo.
Già, un aereo.
Di colpo mi viene un'idea.
<<Ti va di fare una pazzia?>>
<<Non ho voglia.>>
<<Stanotte prendiamo il primo aereo che ci capita e voliamo a Monza di nascosto. Inventeremo una scusa ai genitori quando si accorgeranno della nostra assenza.>>
<<Ma non abbiamo né alloggio né soldi.>>
<<Ce la caveremo anche senza un alloggio e di soldi ne ho accumulati abbastanza per un biglietto aereo.>>
<<È una pazzia, ma mi piace. Ma tu lo faresti davvero?>>
<<Certo, basta che togli quel broncio.>>
Sorride e mi stringe.
Mi dà un bacio sulla fronte e mi sussurra un "Grazie, ti voglio bene".

***

Sì, lo stiamo facendo sul serio.
Siamo all'aeroporto e fra un po' saliamo in aereo.
<<Non so quale sarà la reazione di mia madre quando non mi vedrà.>>
<<Tranquillo, tutto andrà per il verso giusto.>>
<<Come fai a far sembrare tutto semplice?>>
<<Dono.>>
<<Non vedo l'ora di vedere la faccia di Alessio quando mi vedrà.>>
Gli accarezzo la schiena.
<<Sarà felice di rivedere un grande amico.>>

Siamo appena atterrati ed io mi sento un pesce fuori d'acqua.
<<Sai dove dobbiamo andare, giusto?>>
<<Certo, per arrivare all'ospedale impiegheremo a piedi... circa due ore.>>
<<DUE ORE?>>
Si tappa le orecchie.
<<Esatto.>>
<<O mi porti sulle spalle, o prendiamo un autobus.>>
<<Prendiamo un autobus.>>

<<BEATRICE, DOVE CAVOLO SEI?>>
<<Mamma, non urlare, è tutto okay.>>
<<Non ci credo che sei scappata con Filippo senza dire niente.>>
<<Siamo... Siamo...>>
Guardo Filippo per avere qualche idea.
<<Dove siamo?>> sussurro.
<<Siamo in montagna con gli scout>> sussurra.
<<In montagna con gli scout.>>
<<Perché non me lo hai detto prima? È una bella cosa. Divertiti e mandami qualche foto.>>
<<Certo. Ciao, mamma.>>
Chiudo la chiamata e sospiro, di sollievo.
<<Ci ha creduto?>>
<<Sì. Ah, ricordami di cercare qualche foto di una montagna su Google.>>

Percorriamo l'ultimo isolato a piedi e finalmente siamo davanti al fatidico ospedale.
<<Eccoci.>>
Mi prende a braccetto e saliamo le scale.
Dopo venti piani di scale, arriviamo con il fiato corto.
Mi volto e solo adesso mi accorgo che c'è un ascensore.
<<Fil, potevamo prendere l'ascensore!>>
<<C'è un ascensore?>>
Gli dò una manata dietro il collo.
<<Sì, e tu mi hai fatto salire venti piani di scale.>>
<<È stato solo un riscaldamento, ora arriva la parte più difficile.>>
<<Ovvero?>>
<<Non so in quale stanza sia.>>
<<Chiediamo a quella dottoressa.>>

<<Il ragazzo si trova a piano terra, nella terza stanza.>>
Rivolgo uno sguardo omicida al moro.
<<La ringrazio.>>
La dottoressa si allontana dopo essersi congedata.
Filippo inizia a fischiare e a far finta di niente.
<<Quindi è al piano terra.>>
<<G... Già.>>
<<Ho salito venti piani di scale per colpa tua.>>
<<Prendiamo l'ascensore?>>
<<Muoviti!>>

Filippo bussa e una voce femminile risponde con un "Avanti".
Apre lentamente la porta ed entra.
Io rimango fuori.
<<Entra anche tu.>>
Faccio un cenno di riscontro con la mano, ma lui mi spinge dentro.
Filippo saluta cordialmente la madre dell'infortunato e poi si avvicina al letto.
Scuote la spalla dell'amico e lui si sveglia.
<<Filippo?>> sussurra incredulo.
<<Sono io, amico.>>
Alza la schiena e si appoggia sullo schienale.
<<Sei davvero qui?>>
<<Solo per te.>>
Si abbracciano e a me scende una lacrima che asciugo subito.
Non devo piangere.
<<Come stai?>>
<<Non molto bene, mi fa malissimo la gamba. Ma sono felice che tu sia qui.>>
<<Mi sei mancato.>>
<<Anche tu.>>
È impossibile trattenere le lacrime.
<<Lei chi è?>>
Mi indica con un sorrisetto.
<<Oh, scusa, Ale. È una mia amica, si chiama Beatrice. È anche grazie a lei che sono qui, mi ha dato la carica e la possibilità di venire qui.>>
Mi avvicino e gli stringo timidamente la mano.
<<Piacere.>>
<<Non immaginavo che mi avresti sostituito con una ragazza e non con un altro amico. Non è che mi nascondi qualcosa?>>
<<No, amico, sai che in fatto di ragazze mi faccio consigliare sempre da te.>>
<<Se devo consigliarti, lei è una bella ragazza>> gli sussurra e fa l'occhiolino.

<<Simpatico Alessio.>>
<<È un bravo ragazzo.>>
<<Ora dobbiamo aspettare tre ore al nostro volo.>>
<<Passeranno in fretta; devo visitare mia nonna, i miei amici, mia zia...>>
<<Non mi dire che devi visitare tutto l'albergo genealogico.>>
<<Solo qualche parente.>>
<<Oh, no.>>

<<Muoviti che perdiamo l'aereo!>>
<<I piedi non me li sento più.>>
<<Figurati io. Abbiamo visitato a piedi l'intera Monza.>>
<<Esagerata.>>
Mi squilla il telefono e gli lascio la mano per prendere il cellulare dalla tasca.
Sbatte contro la mia schiena.
<<Mia madre, cavolo. Rispondi tu, inventa qualcosa.>>
<<Pronto?... Sì, sono io. Ehm... Sì, stiamo correndo... Ehm... Perché stiamo facendo la corsa con i sacchi... Va bene. Arrivederci.>>
<<La prossima volta non ti farò visitare nessuno. Anzi, non ci sarà più un'altra volta. Mai più scappatelle stile teenager innamorati.>>
Arriviamo giusto in tempo e saliamo in aereo.

<<Beatrice, svegliati.>>
Apro gli occhi e vedo i suoi a pochi centimetri dai miei.
Mi fermo a guardarli per qualche istante.
Come sempre, mi catturano.
<<Dobbiamo già scendere?>>
Annuisce.
Mi alzo e quasi cado a terra dalla stanchezza.
Filippo mette le mani sui miei fianchi per reggermi.
<<Tra tutte, questa è stata la pazzia più assurda in assoluto>> sussurra.
<<Peggio di quando abbiamo rubato le fragole.>>
<<Non so come ringraziarti, Bea.>>
<<Magari con una pizza, Fil. Sto morendo di fame... e di sonno.>>
<<Avrai una pizza.>>
<<Con le patatine.>>
<<Certo.>>
<<E una birra.>>
<<Miss Finezza sarà accontentata.>>

Entro in casa, tolgo subito le scarpe e le lancio non so dove.
<<Beatrice, come è andata?>>
<<Tutto bene.>>
<<La prossima volta avvisami. Queste scappatelle improvvise con Filippo devono finire. Chiaro?>>
<<Sì, mamma.>>
Salgo le scale.
<<Non finisce qui>> urla.
Entro in camera e mi butto sul letto per mangiare la mia pizza.
Ad un tratto sento bussare.
Mi giro e vedo Filippo dietro la finestra che aspetta di essere accolto.
La sua pelle lattea è ancora più bella al buio.
Apro la finestra e mi sorride.
<<Stai mangiando la pizza senza di me?>>
<<Non mi permetterei, non potrei mai lasciare in disparte il mio stupendo compagno di cibo preferito. Entra, Tarzan.>>
Il suo sorriso si allarga.
Quanto è bello cenare con il mio ninja numero uno?

Dopo di te | Irama/Filippo FantiWhere stories live. Discover now