Rassegnati - Capitolo 12🌹

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Mi sento scossa, apro gli occhi.
<<Beatrice, ti vuoi svegliare?>>
<<Vai via. È ancora presto, lasciami dormire.>>
<<Ho fame.>>
<<Secondo te mi importa?>>
Toglie con uno scatto fulmineo le coperte.
Lo guardo in maniera truce, mi rimetto le coperte e mi raggomitolo.
<<Senti, è già ora di pranzo ed io vorrei pranzare.>>
Scatto subito in piedi e la testa mi gira.
Mi strofino gli occhi.
<<Ora di pranzo? Che ore sono esattamente?>>
<<Le due.>>
<<Mi prendi per il culo?>>
Scuote la testa.
Accendo il cellulare, ed effettivamente è ora di pranzo.
Ho venti chiamate perse di Cristina.
Sto andando in panico.
<<Dovevo andare all'università. Ieri non ho messo la sveglia. Perché non mi hai chiamata prima? Per colpa tua ho perso le lezioni.>>
<<Come potevo chiamarti prima se mi sono alzato dieci minuti fa?>>
Faccio avanti e indietro per la stanza.
Mi blocca mettendo le mani sulle mie spalle.
<<Adesso stai calma, secchiona. Non è la fine del mondo.>>

Mando un messaggio alla mia amica:
Non sono potuta venire all'università. Scusami per averti fatta aspettare inutilmente.
Poi ti spiego.

<<Come si fa ad accendere il gas?>> chiede smanettando con l'accendino.
È un buono a nulla.
Gli strappo l'accendino dalle mani ed accendo.
<<Non saresti capace di vivere da solo, Fil.>>

<<Cosa stai facendo?>>
<<Ho spezzato in due gli spaghetti.>>
Lo guardo perplessa.
<<Perché?>>
<<Perché non entravano nella pentola.>>
È scemo?
Sì.
<<È normale che non entrano nella pentola, ma con la cottura... Senti, lascia perdere, sei un caso perso. Sapevo che non dovevo lasciarti solo.>>

<<Buon appetito.>>
Guardo il piatto e sono convinta che questa pasta sia stata fatta con i piedi.
<<Sicuro che se la mangio non vado in ospedale?>>
<<Sicuro. Ho fatto del mio meglio.>>
Non dovevo lasciarlo ai fornelli.
Con decisione, porto la forchetta in bocca.
Subito dopo la maglietta bianca di Filippo è sporca.
Perché?
Perché ho sputato la pasta.
Naturalmente, fa schifo.
<<Fanti, fai schifo come cuoco. Schifo.>>
Mi sciacquo la bocca con l'acqua.
<<Potevi evitare di sputare sulla mia maglietta!>>
<<Non è di certo colpa mia se hai messo un chilo di sale.>>
<<Esagerata. Ne ho messo solo due cucchiai pieni, come hai detto tu.>>
Sbatto una mano sulla fronte, talmente forte che mi sono fatta male.
Perché devo farmi male io?
Non posso dare un bello schiaffo a quel improvvisato cuoco fallito?
<<Ho detto "cucchiaini", non "cucchiai".>>
Gli dò una manata forte sulla fronte.
Fa una smorfia di dolore ed impreca sottovoce.
<<La diamo al gatto.>>

Pure il gatto ha fatto una faccia disgustata dopo aver inghiottito a stento.
<<Fa talmente schifo che neanche il gatto la vuole. Dovresti mangiarla tutta tu.>>
<<Scordatelo.>>
<<Ora, cuoco da quattro soldi, trova una soluzione o te la vedrai con me. Sto morendo di fame, quindi sono irascibile.>>
<<Preparo un'altra cosa?>>
<<Non se ne parla. Tu non devi toccare mai più una pentola.>>
<<Ordiniamo una pizza?>>
<<Alle tre del pomeriggio? Le pizzerie sono chiuse. Ragiona di più, Fil. Ce la puoi fare.>>
<<A stomaco vuoto non riesco a ragionare.>>
<<No, Fil, tu non ragioni mai.>>

<<Il frigo è vuoto, il freezer e gli armadietti pure.>>
Chiudo il frigo esausta ed affamata.
<<Ci sono dei ceriali.>>
<<Latte e cereali?>>
<<Può andare.>>

<<Filippo?>>
<<Sì?>>
<<Ho capito una cosa.>>
<<Cioè?>>
<<Noi due non potremmo mai vivere insieme.>>
<<Perché?>>
<<Mangiare latte e cereali a quest'ora non ti fa riflettere?>>
<<È stato solo un incidente.>>
<<Io e il gatto potevamo morire.>>
<<Perché lo chiami "gatto"?>>
<<Perché è un gatto. Dovrei chiamarlo "cane"?>>
<<Non ha un nome?>>
<<Ehm... No.>>
<<Sei strana.>>
<<Tu di più.>>
Finisco il mio misero pranzo, ma ho ancora fame.
Mi brontola lo stomaco.
<<Non mi dire che hai ancora fame.>>
Annuisco con la testa.
<<Ho fame anch'io.>>
Sembriamo dei poveracci.

Entro in soggiorno dal bagno e Filippo nasconde qualcosa dietro la schiena quando mi vede.
<<Fanti, cosa nascondi?>>
<<Niente.>>
<<Perché hai la faccia sporca di zucchero?>>
<<Io...>>
<<Parla, Fanti!>>
<<Stavo mangiando un cornetto.>>
<<Bastardo! Tu mangi ed io muoio di fame. Ne hai altri, vero?>>
<<No, è l'ultimo.>>
<<Dammene un pezzo.>>
Scuote la testa.
Gli salto addosso per rubargli il cornetto, ma lui lo mangia in un solo boccone.
<<Non c'è più.>>
Rimango seduta sulle sue gambe a braccia incrociate.
<<Sei ingiusto.>>
<<Te la sei presa?>>
<<Sai che ti dico? Vado a comprare un'enorme panino e delle patatine.>>
<<Vengo anch'io.>>
<<No, caro, hai già mangiato.>>
<<Per favore.>>
Mette le mani sulle mie cosce.
<<Regola numero uno: è severamente vietato un qualsiasi contatto fisico.>>
Ritrae le mani.

<<Smettila di seguirmi come un cagnolino. Mettiti almeno accanto a me.>>
<<Non riesco, cammini troppo veloce. Sembri Bolt.>>
<<Muoviti, rammollito, che ho fame. Ah, paghi tutto tu. Io ho preparato il latte.>>
<<Ed io la pasta.>>
<<Volevi dire "il veleno per uccidere Beatrice". Se volevi avvelenarmi, c'eri quasi riuscito.>>
<<Non volevo avvelenarti. Ti ripeto che è stato un incidente.>>
Ruoto gli occhi.
<<Sì, Fil, un incidente.>>

<<Quella non è Cristina?>>
Le voglio tanto bene, ma in questo momento vorrei che non ci notasse.
<<Esatto. Vado a chiederle il numero di telefono.>>
Si alza, ma lo tiro dal cappuccio della giacca per farlo sedere.
<<Non vai da nessuna parte, Fanti.>>
Finalmente il cibo tanto atteso è arrivato.
Addendo il panino e lo gusto.
<<Questo sì che è cibo degno per il mio stomaco.>>
<<Puoi dirlo forte, Fil. Non ha nulla a che vedere con la tua cucina da quattro soldi.>>
Cristina ci nota e spalanca la bocca.
Ci saluta con la mano e le sorrido.
Oh, no, penserà sicuramente male.
Si avvicina raggiante al nostro tavolo e si siede accanto a me.
<<Voi due... Voi due siete...>>
<<Cristina, noi due non siamo...>>
<<Voi due state insieme?>> urla, interrompendomi.
<<Fammi spiegare...>>
<<Io lo sapevo che prima o poi doveva succedere. Dio, sono così felice.>>
Molte persone ci guardano ed io sto sprofondando dalla vergogna.
Filippo, invece, è tranquillo.
Come fa ad essere sempre tranquillo e menefreghista?
Le tappo la bocca, così posso parlare.
<<Io e questo tizio non stiamo insieme. Smettila di esultare.>>
Il suo sorriso si spegne.
<<Cosa? Ero così felice.>>
<<Mi dispiace, è la dura verità. Adesso prenditi un panino, paga Fil.>>

Entriamo a casa con lo stomaco pieno.
<<Che palle! Neanche oggi ho avuto il numero di Cristina.>>
<<Rassegnati.>>
<<Almeno posso farmi la cioccolata?>>
<<No.>>

Nuovo capitolo sfornato!
Contenti?
Fil non è un bravo cuoco, non credete?

Dopo di te | Irama/Filippo FantiWhere stories live. Discover now