Adiós - Capitolo 18🌹

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È da un quarto d'ora che cerco di chiudere questa stupida valigia.
Mi siedo su di essa e cerco di chiudere la cerniera.
<<Odio tutto questo. Odio, odio, odio>> urlo esasperata.
<<Che cosa odi?>>
Il mio caro vicino entra in camera.
<<Il campeggio, lo odio da morire come questa cazzo di valigia che non si chiude.>>
<<Non sei l'unica, anche io lo odio. Batti il pugno, sorella.>>
Finalmente ho trovato una cosa in comune con lui.
Rimane con il pugno a mezz'aria.
<<Ti puoi sedere sulla valigia?>>
Fa come dico e finalmente chiudo la zip.
<<Ti ringrazio, Fil, il tuo culo perfetto è stato d'aiuto.>>
<<Quanta roba hai messo là dentro?>>
<<Solo il necessario per la sopravvivenza, soprattutto cibo.>>
Non ho proprio voglia di andare in campeggio, ma i miei genitori e quelli di Fil hanno già organizzato tutto.
<<Perché odi il campeggio?>>
<<Non è meglio stare comoda nella propria casa con tutte le comodità?>>
Lui annuisce e si siede sul letto, poi nota il suo album di foto sul comodino.
<<Che ci fa il mio album qui?>>
Alzo le spalle.
<<L'ho solo preso in prestito. A proposito, devo metterlo nella valigia. Mi aiuti ad aprirla?>>

<<Mamma ha detto di andare.>>
Mio fratello entra in camera.
Nessuno sa più bussare?
Alzo la pesante valigia, ma mi cade sul piede, provocando una risata di Filippo.
<<Questa giornata è iniziata proprio male. E smettila di ridere!>>
Si fa serio e solleva con facilità la valigia dal mio piede dolorante.
<<Come hai fatto?>>
<<Palestra, baby.>>
Ruoto gli occhi e lo seguo.

Filippo mette la valigia nel cofano.
<<Non avevo bisogno del tuo aiuto, Fil. Io sono capace di fare tutto.>>
<<Non mi fare ridere.>>
<<Filippo, vieni con la nostra macchina>> dice mia madre.
<<Perché?>> chiediamo io e il moro.
In realtà, la risposta già la immagino.
<<La macchina dei Fanti è piena.>>
Sì, piena.
Immagino quanto sia piena.

<<Che fai?>>
<<Mi sto trattenendo perché devo pisciare>> sussurra sul mio orecchio, provocandomi un leggero solletico.
Mi scappa una leggera risata per il modo in cui l'ha detto.
<<Ci andavi prima di partire.>>
<<Non piscio mica a comando.>>

<<Mamma, quanto manca?>> chiede mio fratello.
<<Un'ora.>>
<<ANCORA UN'ORA?!>> esclama Filippo.
<<Puoi farcela, Fil.>>
Gli metto una mano sulla spalla trattenendo una risata.
<<Odio il campeggio>> dice Mirko, annoiato.
<<Bravo, fratellino mio.>>
Gli scombino i capelli.
<<Bravo, frate.>>
I due si battono il pugno.
<<Ci divertiremo.>>
<<Come no, mamma. L'ultima volta sono caduta nel lago.>>
Filippo trattiene una risata.
Gli dò un pugnetto sul braccio.
<<Poi mi racconti meglio come hai fatto a cadere nel lago.>>
<<Zitto, Fil, per favore.>>

Sento un leggero fresco.
<<Beatrice, svegliati e sveglia il tuo ragazzo.>>
Mio fratello mi scuote e lascia la portiera aperta.
Apro completamente gli occhi.
Due braccia mi circondano i fianchi.
Arrossisco ed inizio a sentire caldo.
Non so per quanto tempo io e Filippo abbiamo dormito abbracciati.
Ha la testa appoggiata sulla mia spalla ed un'espressione angelica sul volto.
Non vorrei svegliarlo, in questo momento potrei guardarlo ore e ore.
<<Filippo, siamo arrivati.>>
Lo scuoto, ma lui mi stringe ancora di più.
Bene.
Cerco di staccare a malincuore le sue braccia.
<<Beatrice, più veloce>> urla mia madre.
Gli faccio il solletico e lui apre finalmente gli occhi.
<<Non devi pisciare? Alzati.>>
Si stacca ed esce dall'auto ancora in dormiveglia.
Appena scendo dall'auto, il mio rossore sul viso aumenta.
Filippo non appena vede i genitori che ci osservano con uno strano sorrisetto si sveglia completamente.
Devo far qualcosa per mettere fine a questa situazione alquanto imbarazzante.
<<Ehm... Io... Oh, ma guarda un po' come sono belli quei cuccioli di volpe. Vado a vederli.>>
<<Io vado... Vado a pisciare dietro un albero. Adiós, muchachos.>>
Da quando Fil parla lo Spagnolo?
Ci scontriamo e poi corriamo in direzioni diverse.
<<Dove sono le volpi?>> urla quello stupido di mio fratello.

Sono stanca, non ce la faccio più a passeggiare.
Controllo l'ora sul cellulare ed è ora di pranzo.
Ora capisco perché il mio stomaco brontola.
Qua la linea non c'è ed io non so come sopravviverò senza connessione e serie televisive.
Mi siedo sull'erba per riposare.
Ad un tratto sento una mano sulla spalla e sussulto.
<<Beatrice, ti ho trovata finalmente.>>
Si siede accanto a me.
<<Ho perso dieci anni di vita, Fil.>>
Mi metto una mano sul cuore dallo spavento.
<<Scusami per poco fa, non volevo metterti in imbarazzo davanti ai genitori.>>
<<Tranquillo, Fil, è tutto okay.>>
<<Dove sono i cuccioli di volpe?>>
Sorrido.
<<Non ci sono.>>
<<Ah, che peccato.>>
Il mio stomaco non smette di brontolare.
<<Ho fame.>>
<<Che novità!>>
<<Andiamo a mangiare?>>
<<Certo, compagna di cibo.>>
<<Mi porti sulle spalle?>>
<<No.>>

<<Più veloce.>>
<<Che fretta c'è?>>
<<Ho fretta, voglio mangiare il prima possibile.>>
Lo stringo ancora più forte.
<<Sicura che ti fa male la caviglia?>>
<<Fa malissimo, non puoi capire il dolore che sto provando.>>
Ho usato questa stupida scusa della caviglia per salire sulle sue spalle.
<<Immagino, Bea.>>
<<Mi sento una regina da qua su.>>
<<Ed io mi sento leggermente schiavizzato da qua giù.>>
<<Non dire così... Guarda, dei cuccioli di volpe.>>
Li indico.
<<Allora ci sono!>>
Toglie le mani dalle mie ginocchia ed inizia a correre, facendomi cadere.
Li guarda da vicino.
<<Fil, io sono a terra.>>
<<Rialzati. Che ci fai a terra?>> Che gentiluomo.
Lui sì che è un cavaliere.
<<Mi fa male il culo... Mio Dio, quanto sono carini.>>
I cuccioli stanno sbadigliando e si strofinano gli occhi.
Corro da loro.
<<Ti fa proprio male la caviglia, eh?>>
Faccio centinaia di foto.
<<Non so se sono più carini loro o baby Filo.>>

<<Dove siete stati per tutto questo tempo?>>
Ora inizia la solita ramanzina di mia madre.
<<A vedere i cuccioli di volpe>> risponde il moro al mio fianco.
<<Per tre ore?>>
<<Secondo te, mamma, ti dicono realmente cosa hanno fatto? Magari si sono dati da fare a...>>
<<Mirko, non essere volgare>>, lo rimprovera mia madre.
Uccido mio fratello se non si tappa la bocca.
Gli faccio segno di stare zitto e lui mi manda a quel paese.
Che bello l'amore fraterno.

Sto impiegando più del previsto a montare una stupida tenda, mentre Filippo si sta godendo il sole.
Calcio una pietra dalla frustrazione.
Potrebbe darmi una mano, invece di esporre i suoi bei addominali al sole.
<<No, Fil, non ho proprio bisogno di aiuto.>>
Abbassa gli occhiali da sole e fa un mezzo sorriso.
<<Sono felice per te.>>
Lo odio quando fa così.
Mi siedo a terra e sbuffo per farmi notare.
<<Ti serve una mano, per caso?>>
<<Direi.>>
<<Menomale che sai fare tutto e non hai bisogno di me.>>
<<Taci e monta questa cazzo di tenta.>>
<<In realtà, mi piacerebbe montare...>>
<<Filippo, per carità, non dire cose sconce e non trovare sensi perversi in quello che dico.>>
<<Mi scusi, señorita.>>
Ed in cinque minuti la tenda è pronta.
<<Trenta euro, señorita.>>
Mi porge la mano ed io gliela piego in due.
Si tocca la mano dolorante e mi guarda male, malissimo.
<<Adiós, señor.>>
Scappo via e mi rincorre.
C'è proprio amore nell'aria.

Dopo di te | Irama/Filippo FantiΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα