Lasciami in pace - Capitolo 7🌹

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Torno a casa dall'università.
Sgattaiolo immediatamente dentro, non voglio che quel rompiballe mi veda.
Non mi sono ancora ripresa da quella notizia.
Era già difficile sopportarlo da lontano, non so come farò ora che è il mio vicino.
Preferivo i vecchietti che abitavano in quella casa prima che venisse lo stron... Filippo.
Pensavo che mia madre fosse a lavoro, invece è in cucina a preparare il pranzo.
<<Hey, tesoro. Sto preparando il tuo pranzo preferito.>>
<<Perché non sei a lavoro?>>
<<Ho chiesto al mio capo un paio di giorni di riposo.>>
<<Così puoi farmi più spesso i tortellini al ragù.>>
<<Stamani ho incontrato la nostra nuova vicina e abbiamo fatto due chiacchiere. È molto simpatica e ho scoperto che il figlio è Filippo, il ragazzo che conosci.>>
Sbianco.
Sentire quel nome mi fa rabbrividire.
<<Lo so.>>
<<Ti dò una bella notizia che ti farà felice.>>
<<Comprerai una nuova TV?>>
<<Ancora meglio.>>
La aiuto a preparare i piatti.
<<MIRKO, È PRONTO!>> urla.
I miei poveri timpani chiedono pietà.
Il ragazzo arriva più veloce di Flash e si siede.
Mia madre non parla più.
<<Qual è la notizia?>> chiedo, curiosa.
<<Ah, giusto. I nuovi vicini ci hanno invitati a cena stasera. Non sono gentili?>>
Ho sentito bene?
<<Ora dimmi la buona notizia.>>
<<È questa.>>
<<Questa è una buona notizia? Non penso proprio.>>
<<Perché non lo è? Potresti conoscere meglio Filippo. L'altra sera vi siete divertiti.>>
<<Lo odio.>>
<<Ma è un ragazzo molto garbato e gentile.>>
<<Lo è con tutti, tranne con me. Ci odiamo a vicenda.>>
<<Comunque sia, stasera verrai con me e tuo padre a quella cena.>>
<<E Mirko?>>
<<Io esco con la mia ragazza stasera>> risponde il moretto.
<<Be'... Io ho tante cose da studiare e non posso proprio. Mi dispiace.>>
<<Tanto la cena è alle venti, hai molto tempo a disposizione per studiare.>>
Devo inventare una scusa.
<<Devo uscire con Cristina.>>
<<Stai mentendo. Tu verrai dai nostri vicini. È maleducazione non presentarsi.>>
<<Ho un appuntamento con un ragazzo.>>
<<Stai ancora mentendo.>>
<<Perché Mirko può assentarsi e io no?>>
<<Perché ha un appuntamento.>>
<<Ho vent'anni e posso decidere da sola.>>
<<Il figlio mi ha detto che sarebbe felice di rivederti, quindi, è opportuno andarci.>>
<<Non se ne parla.>>
Non può costringermi.
<<Ha anche una sorella più grande, potreste fare amicizia.>>
<<Non ho per niente voglia di andare a questa stupida cena, starò a casa.>>

<<Andrà tutto bene>>, cerca di rassicurarmi Cristina.
È da un'ora che parliamo a telefono.
Cioè, io parlo e lei ascolta le mie paranoie.
Mi chiedo come faccia ad essere mia amica.
Sono insopportabile, ma non è colpa mia se Filippo sta rovinando la mia salute mentale.
<<Non andrà bene, me lo sento.>>
<<Smettila di essere così pessimista.>>
Appoggio il telefono tra l'orecchio e la spalla e mi metto le scarpe.
Mia madre urla dal piano di sotto di sbrigarmi.
<<Adesso devo andare. Augurami buona fortuna.>>
<<Buona fortuna. Mi raccomando, torna a casa sana e salva.>>
<<Lo spero.>>
Chiude la chiamata e scendo giù.
I miei genitori, impeccabili, mi aspettano davanti la porta.
Sembra che stiano andando in qualche convegno importante.
<<Potevi vestirti più elegante, ma ormai non c'è più tempo>> dice mia madre.
Ruoto gli occhi e sbuffo.
Mi vesto come voglio.
Mi metto la giacca e il telefono in tasca.
Vai, soldato!
Posso farcela.
È solo una cena, sono solo poche ore di inferno.

Mio padre bussa alla porta.
<<Devo per forza entrare? Non posso tornare a casa e ordinare una pizza?>>
<<No>> rispondono i miei, esausti.
L'imbecil... Filippo apre con un sorriso.
Fra un po' quel suo sorrisetto scomparirà.
Saluta garbatamente i miei, che ricambiano con una stretta di mano.
I genitori di Filippo li accolgono ed entrano.
Faccio per entrare, ma il ragazzo mi ferma per un polso.
<<Che vuoi?>>
<<Prima di entrare si saluta. Non lo sai?>>
<<Prima di farmi alterare, se fossi in te, mi farei un esame di coscienza e ci penserai due volte. Non lo sai?>>
Non sono nemmeno entrata e già sono al punto di scoppiare in una crisi isterica.
Mi guarda senza dire niente.
<<Hai intenzione di farmi entrare o dobbiamo rimanere qui al vento per tutta la sera?>>
<<Aspetto un saluto.>>
<<Bello, non prendo ordini da te.>>
Sta fermo.
Ho fame e ho freddo.
Ho bisogno di entrare, finire velocemente la cena per poi andare a casa.
Idea!
Gli pesto volutamente un piede e scappo dentro ridacchiando.
<<Dannazione!>> impreca inseguendomi, facendomi ridere ancora di più.
<<Vi state già divertendo, vedo>> dice la madre di Filippo.
Io mi sono divertita, il povero Fil sta morendo dal dolore.
I nostri genitori ci guardano con un'espressione del tipo 'come sono carini insieme'.
È imbarazzante.
Sarà una lunga, insopportabile serata.
Mi stringono la mano e si presentano.
Una ragazza, presumo la sorella, scende le scale e ci raggiunge.
Sembra più simpatica di suo fratello.
Fisicamente, però, si somigliano.
Filippo mi prende per un braccio e mi trascina in soggiorno.
<<Lasciami in pace.>>
Mi libero dalla sua presa.
<<Mi hai rotto un piede, me la pagherai.>>
<<Te lo sei meritato e poi, non riuscirai a vendicarti, sono astuta come una volpe.>>
<<Be', anch'io lo sono.>>
<<Staremo a vedere. Ora, se non ti dispiace, ho fame. Vado a mangiare.>>
<<Ma hai sempre fame?>>
<<Sì.>>
<<E come fai ad essere così magra?>>
<<Ho un metabolismo veloce. È un grosso vantaggio.>>
Entriamo in sala da pranzo e i nostri cari genitori hanno riservato due posti liberi vicini per noi.
Che carini, vero?
No, per niente.

Mentre aspetto il mio cibo, mando un messaggio a Cristina.
"La serata sta già andando male. Aiuto!"
La sua risposta non tarda ad arrivare.
"Posa il cellulare e goditi la cena."

Quel curiosone di Filippo sta sbirciando.
<<Con chi messaggi? Con Cristina? Dammi il suo numero.>>
<<Quante volte ti ho detto che non te lo darò mai?>>
<<Penserai che sono un donnaiolo, ma non lo sono.>>
<<Lo sembri.>>
<<Ma non lo sono, giuro.>>
I nostri genitori chiacchierano come se fossero amici di vecchia data.
La sorella di Filippo parla amorevolmente con il fidanzato.
Io sono costretta a stare con lo stupido.

Addento il mio pollo.
Stavo morendo di fame.
È buonissimo, paradisiaco.
<<Non sei per niente femminile.>>
<<Stai zitto se non vuoi questo direttamente nella gola. Ti conviene farmi mangiare in pace>>, lo minaccio con un osso di pollo.
Abbassa la mia mano, ridacchiando.
<<Scema.>>
<<Tu sei lo scemo qui dentro.>>

<<Sono piena.>>
Poso finalmente la forchetta nel piatto.
<<Eh, ti credo.>>
<<Non è colpa mia se tua madre è una gran cuoca.>>
<<Beatrice, puoi servire il dolce che ho portato? L'ho lasciato in cucina>> chiede mia madre.
Annuisco.
Mi dirigo in cucina, seguita da Filippo.
<<Vai via.>>
<<Ti aiuto.>>
<<Non ho bisogno del tuo aiuto.>>
<<Sto cercando di essere gentile, apprezzalo.>>
<<Oh, grazie mille.>>
Afferra il coltello che avevo in mano con poca cautela.
E mia madre pensa che sia garbato.
Non lo conosce per niente.
Solo con persone più grandi è educato.
Inizia a tagliare la torta.
<<Secondo me non eri bravo in Geometria, stai tagliando fette tutte storte.>>
<<Tranquilla, sono un ingegnere.>>
Appare un sorriso sul volto di entrambi.
Lo aiuto a mettere le fette di torta nei piatti e li serviamo come due bravi camerieri.
<<La finisci tutta?>> mi chiede il moro.
<<Certo, Fil. C'è sempre spazio per il dolce.>>
<<Sei incorreggibile.>>

<<Grazie mille per la serata>>, ringrazia mia madre.
<<Grazie a voi>> dice gentilmente la vicina.
I miei genitori escono e io li seguo.
Ma come sempre, Filippo mi blocca.
<<Hai il brutto vizio di non salutare.>>
Mi dà un bacio sulla guancia.
Lo saluto con un cenno, senza riuscire a dire niente.

Hey! Piaciuto il capitolo? Mi sono divertita tanto a scriverlo.
-M.

Dopo di te | Irama/Filippo FantiWhere stories live. Discover now