Capitolo 56

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Emma
Qui è tutto così strano, tutto così in ordine, tutto così anche freddo.
Fortunatamente la mia compagna di stanza è Marine, anche perché è l'unica ragazza che ho visto fino ad ora. Non so se ce ne siano altre qui, ma non credo che le donne non siano ben accette solo perché considerate meno forti dell'altro sesso.

La struttura al suo interno è come l'avevo immaginata: grande, enorme.
Appena entrati, una piccola/media sala a forma di cerchio attira l'attenzione. I muri di un grigio chiaro ed il pavimento di mattonelle anch'esse grigie ma più scure. Ci hanno spiegato che sulla destra ci sono i dormitori, separati dal resto da un'enorme porta di sicurezza...mentre sulla sinistra si trovano la mensa, la palestra, la piscina ed il poligono. Strano che sia all'interno, di solito ho sempre saputo che lo effettuavano all'esterno, anche per una questione maggiore si sicurezza.
Oh, sempre sulla destra si trova una piccola infermeria ed i bagni in comune, suddivisi tra maschi e femmine.
Almeno così hanno detto.

La nostra camera, non è così piccola come pensavo che fosse. Ogni camera ha un numero diverso, e le camere si susseguono l'una dopo l'altra.
I letti sono posizionati l'uni sopra l'altro, così da occupare meno spazio e lasciare il posto ad un piccolo comodino posto alla sua sinistra ed un piccolo armadio opposto al letto. La luce la dona una piccola lampadina sul soffitto ed anche una finestra sul soffitto che non è neppure tanto piccola devo dire.

<Da dove vieni?>, mi domanda Marine mentre indossiamo la nostra divisa.
<Da Miami, tu?>, chiedo a mia volta guardando la giacca a bottoni verde scuro che credo mi stia più grande di quanto pensassi.
Raggomitolo le maniche fini ai gomiti, ed aggiusto la maglia verde chiaro nei pantaloni legati in vita con una cintura nera semplice.
Non mi sembra che il look sia così brutto, anzi, potrei abituarmici a tutto questo verde.
<Washington>, risponde legando i capelli che le arrivano fino alla spalla in una coda bassa.
<Pensi che saremo le uniche ragazze qui dentro? Non che la cosa mi preoccupi eh, ma spero di non essere presa di mira perché sono una ragazza>, dice parlando a raffica e gesticolando così tanto da farmi girare la testa.
<Non lo so>, mormoro infilando gli scarponi neri e stringendo le stringhe forte.
<Tu sei di poche parole, vero?>, mi chiede poi sedendosi vicino a me sul mio letto.
Si, ho preso quello di sotto.
Le uniche persone con cui ho parlato in questi anni sono stati i miei genitori ed i professori a scuola durante le interrogazioni. Quindi immaginate un po' che bei discorsi che ho potuto affrontare.
Mi sono sempre isolata dal resto della classe, da quei gruppi di persone che non davano nulla agli altri...nessun tipo di rapporto importante, se non tutto incentrato sui soldi e sulla provenienza sociale.
Un po' come vivere in una realtà che non è la tua.
Non so nemmeno come si intraprende una conversazione con qualcuno, mi sento sempre fuori posto, sempre quella persona che non può esprimere un suo parere, quella persona che è meglio se tiene la bocca chiusa e pensi ad altro piuttosto che provare ad essere se stessa.
Spero che qui sia diverso.
<Eh...già...>, rispondo in un sussurro continuando ad allacciare le scarpe senza guardarla in viso.
<Non ti preoccupare, ci sarò io a colmare tutto il vuoto>, specifica ridendo e facendo sorridere anche me.
La guardo ed i suoi occhi scuri mi sorridono quasi più delle labbra. Sono così luminosi che non serve nemmeno capire che la sua vita è ben diversa dalla mia.
<Andiamo a fare un giro della struttura prima di trovarci tutti fuori tra venti minuti?>, chiede alzandosi e parandosi davanti a me.
<Credi che ci sia permesso farlo?>, domando alzandomi ed aggiustando i capelli mossi mori dietro la schiena.
<Nessuno ha detto nulla, ma dobbiamo pur sapere dove andare...dopotutto abiteremo qui>, risponde sicura di sé andando verso la porta.
Guardo l'orologio che porto al polso e vedo che la lancetta segna le sette e dieci, è ancora presto e sinceramente non so come funzionano le cose qui dentro.
<Avanti, forza...non abbiamo mica tutto il giorno Em>, continua afferrandomi un braccio e catapultandomi completamente fuori dalla stanza chiudendo la porta con un po' troppa forza.
<Aspetta>, mormoro cercando di non cadere nei miei stessi passi.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now