Capitolo 73

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Emma
<Quando pensi che torneranno?>, mi domanda Marine mentre riprendiamo fiato dalle quattro vasche che abbiamo appena effettuato.
<Non lo so>, rispondo portando le mani sul bordo della piscina.
<Sono via da due giorni e non abbiamo avuto nessuna notizia>, borbotta con l'acqua che le arriva quasi alle labbra.
È da quando sono partiti che continua a fare domande e a preoccuparsi di non poter rivedere più Blue; non le do torto, anzi...però per me è estenuante continuare a sentir dire sempre le stesse cose.
<Vuoi calmarti? Sanno quello che fanno>, dico sbuffando e chiudendo gli occhi uscendo dalla piscina per andare negli spogliatoi.
<Perché sembra che non te ne freghi nulla? Cioè...quelle persone potrebbero morire e tu ne conosci qualcuna>, ribatte seguendomi cercando di non cadere dati i piedi bagnati.
<Non ho detto che non me ne frega nulla, sono anche io preoccupata ma...ma non lo faccio vedere perché sono stata abituata così>, spiego entrando nella stanza dove ci sono vari armadietti con sopra scritto il proprio nome.
<Ed io sono abituata diversamente...sbaglio o ti sei avvicinata a Connor?>, mi domanda poi tornando per l'ennesima volta su questo argomento.
Da quando le ho detto che ho chiacchierato con il sergente in piscina, non ha fatto altro che crearsi film inutili in mente, lo ha raccontato anche a Johanna che, per detta sua, il sergente non è amante delle chiacchiere. Insomma, sembra che tutti qui sappiano tutto su di lui e lui non sappia niente degli altri. Un po' un gioco a doppio taglio.
Resta il fatto che dopo quella serata, non abbiamo più parlato se non per il solito "buongiorno" o per la serie di allenamenti da affrontare.
<Ancora?! Abbiamo solo parlato>, mormoro alzando gli occhi al cielo aprendo la cerniera sul davanti della tuta completamente appiccicata alla pelle e non perché bagnata, ma perché attillata.
<Ti ha raccontato di lui>, afferma aprendo il suo armadio da dove estrae la divisa da indossare nuovamente.
<Mi ha solo parlato di suo padre>, mugugno infilando la canottiera nera.
La cosa positiva di questa tuta è che non fa penetrante nemmeno una goccia d'acqua, la cosa negativa è che i capelli sono fradici; ma adesso non ho il tempo per lavarli, dovrò farlo questa sera.
<Non sottovalutare questa cosa>, precisa Marine guardando alle sue spalle alcune reclute entrare.
<Non lo sto facendo, non so che tipo di ragazzo sia sinceramente...ma so che le cose che mi ha detto per lui sono importanti>, spiego infilando i pantaloni mentre vedo alcune gocce d'acqua cadere dai capelli e schiantarsi sul pavimento.
<Secondo te è stronzo come persona? Hai visto come mostra sempre quel viso impassibile?>, chiede ancora portando l'indice sul mento e lo picchietta proprio in quel punto.
<Io l'ho visto sorridere, più o meno>, rispondo alzando le spalle.
<L'hai visto nudo, vestito, sorridere, avete nuotato insieme...hai fatto tante cose con lui>, commenta ridendo chiudendo l'anta del piccolo armadietto dopo essersi vestita completamente.
<Non l'ho...non l'ho visto nudo>, ribatto subito arrossendo. Sbuffo per le insinuazioni che fa e la guardo come a volerla disintegrare al momento.
<Perché sei arrossita?>, domanda sorridendo e dandomi una spallata.
<Smettila Marine, pensa a Blue>, mormoro infilando gli scarponi che allaccio al meglio.
<Ultimamente ci siamo avvicinati molto>, ammette andando verso la porta quando mi alzo in piedi e chiudo l'armadio.
<Pensi che si sia finalmente sbloccato?>, chiedo camminando verso l'uscita della palestra.
<Lo spero, ma da un tipo come lui posso aspettarmi una ritirata in ogni momento>, dice percorrendo il corridoio che ci porta direttamente nell'entrata a cerchio.

Il padre di Connor se ne sta come sempre davanti la porta principale con le mani dietro la schiena, lo sguardo puntato verso il cancello e con la radio accesa appesa alla cintura dei pantaloni.
Passa la maggior parte del tempo così da quando suo figlio è partito, forse spera di vederlo tornare da un momento all'altro o spera di avere sue notizie.
Per quanto ne sappiamo, stanno bene...Johanna ci ha raccontato di secondi in cui Carl si è collegato dicendo che andava tutto bene.
È preoccupato.
<Marine, vengo tra poco in mensa...tu vai pure>, le dico vedendola già sulla porta di essa.
<Va bene, ma non fare tardi o non troverai nulla da mangiare>, mi avverte entrando subito dopo.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now