Capitolo 15

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Giorno 1 in casa Brown

Maggy
Primo giorno in cui a svegliarmi non è la mia amatissima sveglia.
Socchiudo gli occhi per la grande luce che aleggia in questa piccola dependance e il mio sguardo va subito verso il soffitto, dove un grande specchio riflette le mie pessime condizioni.
Le lenzuola sparse per tutto il letto tranne che sul mio corpo, il cuscino alla mia destra e non sotto la testa e i miei capelli sparsi per tutto il letto.
Devo tagliarli, assolutamente.
Giro la testa verso sinistra e l'acqua della piscina sembra che stia brillando. In realtà è solo l'effetto che la luce ha sulle goccioline. Mi stiracchio ancora un pochino e poi decido di alzarmi; dalla scrivania prendo il telefono e leggo che sono le 09:46.
Vedo anche una chiamata da parte di mamma e una di papà.

<Mamma>, sussurro con voce ancora impastata dal sonno.
<Piccola mia, come vanno le cose a New York?>, mi domanda lei.
<Per adesso bene, è bellissima mamma>, rispondo con occhi sognanti mentre vado a ributtarmi sul letto.
<Lo so figliola, e i signori Brown come sono? Gentili?>, chiede ancora lei.
<Si mamma, sono molto carini a dire il vero>, affermo pensando a ieri sera. Il mio stomaco inizia a brontolare, è da ieri pomeriggio che non metto qualcosa sotto ai denti.
<Meglio così tesoro, ci sentiamo più tardi tesoro>, mi avverte lei. Sarà sicuramente al lavoro.
<Va bene, ciao mamma>, dico chiudendo la chiamata.

È ora di fare colazione.
Mi alzo per la seconda volta da questo magnifico letto e sono indecisa se andare in cucina già vestita oppure andare in pigiama. Ma questo pantaloncino nero dell'Adidas che uso come pigiama non mi sembra ridotto male. Il top rosso, invece, lascia scoperto leggermente l'ombelico..ma niente di volgare. Guardo i miei piedi scalzi e noto che sono ancora in buone condizioni..non voglio fare una brutta impressione. Dopotutto sono a casa del tenente. I capelli li lego in una coda alta non molto precisa e direi che sono pronta per mangiare. Apro le vetrate della dependance e il sole forte e caldo mi obbliga a chiudere gli occhi per qualche secondo. Fa troppo caldo per i miei gusti.
Scendo le scalette e attraverso il giardino. Sentire i piccoli ciuffi d'erba sotto i piedi penso che sia la sensazione più rilassante del mondo. Prima di entrare in salotto, spio dalle vetrate per capire cosa mi aspetta una volta aver messo piede lì dentro..nemmeno un'anima.
Che stiano ancora dormendo i due gemelli?
Apro le vetrate ed entro..attraverso il salotto e mi ritrovo nel corridoio. Percorrendolo poco dopo il salotto, sulla sinistra vi è l'entrata della cucina. Sento la voce di Noah e di una ragazza che non è la madre però.
Perché devo conoscere gente nuova in queste condizioni???
Respiro.
Mi faccio coraggio.
Ed entro.
Le chiacchiere diventano silenzio in un secondo.
La cucina si presenta in stile moderno, con una grande isola al centro e le sedie attorno ad essa. I colori sono sul bianco e sul nero, mentre il pavimento qui è fatto di mattonelle e non di marmo.

<Buongiorno Maggy>, mi saluta Noah mentre dá un morso al biscotto che ha in mano. Sembra che si sia appena svegliato, lo noto soprattutto dai capelli che non hanno una direzione propria..sono un po' a casaccio.
<Giorno>, sussurro dondolandomi sui talloni con le mani dietro la schiena.
Imbarazzo? Livello 100.
<Vieni dentro, su>, mi incita lui ed io avanzo piano piano.
<Oh..io sono Kayty>, si presenta la ragazza che fino ad ora mi aveva solo osservata. I capelli corti e scuri le ricadono con qualche piccola onda fino alle spalle. La frangia le dà un aspetto quasi da manga grazie ai suoi enormi occhi scuri contornati da una linea sottile di eye-liner.
<Maggy piacere>, rispondo sorridendo e lei socchiude gli occhi sorridendo.
<Lei è una nostra grandissima amica, praticamente siamo come fratelli>, mi spiega Noah mentre prende una tazza e la poggia davanti alle mie mani che sono sul tavolo.
<Lui e Thommy sono i miei migliori amici>, continua lei. Prendo il latte e lo verso nella tazza con qualche goccia di caffè.
<Allora..con chi dei due sei fidanzata?>, domanda poi Kayty ed io quasi mi affogo.
La guardo stranita e poi guardo Noah che scuote la testa poggiata su una mano.
<Nessuno, Noah è un mio amico>, rispondo prendendo dei biscotti da una scatola aperta.
<E Thommy?>, chiede ancora lei sorridendo.
<A malapena ci salutiamo, quindi no>, rispondo ricordando perfettamente il piccolo scontro di ieri sera.
<I tuoi come stanno?>, domanda poi Noah alla ragazza. Grazie per avermi tolto da questo ennesimo imbarazzo.
<Bene, passeranno questa sera a trovarvi o domani>, risponde lei guardando poi alle mie spalle.
Il sorriso per un attimo svanisce, ma poi ritorna.
Ditemi che non c'è lui.
Ditemi che è Jenny o Owen.
<Thommy>, urla la ragazza alzandosi dalla sedia ed andando vero il ragazzo.
Ecco, come non detto.
<Come stai?>, domanda la ragazza abbracciandolo.
<Bene, tu?>, chiede a sua volta staccandola leggermente. Che stronzo.
Prima che possa incrociare il mio sguardo, mi volto ritornando a bere il mio latte mentre lui comincia a camminare verso il tavolo.
<Buongiorno>, afferma in modo generale.
Il tono di voce è sempre autoritario.
<Giorno>, sussurro mantenendo lo sguardo verso la tazza.
<Giorno fratellino>, dice Noah sorridente come non mai.
Va a sedersi di fronte me, prende una tazza e la riempie con del latte.
Lo osservo.
I capelli sono scompigliati e le guance sono leggermente arrossate per via della dormita. La maglietta bianca lascia intravedere le spalle e le braccia muscolose.
<Io parlo una volta sola, ok?>, dice poi alzando lo sguardo verso di me.
<Io parlo una volta sola, ok?>, lo scimmiotta Kayty guardando me sorridendo e facendomi l'occhiolino.
Guardo il tenente ed annuisco.
<Quello è il mio posto, lì mi siedo io>, continua ed indica il posto dove sono seduta attualmente.
Si può essere più pignoli di così?
<Non ti sembra di esagerare?>, domanda Kayty lanciandogli una mollica di pane.
<No, e smettila di comportarti come una bambina>, la riprende lui mentre la ragazza non smette di sorridere in modo provocatorio.
<Bevi quel latte e lasciaci in pace intesi?>, mette in chiaro la ragazza.
<Quello è il mio posto>, replica lui sorseggiando il latte.
<Ti comporti tu come un bambino>, ribatte lei.
<Possiamo non iniziare a discutere già da oggi? Possiamo farlo l'ultimo giorno, quando ce ne andremo>, interviene Noah mettendo una mano sulla spalla del fratello.
<Te l'ho detto che non la volevo in casa, cosa c'era di tanto difficile da capire?>. Sta iniziando ad arrabbiarsi.
L'aveva detto anche a me.
<Si sieda qui>, affermo alzandomi da quel maledetto posto.
<Maggy non devi cedere ai suoi ricatti>, mi avverte Kayty dando un'occhiata omicida al tenente.
<Non faccia sceneggiate e si metta a sedere>, mi risponde lui dando un morso ad un toast con la nutella che aveva preparato prima.
<Non sono io che faccio sceneggiate..>, inizio a dire.
<Allora si sieda>, continua lui interrompendomi.
<Ma quando si ha a che fare con dei capricci da parte dei bambini bisogna accontentarli>, concludo io.
A queste parole poggia la tazza sul tavolo e serra le labbra contraendo la mascella.
<Perché non fa le valige e torna alla base?>, domanda lui alzandosi e venendo verso di me.
<Thommy smettila adesso>, interviene Kayty arrivando al mio fianco.
<Non metterti in mezzo tu>, la avverte lui spostandola leggermente.
<Perché ti devi sempre comportare così? Essere gentile è troppo difficile per te?>, continua lei mentre io guardo Noah che ha lo sguardo abbassato.
<Perché ti devi sempre mettere in mezzo quando parlo con qualcuno?>, domanda lui allargando le braccia.
<Perché sei uno stronzo, perché non ti rendi conto di quello che le stai dicendo>, risponde lei avanzando verso il ragazzo che non fa nessun passo.
Stanca di queste urla di prima mattina, faccio per andarmene.
<Dove sta andando? Le pare che abbia finito di parlarle?>, continua lui come se non conoscesse la parola "fine".
<Vado a fare le valige tenente>.
Senza voltarmi esco dalla cucina.
Direzione: dependance.

Thomas
<Dovevi per forza trattarla così?>, mi accusa subito Noah quando la ragazza lascia la cucina.
<Da quando M..>, inizia a dire Kayty.
<Non lo nominare>, sibilo alzando lo sguardo verso di lei.
<Da quando Matt è morto io..io non ti riconosco più>, sussurra lei sedendosi ad una delle sedie intorno al tavolo.
Da quando lui è morto non mi riconosco più nemmeno io.
<Sono sempre lo stesso e ti ho detto mille volte che non lo devi nominare>, replico poggiando la testa sulle mani mentre mi siedo. La sento pesante.
<Thommy..perché per una volta non decidi a dirmi come stai, come ti senti, come..>, dice Noah.
<Non ho niente da dirti, né oggi né mai>, continuo senza badare tanto a quello che dice.
Non perché non mi interessa, ma forse perché mi interessa fin troppo.
<Matt manca a tutti, ma trattare gli altri come se fossero colpevoli del tuo cambio di atteggiamento non è la soluzione migliore>, mi spiega Kayty poggiando una mano sulla mia spalla.
<Io..io voglio solo stare bene..>, sussurro mentre la testa inizia a scoppiarmi.
<Perché non ti sfoghi con qualcuno?>, mi domanda Noah.
<Perché non voglio ricordare, non voglio tornare a quella cazzo di notte Noah>, rispondo stringendo gli occhi il più possibile per non far uscire quello che ho dentro.
<Ok, vai da Maggy e dille di restare>, mi incita Kayty cercando di spingermi ad alzarmi.
<Non vado a chiederle scusa>, dico autoritario sollevando la testa.
<So che ti chiediamo tanto, ma vai a risolvere insomma no>, continua lei.
<Uff>, sbuffo alzandomi.
<Vai fratellino, ti voglio un mondo di bene>, grida quasi Noah mettendo in bocca un biscotto.
Qualche volta avrà un indigestione se continua così.
<Ruffiano>, sussurro lasciando la cucina.

Adesso mi tocca andare da quella matta e lingua lunga e dirle di restare. Ok, forse ho un tantino esagerato..e anche ieri sera non ci sono andato leggero con le parole, ma..ma ha ragione Kayty.
Da quella notte sono cambiato. Un episodio di quel tipo ti cambia la vita e a me l'ha cambiata in peggio.
E non credo più di poter tornare quello di un tempo.

Con le mani nelle tasche dei pantaloncini, attraverso il giardino e arrivo fino alle scale della dependance. Da fuori riesco a vederla già mentre si annoda le stringhe delle scarpe. Alzo gli occhi al cielo e busso.
Lei solleva lo sguardo e sbuffa. Abbiamo la stessa stima reciproca, non ci possiamo vedere per niente.
<Dove va?>, chiedo aprendo la vetrata ma rimanendo sull'uscio.
<Torno alla base, come mi ha ordinato lei>, risponde alzandosi dal letto e chiudendo la valigia. Indossa un paio di pantaloncini di jeans e una camicetta bianca molto casual. Le gambe lunghe e poco abbronzate hanno alla base delle semplici scarpe da ginnastica della Nike.
<Come ci arriva lì?>, domando ancora.
<Chiamerò mio padre una volta arrivata all'aeroporto>, spiega lei senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
Prende la valigia e avanza verso di me.
<Torni indietro e..>, cerco di dire ma la sua risata mi interrompe.
<Perché ride?>, chiedo leggermente irritato.
<Perché lei non si rende conto di quanto può sembrare patetico>, dice lei aprendo la vetrata ed uscendo fuori.
<Può ripetere per favore?>.
La rabbia sta iniziando a montarsi dentro di me.
<Cosa è venuto a dirmi? Di restare? Di non andare via? Queste sceneggiate se le può anche risparmiare>, risponde lei mettendosi le mani nei capelli come se stesse per impazzire.
<Volevo dirle che..che non deve andare via, esatto. Mio fratello e Kayty vogliono che lei resti>, continuo mentre la guardo battere un piede a terra per l'agitazione.
<Se lei continua a trattarmi così, come crede che si potrà andare avanti qui dentro o addirittura alla base?>, mi chiede poi cercando in me una risposta che non so se troverà.
Mi tornano in mente le parole di Kayty che mi dice che non mi riconosce più..chissà Noah cosa pensa.
<Mi dica di restare e resterò, cercando di fare meno danni possibili, cercando di non darle fastidio..mi dica di andare e andrò via>, continua lei quando non rispondo alla sua precedente domanda.
<Mio fratello, stranamente, si è affezionato a lei. Resti>, dico pensando a quanto ci resterebbe male mio fratello se sapesse che l'ho mandata via.
<Non deve pensare agli altri, solo per fare un piacere. Se lei non vuole che io resti può dirlo tranquillamente>, mi dice sorridendo. Ma riesco a vedere altro dietro quel sorriso.
Cosa nasconde dietro questa apparenza?
<Ho promesso a suo padre che non l'avrei persa di vista e mi ucciderebbe se sapesse che l'ho mandata via da sola>.
Detto questo la supero andando verso le vetrate del salotto.
<Se non l'avesse capito: lei resta qui>.

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