Capitolo 85

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Due mesi dopo...

Connor
<Avanti, avvicinati...non voglio farti del male>.
Tendo la mano verso una donna che mi guarda con gli occhi pieni di paura e con il viso sporco di terra, i vestiti sgualciti ed il corpo al vertice delle proprie debolezze.
Mi guarda in viso con gli occhi supplicanti,mentre Marine al mio fianco mantiene una borsa con all'interno medicinali e qualche cosa da mangiare. Soprattutto cibo calorico.
<Hai figli?>, le domando quando decide finalmente di uscire dalla sua casa che ho paura possa cadere a terra da un momento all'altro. Non si fida al punto di non afferrare la mia mano, non si fida a tal punto di camminare con lo sguardo basso e con il corpo ritirato su se stesso.
Scuote il capo e do segnale a Marine di misurarle la pressione e la temperatura corporea.

In questo mese ha effettuato un corso medico qui alla base, giusto per la consapevolezza di saper cosa fare in momenti come questi, devo dire che è cresciuta parecchio. Non sembra più la ragazzina di quando è arrivata, è più responsabile, più seria per quanto riguarda il lavoro. È meno bambina, e credo che gli allenamenti extra che si è guadagnata in questo periodo l'abbiano solo fatta crescere.
D'altro canto adesso è la fidanzata del comandante Blue.

Il comandante Pens ha dato le dimissioni immediate, quando hanno scoperto enormi trasferimenti di denaro sul suo conto in banca ogni mese, a volte anche più di una volta al mese. Si è scoperto che l'uomo in questione aveva creato una linea di favoreggiamenti a tutti coloro che avevano abbastanza soldi. Praticamente andava contro a quello che era il suo lavoro.

<Credo solo che abbia un po' di febbre dovuto al poco cibo>.
La voce di Marine mi fa tornare con gli occhi sulle figure di entrambe e non aspetta che le dico qualcosa, anzi, prende dalla borsa qualche medicinale che consegna alla donna.
<Una volta al giorno per tre giorni, con un bicchiere d'acqua>, le spiega mentre richiude la borsa e si rialza mettendosela in spalla.
<Grazie>, mormora la donna con il capo basso che rientra in casa e chiude la porta alle sue spalle velocemente e anche con una certa forza.

<Sempre la stessa storia>, mormora la bionda al mio fianco mentre inizia a dirigersi verso la Jeep con la quale siamo venuti.
E in effetti non ha tutti i torti: le persone sono diventati ostili anche nei nostri riguardi, anche verso chi vuole aiutarli. Quasi come se il nostro aiuto non lo volessero, quasi come se si fossero arresi, quasi come se un aiuto viene visto come un attacco e non per quello che è veramente.

Sulla terra secca e polverosa si sentono solo i nostri passi, ed è terrificante come la mente parta per visioni suggestionanti e poco tranquille.
Davanti a me solo la ragazza che cammina con il capo alto mentre io le copro le spalle e continuo a guardarmi intorno con la pistola sempre a portata di mano.
Lo spezzare di un qualcosa in lontananza mi fa fermare e fa fermare anche la ragazza che si volta in uno scatto verso di me ed io le mimo con un dito sulle labbra di non parlare.
Restiamo immobili nelle nostre posizioni e nei seguenti due minuti non si sentono altri rumori se non il cinguettare degli uccelli sotto al cielo grigio.
<Andiamo, non c'è nessuno>, afferma Marine tornando sui suoi passi mentre io ancora poco convinto della cosa vengo catturato da qualcosa di luminoso che sbatte nei miei occhi.
Vedo la stessa luce sul corpo della ragazza che continua a camminare e che è quasi arrivata alla Jeep ma ignara di quello che potrebbe succedere.
<No, no, no>, mormoro correndo verso la ragazza.
<Marine, entra dentro!>, urlo cercando di evitare qualcosa che potrebbe distruggere qualcuno.
<Cosa?>, chiede la bionda con la mano poggiata sullo sportello della macchina mentre un suono freddo e vuoto la colpisce.
Vedo i suoi occhi spalancarsi, la mano lasciare lo sportello e tremare lungo il suo corpo, le labbra socchiudersi e qualche goccia di sudore cadere dalla fronte, vedo le gambe tremare e la divisa sporcarsi di sangue; vedo il corpo cadere sulle ginocchia, vedo portarsi una mano sul collo da dove fuoriesce sangue e la vedo sorridermi prima di cadere completamente a terra con il viso sul terreno.
<No, no, bastardi!!>, urlo puntando la pistola contro l'uomo in alto su uno degli edifici che ancora ci guarda. Sparo tanti colpi possibili finché la pistola non è scarica e con gli occhi lucidi ed il corpo tremante non so se uno di questi proiettili sia arrivato a destinazione.

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