Capitolo 2

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Maggy
<Tutti conoscono Thomas Brown>, afferma William mentre da un morso alla sua fetta biscottata con la marmellata.
<Eccolo colonnello, sta arrivando>, dice Noah quasi sollevato dal fatto che il tenente stia arrivando.
La curiosità di voltarmi e guardarlo è tanta, devo essere sincera. È da questa mattina che sento parlare di questa persona e di come faccia bene il suo lavoro.
<Buongiorno Colonnello, Priscilla, Will, Noah>, dice il ragazzo appena arrivato al nostro tavolo. Si siede vicino Noah..ha i capelli neri come la pece e leggermente ricci, gli occhi chiari quasi trasparenti, labbra carnose e qualche lentiggine qui e là, ma molto chiare.
Aspettate un attimo.
Guardo il tenente e Noah e vedo una certa somiglianza, sembrano gemelli a dirla tutta.
<Buongiorno tenente, le sono mancato?>, gli domanda mio padre ridendo.
<Poteva anche restarsene a casa>, risponde il tenente mentre inizia a mangiare una brioche.
Al polso ha un orologio nero, tiene un gomito sul tavolo con in mano la brioche mentre l'altra è solo poggiata sul tavolo.
<E lasciare questi militari nelle sue mani? Batterebbero la fiacca>, continua mio padre in tono scherzoso.
<Thommy è anche più insistente di lei colonnello>, replica Noah.
Dal diminutivo che gli ha dato devono essere per forza in confidenza; secondo me la mia teoria sul fatto che siano gemelli può essere vera.
Guardo gli occhi che guardano con cura tutto, noto che guarda tutta la sala e lo sguardo è fin troppo serio per i miei gusti. Da quando si è seduto non mi ha degnato di uno sguardo, non che sia importante ma non ha notato che c'è una persona nuova a questo tavolo?
<Ti faccio ripetere tutti gli esercizi Noah>, replica Thomas guardando l'altro ragazzo.
<Sai che potrei farcela>, lo stuzzica lui ridendo.
Thomas scuote la testa e poi torna a mangiare la sua brioche e a bere il suo caffè.
<Come sono andate le cose in perlustrazione?>, domanda mio padre.
<Credo che sia meglio parlarne dopo nel suo ufficio>, risponde Thomas guardando mio padre e poi sposta lo sguardo verso di me. Dà un ultimo morso alla brioche e continua a guardarmi mentre io lo guardo da sopra la tazza che porto alle labbra.
Quindi mi aveva vista.
<Lei è la nuova infermiera>, lo informa mio padre.
<Ed è sua figlia>, continua Will che riceve una mia occhiata per niente amichevole e gentile.
A pelle non mi sta simpatico, ma come si dice? Non giudicare mai un libro dalla copertina.
<Ci possiamo fidare di lei, è una di noi adesso>, gli spiega mio padre mentre io mi sento in imbarazzo.
Sapete la sensazione di quando vi sentite osservati e non sapete cosa fare e dire?
Un incubo.
<Preferisco parlargliene in privato>, replica Thomas lanciandomi quasi uno sguardo di sufficienza.
Tenente del cazzo.
<Bene, allora andiamo. La giornata deve iniziare>, dice mio padre alzandosi dal tavolo e aggiustandosi la giacca. È sempre stato un uomo con un buon stile nel fatto di vestire, ed ama essere sempre presentabile; come il suo grado di colonnello deve avere.
<Noah vieni anche tu>, dice con voce ferma e decisa Thomas mentre si alza e segue con lo sguardo mio padre.
<Non posso, devo far vedere alla signorina la base>, risponde Noah indicandomi.
Lo sguardo di Thomas ricade ancora su di me ed io lo guardo dal basso dato che sono ancora seduta.
<Signorina White..giusto?>, chiede lui mettendomi in soggezione. Mette le mani in tasca e fa il giro del tavolo venendo alla mia destra. Mi alzo e annuisco.
<Giusto tenente>, rispondo guardando lui e poi guardo Noah che mi annuisce con la testa.
<Spero che sia pronta per questo lavoro, è un'infermiera vero?>, continua lui. E guardo il suo portamento: la schiena dritta, la testa alta, lo sguardo duro, la voce fredda, le gambe leggermente divaricate per dargli stabilità e anche quell'apparente imponenza.
<Vero, sono qui per fare la specializzazione>, spiego mentre mi torturo le mani.
<La smetta>, afferma quasi in un rimprovero.
<Come scusi?>, chiedo non capendo a cosa si riferisce.
<La smetta di giocare con le mani, è segno di nervosismo>, continua guardandomi negli occhi.
Abbasso le mani lungo i fianchi e le stringo in due pugni.
<Non è pronta per questo>, esordisce dopo qualche secondo dalla mia risposta.
<Cosa glielo fa capire?>, domando quasi in tono aggressivo.
Non mi piace quando una persona che non conosco e che non conosce me, mi dice che non sono pronta o non sono in grado di fare qualcosa.
So quanto ho sudato per entrare qui dentro, so quanto ho studiato, so quanto tempo ho dovuto passare a convincere i miei.
<Qui non servono lingue lunghe. Ho detto che non è pronta ma mi fido delle scelte del Colonnello>, risponde lui con quel tono di sufficienza e di superiorità.
Nella mia mente sto vedendo già alcune probabili situazioni con cui tappargli quella bocca: una di queste è sbattergli in faccia la fetta biscottata di Will. Troppo aggressiva?
<Non ha scelto lui, ho fatto il test come tutti. Pensavo che dato che fosse il tenente ne fosse al corrente>, rispondo non facendomi mettere i piedi in testa da nessuno e tantomeno da lui.
Al tavolo nessuno apre bocca e nessuno si muove di una virgola. Guardo gli occhi di Noah che saettano tra me e Thomas; Will che sembra divertito da questa accesa conversazione e poi, Priscilla che sorride divertita.
<Non faccia finta di non capire adesso, sa quanti favoritismi ho visto nella vita?>, domanda ancora.
<Cosa sta insinuando? Magari quello che ne ha usufruito per primo è stato proprio lei>, affermo incrociando le braccia al petto.
<Quindi mi sta dicendo che ha usato il colonnello per entrare qui dentro e avere il nome della base per il suo curriculum?>, chiede lui con la stessa espressione che gli ho visto da quando si è seduto al tavolo.
<Tenente>, lo chiama mio padre quando ritorna in sala.
Il diretto interessato annuisce verso mio padre e poi guarda Noah.
<Signorina>, dice ancora prima di andare.
<Mi dica tenente>.
<Spero per lei che non abbia paura della morte>.
Una frase che mette i brividi.
Una frase da film horror.
Non so perché si sia comportato così con me, non credo di avergli fatto niente di male.
Forse, rispondergli a tono non è stata la scelta più giusta e sensata ma è stato lui a provocarmi.
È stato lui che ha iniziato a dirmi che non sono pronta per questo lavoro.

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