Capitolo 14

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Maggy
<Hai preso tutto?>, mi chiede mio padre mentre mi dirigo con la valigia in cortile.
Ebbene sì, alla fine Noah ha fatto di tutto per farmi accettare di andare con lui ed il fratello a casa loro. Precisamente a New York. All'inizio quando è venuto a chiedermelo in palestra ho rifiutato, mi sembrava troppo strano andare a casa sua senza conoscere nessuno. Poi ha iniziato con la storia di essere una sua amica e avrebbe voluto avermi vicino durante il suo compleanno.
È vero, abbiamo una specie di empatia noi, dal primo giorno. Anche se ci conosciamo da poco sento che di lui mi posso fidare.
Convincere mio padre è stato abbastanza facile in realtà. Pur di tenermi lontana da questo posto mi lascerebbe andare da qualsiasi parte; si fida molto del tenente e sembra che con lui non mi possa accadere nulla. Sono solo sette giorni, passeranno in fretta. Ho chiesto a Noah di farmi vedere alcune foto dei suoi genitori, ma ha risposto che era meglio vederli direttamente di persona. Sarei rimasta senza parole, almeno così mi ha detto lui.
Per quanto riguarda il tenente non credo che sia felice di sapere che vado con loro. A dir la verità, non penso di averlo mai visto felice, mai sorridere anche. Il manichino di un negozio sarebbe in grado di mostrare più sentimenti di lui.
<Si, papà>, rispondo fermandomi davanti alla Jeep che ci porterà fino all'elicottero.
<Mi raccomando..>, inizia lui abbracciandomi.
<Fai attenzione, resta vicino a Noah, non fare sciocchezze e non dare fastidio>, lo scimmiotto io prendendolo in giro.
<Sei sempre la solita Maggy>, replica lui dandomi poi un bacio sulla guancia.
<La metto sulla Jeep>, mi informa Noah prendendo la mia valigia.
<Siamo pronti colonnello>, dice il tenente.
<Fate attenzione tenente, e si prenda cura di questa matta>, continua mio padre indicando me con il capo.
<Papà so guardarmi le spalle da sola, non ho bisogno di lui>, replico alzando gli occhi al cielo.
<Possiamo partire? Il volo è tra due ore>, ci interrompe Noah salendo sul lato del guidatore. Per fortuna direi.
<Ci vediamo papà>, dico dandogli un ultimo abbraccio.
<Chiama la mamma>, mi dice prima di salire sul retro della Jeep.
Si parte per New York.
Il tenente è seduto al lato del passeggero e guarda davanti a sé.
I capelli ricci si muovono a causa del poco vento che soffia e le labbra carnose sono socchiuse. Oggi le poche lentiggini sul viso sono più visibili del solito, mentre le mani sono chiuse in due pugni.
<Sei mai stata a New York?>, mi domanda Noah per rompere quel silenzio assordante che ci circondava fino a poco fa.
<No, anche se desidero vivere lì in futuro>, rispondo guardando alla mia sinistra il paesaggio fuori. Un deserto.
<È molto caotica>, mi spiega lui accelerando.
<Mi piace il caos, i silenzi non fanno per me>, rispondo guardando poi nello specchietto dove trovo riflessi gli occhi del tenente che guardano me.
<Mia mamma è anche un'infermiera, come te>, dice poi fermandosi davanti ad un elicottero.
Questo ci avrebbe portato in una base di aerei che porta in America.
<Davvero? Allora sarà fantastico>, affermo felice battendo le mani.
Scendiamo dalla Jeep e prendiamo le valige.
Saliamo sull'elicottero e decolliamo; il viaggio dura meno di mezz'ora in cui io ho tenuto gli occhi sempre chiusi. L'elicottero lo odio, non è come un aereo; mi dà la sensazione di stare per cadere da un momento all'altro.

Quando atterra, scendo subito, alla velocità della luce. Prendo la mia valigia e mi dirigo vero l'aereo.
Ognuno prende posto e mettiamo la cintura.
<Mi spieghi una cosa?>, mi domanda Noah quando l'aereo inizia a muoversi.
<Si dimmi>, rispondo voltandomi nella sua direzione.
<Cosa è successo ieri mattina con Will?>, mi chiede curioso.
<Sai che lui ed Ally hanno una specie di relazione?>, domando io.
Lui annuisce.
<Bene, lui in Canada ha anche un'altra ragazza. Praticamente gli piacciono due ragazze>, dico alzando gli occhi al cielo.
<E tu come fai a saperlo?>, chiede poi lui.
<Me l'ha detto aspettandosi da parte mia che mantenessi il segreto ma così non è stato. L'ho detto ad Ally>, rispondo guardando le nuvole bianche sotto di noi.
<Sempre in mezzo>, brontola una voce poco più avanti.
<Ha detto qualcosa tenente?>, domando alzando leggermente il tono della voce.
<Non poteva farsi gli affari suoi? Non mi sembra che siano fatti che riguardano lei>, risponde senza voltarsi.
<Voi uomini dovete nascondere sempre tutto, come se la bugia fosse un mezzo per stare bene>, spiego alterandomi.
<Gliel'avrebbe dovuto dire Will e non lei>, continua lui.
<Will non gliel'avrebbe mai detto e poi Ally è una mia amica e mi dispiace per lei, ma non la faccio prendere in giro da Will>, replico alzandomi dal mio posto.
<Pettegola>, sussurra ancora lui.
Vado verso di lui camminando piano e tenendomi ai vari sedili.
<Povero me...>, sussurra Noah esasperato.
<Io sarei pettegola?>, gli urlo quando sono davanti a lui.
<Doveva mantenere il segreto>, risponde lui alzando lo sguardo verso di me.
<Ah si? E fare in modo che lei vivesse in una bugia? Ma come ragiona bene lei>, lo prendo in giro.
<Si vada a sedere>, mi ordina.
<Non siamo più alla base, non può darmi ordini anche qui>, replico stizzita.
<Si vada a sedere diamine. Prenda un posto e rimanga lì fino all'arrivo>, urla lui staccandosi di poco dallo schienale del sedile.
Io faccio un passo indietro.
<Thommy..calmati>, interviene Noah.
Gira lo sguardo verso il finestrino e stringe le mani in due pugni, sembra che tremino.
Ritorno al mio posto di prima e allaccio la cintura. Perché si comporta così?
Cosa gli è successo per farlo diventare così? Ricordo ancora la foto sul comodino della sua camera alla base, sorrideva.
Ma era un bambino, adesso è un uomo.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now