Capitolo 52

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Maggy
<Mi sei mancata>, dice guardandomi come se fosse la prima volta.
Lo guardo in quel modo anche io e non riesco a credere di averlo qui davanti a me, di poter vedere i suoi occhi, di poterlo toccare e di non pensare che sia solo un sogno.
Non voglio svegliarmi, mi piace questo sogno...ma se non fosse la verità allora sarebbe un incubo.
Mi metto una mano sul petto, all'altezza della collana e la stringo attraverso la maglia che indosso.
<No...>, sussurro continuando a fare piccoli passi all'indietro.
È passato un mese, o poco più ed avevano detto di non aver trovato nulla ed io ho paura.
<Maggy>, mi chiama la persona che ho davanti e che continuo a guardare con la paura negli occhi.
<Sono...sono io, Thomas>, continua poi facendo un passo verso di me afferrandomi per il gomito destro in modo che non riesca ad allontanarmi ancora.
Con entrambi le mani mi afferra le spalle e mi avvicina a sé.
Ed io sembro una marionetta del suo volere.
Sono praticamente paralizzata.
<Non sono morto, sono qui...sono vivo>, dice poggiando la sua fronte sulla mia.
Ed è allora che riesco a sentire quel profumo.
Quel profumo di lui, che non sono mai riuscita ad identificare; non so precisamente di cosa profumi ma è Thomas.
Quel piccolo contatto che ci fa chiudere nella nostra bolla mi sta riportando alla vita.
<Thomas...>, sussurro iniziando a piangere per l'ennesima volta. Le mie mani tremanti salgono lungo il suo collo per intrecciarsi nei suoi capelli.
Inspiro profondamente e continuo a far scendere dai miei occhi lacrime fredde che vengono portate via dal vento.
<Si...sono io>, afferma lui dandomi la conferma che tutto quello che sta succedendo non sia un sogno.
<Come...com'è possibile?>, chiedo continuando a giocare con le ciocche dei suoi capelli.
<Ti racconterò tutto, ma adesso...voglio sapere come stai tu e Connor e Bettany>, risponde lui accarezzandomi la guancia.
Chiudo gli occhi e mi beo delle sue calde mani sul mio viso freddo.
Un brivido attraversa la mia colonna vertebrale e stringo nelle mani la sua felpa.
<Andiamo dentro?>, mi domanda dandomi un bacio sulla fronte.
Senza rispondere e senza far caso che siamo in mezzo ad una strada, mi alzo sulle punte e lo bacio.
Le sue mani si stringono attorno alla mia vita e mi solleva leggermente.
Le mie, invece, si posano sulle sue guance.
Un bacio a stampo che vuole di più.
Che vuole esplodere.
Che vuole crescere.
La sua lingua si intrufola nella mia bocca con un irruenza che mi era mancata come l'ossigeno, come l'aria. I miei polmoni si riempiono di lui e del suo calore.
Continua a tenermi stretta e una della sue mani stringe i miei capelli.
I nostri baci vengono coperti dal vento freddo che ci inonda, e non importa se domani avrò la febbre. Adesso mi importa averlo qui, mi importa averlo vicino, senza conseguenze.
Riprendiamo fiato e passo le dita sul contorno delle sue labbra rosse e gonfie.
<Bentornato>, dico sorridendo prima di lasciargli un bacio a stampo.

<Durante la missione io e Lukas ci siamo divisi, anche se il colonnello aveva detto di non farlo>.
Thomas inizia a raccontarmi tutto quello che è successo. In cucina sto preparando una tazza di tè caldo per me, lui e Noah.
<Poi quando mancavano dieci minuti all'uscita da lì, ho detto a Lukas di prendere la gente e di iniziare ad andare fuori e che io sarei arrivato a momenti>, continua intrecciando le sue mani tra loro dato dal fatto che ricordare e parlare non gli piace e lo rende nervoso.
L'acqua per il tè inizia a bollire nel bollitore e la tolgo dalla piastra.
Prendo le tre tazze e le poso sul tavolo.
<Ed è vero, stavo per uscire ma qualcosa ha attirato la mia attenzione; una botola sul pavimento. Sono entrato ed il secondo dopo è esploso tutto. Tutto tranne quella specie di bunker sotterraneo che ha resistito all'impatto. Era una specie di tunnel che non so dove portasse, non lo sapevo finché non sono riuscito a scappare qualche giorno fa...>.
La sua voce è fredda nel raccontare questa storia e i suoi occhi sono puntati verso il basso, verso il tavolo e mai verso i nostri corpi.
Il fumo esce dalle tazze ormai piene e ci immergo il filtro.
Mi siedo davanti a lui e riscaldo le mani alle pareti della tazza bollente, aspettando che continui a raccontare. Noah se ne sta seduto ascoltando con dolore questa storia, che già avrà sicuramente ascoltato.
<Mi hanno subito catturato, mi hanno colpito con qualcosa e mi hanno fatto perdere i sensi. Mi sono svegliato in una specie di cella, con un materasso ormai consumato e sporco e con una ciotola piena di acqua di fianco a me. Acqua sporca. Mangiavo solo due volte alla settimana...solo una fetta di pane e a volte quando ero fortunato anche un pomodoro...>.
Si passa una mano nei capelli e sbuffa.
<Non devi per forza di...>, cerco di dire.
La sua mano si posa sulla mia e mi fa tacere così.
<Volevano che dicessi loro tutto, della base, dei nostri piani...tutto insomma. Non dicevo nulla. Mai fiatato in quel posto. Mi frustavano, mi appendevano ad una grossa sbarra e...chiudevo gli occhi e stringevo i denti...>.
Sussulto ascoltando questa ultima frase.
La tazza rischia di cadermi dalle mani e non oso immaginare le sua urla.
<Th...>, sussurro alzandomi dalla sedia senza sapere un perché.
<Ma sono riuscito a scappare, ho rubato loro le chiavi delle porte e...ed eccomi qui>, conclude minimizzando quello che è successo.
E non gliene faccio una colpa, non oso immaginare quanto sia difficile per lui ripetere quello che ha vissuto.
<Eh...io...>, cerco di trovare parole che non lo facciano stare male ma non so proprio cosa dire.
Il suo racconto mi ha spiazzata.
<È tutto ok, davvero...adesso sono qui e va tutto bene>, mi rassicura lui.
Ma so, so che dentro ha un peso che non riesce a togliersi.
<Per...>.
La suoneria del telefono di Noah ci distrae tutti.
<È Kayty, pare che sia appena arrivata all'hotel. La raggiungo>, ci spiega alzandosi e bevendo un altro sorso del suo tè.
<Io dovrei andare a prendere i bambini a scuola tra poco>, lo avviso mettendo i capelli dietro le spalle.
<Posso venire?>, mi domanda Thomas imbarazzato.
<Si, saranno felici di vederti>, dico sorridendo.
<Perfetto, allora ci vediamo presto>, afferma il gemello prima di lasciare casa mia.

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