Capitolo 40

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Thomas
Ancora non ci credo. Non so come ho fatto a pensare che potesse capirmi, non so come ho fatto a pensare che anche con una mia parola avrebbe deciso di restare.
Cammino velocemente verso la camera di Noah e la apro senza bussare.
<Che cavolo sta succedendo?>, urla Noah dal bagno con un solo asciugamano legato in vita.
<Perché nessuno mi capisce?>, domando chiudendo la porta alle mie spalle.
<Forse perché sei come un libro di matematica senza soluzioni?>, mi chiede mio fratello guardandomi camminare avanti e dietro per la stanza.
<Molto divertente ma sono serio>, replico sedendomi sul letto.
<Mi spieghi cos'è successo?>, chiede lui ritornando da me con dei boxer grigi e un asciugamano con cui tampona i capelli.
<Ero in piscina, con Maggy>, inizio poggiandomi alla testiera del letto.
<Ah, le cose si fanno interessanti>, sussurra lui prendendo posto dalla parte opposta al mio.
<Smettila idiota, sono serio>, sbuffo guardando il soffitto.
Vorrei che parlare fosse più facile, vorrei che parlare di me fosse più facile, vorrei che esprimere quello che sento e quello che sto provando fosse un tantino più facile e semplice.
<Se non parli faccio difficoltà a capirti>, continua lui con un tono più serio di quello usato poco fa.
<Le ho detto di rimanere qui...>, affermo giocando con i lacci dei pantaloncini.
<E lei che ha detto? Ha detto di sì?>, domanda impaziente facendosi un po' più avanti.
<Non ha capito che intendevo qui alla base>, concludo alzando lo sguardo verso di lui.
<Ma tu gliel'hai spiegato poi che intendevi quello, vero?>, insiste lui.
Scuoto la testa senza dire nulla.
<Non voglio che se ne vada>, ammetto a voce alta questa volta. Voglio parlarne con lui, voglio fargli sapere come mi sento, come sto quando c'è lei e quando lei non c'è, voglio che mio fratello sappia qualcosa di me. Voglio che sia partecipe della mia vita.
<Diglielo, vai a dirglielo prima che se ne vada>, mi incita lui sdraiandosi e mettendo un cuscino sotto la testa.
<E credi che sia facile? Io...io non sono come te>, dico annodando e slacciando i due lacci che continuo a rigirarmi tra le dita.
<E questo che vuol dire? Tu sei Thommy>, afferma lui alzandosi con il busto.
<Ok, partiamo dal principio>, continua lui sedendosi ed incrociando le gambe.
<Ti piace?>, chiede.
È da giorni e giorni che mi sento fare questa domanda ed è da giorni che non riesco a trovare una risposta.
<Non lo so, dimmelo tu...aiutami tu a capire>, gli spiego continuando a mantenere gli occhi bassi.
<Cosa senti quando la vedi? Sfogati>, mi incita lui.
<Beh...quando la vedo...mi piace averla attorno, mi piace averla sotto agli occhi, mi piace darle fastidio, mi piace vederla arrabbiata, mi piace vederla mangiare, sorridere, e mi sento strano quando non c'è, mi sentivo morire quando era...quando era nelle mani di quei bastardi>, ammetto guardando mio fratello che sorride. Ed è un sorriso sincero, non uno di quelli da presa in giro.
<Tutte queste parole perché non le racchiudi in una sola? Ti piace quella ragazza>, precisa lui da perfettino qual è.
<Quindi adesso non ti resta che andare da lei e dirglielo, non credi?>, continua poi dandomi la pacca su una spalla.
<No>, dico subito scuotendo la testa.
<Guardami Noah, cosa le posso offrire?>, domando allargando leggermente le braccia.
<Ti guardo e sai cosa vedo?>, mi domanda poi alzandosi e andando a prendere il suo telefono che ha iniziato a squillare.
<Un coglione>, rispondo ovvio.
<Anche>, scherza e si guadagna una brutta occhiata da parte mia.
<Vedo un ragazzo, un uomo, che ha un lavoro, che tiene alla sua famiglia e che non ha niente in meno degli altri...e perché no anche discreto fisicamente>, continua lui mantenendo gli occhi sul cellulare.
<Sono più che discreto, Noah>, preciso alzandomi dal letto.
<Pensi davvero quelle cose di me? Intendo...pensi davvero che...>, bisbiglio lasciando la frase in sospeso.
<Thommy, sei mio fratello. Sei il mio gemello, e sai che ti direi non quello che tu vuoi sentirti dire ma quello che è giusto>, dice mettendo le mani sulle mie spalle.
Annuisco e lo abbraccio.
<Quindi adesso sai cosa devi fare? Vai da quella santa ragazza e dille chiaro e tondo che ti piace>, mi spiega spingendomi verso la porta.
<E se mi respingesse? Se...sai che con le parole faccio pietà>, dico gesticolando.
<Ti vuoi calmare? Non pensavo che fossi messo così male fratellino>, scherza lui ridendo.
<Non chiamarmi fratellino>, replico ormai fuori dalla sua stanza.
<Sono nato prima di te di un minuto e mezzo>, precisa lui facendomi l'occhiolino.
<Che idiota>, bisbiglio guardando verso sinistra nel corridoio.
<Vai da lei e mi raccomando, non dire cavolate e non farla troppo lunga>, mi avverte precisando alcune cose.
<Ma tanto con te non c'è questo pericolo, a malapena apri bocca>, continua il mio fantastico fratello chiudendo poi la porta e lasciandomi da solo.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now