Capitolo 24

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Thomas
La vedo andare via.
Oltre il cancello.
La vedo andare via da questo posto, per essere portata chissà dove.

"Andrà tutto bene"...ha detto.

Guardo Noah che mi raggiunge e il suo sguardo è mortificato.
<Non è colpa tua>, lo rassicuro subito prima che la sua testa possa farsi troppi viaggi mentali per niente.
<Che si fa adesso?>, chiede Lukas avvicinandosi.
<Le andiamo a prendere>, rispondo entrando nella base per tornare nella sala riunioni.

Il piano è cambiato.
<Andiamo stanotte, e non mi importa se saremo preparati o meno>, affermo poggiando le mani sul tavolo e guardando la cartina lasciata sopra di esso.
<Non credo che sarà così facile trovarle>, ci avverte Smith entrando in sala con il colonnello White.
Non so come debba sentirsi in questo momento.
In un giorno, la figlia, è entrata in pericolo per ben due volte. Ma questa volta non ha fatto l'eroina, nessuna Supergirl. L'avrei fatto anche io, se fossi stato un infermiere. Per mio fratello darei anche la mia vita.
<In che senso? Andiamo in quella cazzo di base e distruggiamo tutto>, rispondo mettendo le mani nei capelli per la frustrazione.
<Non sono gli stessi uomini che hanno distrutto la nostra base>, spiega White mentre Lukas tira un pugno al muro.
<E chi sono? Chi diavolo erano quei due allora?>, domanda il ragazzo voltandosi e urlando contro i due colonnelli.
<Volete calmarvi voi due? Le troveremo>, dice urlando a sua volta Smith guardando me e Lukas.
<Come fate ad essere certi che non sono gli stessi uomini?>, chiede Noah.
<Perché ragionando, sono sicuro che loro abbiano qualche dottore nella loro struttura..non sono stupidi>, risponde White sbuffando.
Questa situazione non piace nemmeno a me.
<E quindi? Come le troviamo?>, chiedo stanco di tutte queste parole inutili.
<Avranno bisogno di loro, quindi non credo che le uccideranno>, interviene Smith dando una pacca sulla spalla del suo amico.
<Non avete riposto alla mia domanda. Come cazzo le troviamo?>, ripeto.
<Questo ancora non lo sappiamo, guarderemo le telecamere che ci sono all'esterno per vedere la direzione presa da quella macchina>, risponde Smith uscendo da quella stanza.
<È quindi dovremo stare qui, a guardare filmati delle telecamere..mentre loro..mentre loro sono lì, in chissà quale cazzo di posto e..>, cerco di dire in preda alla rabbia.
<Calmati Thommy>, mi sussurra Noah ad un passo dal mio viso.
<Noah..>.
<Le troveremo>, afferma lui deciso.

Esco da quella stanza e vado nel mio ufficio.
Lì potrò stare da solo per un po' almeno e non vedere nessuno.
Quando mi siedo, sembra che tutta la tensione e la rabbia stia cominciando a montare dentro di me.
Perché sono così arrabbiato?
Perché lei?
Perché anche se sono arrabbiato 24 su 24 ore con lei, anche se non la sopporto, anche se mi dà fastidio il 99% delle volte che mi parla..lei..lei è lei.
In queste settimane ho potuto notare che è una donna forte, in grado di accollarsi responsabilità che nessuno prenderebbe mai in mano, ho visto come vuole farsi vedere forte e mai debole; ho visto il modo in cui tenta ogni giorno di fare del suo meglio nel suo lavoro.
Adesso sarebbe entrata da quella porta, o sarei andato io da lei e avremmo litigato. Avremmo fatto un discorso senza senso per poi litigare. Mi avrebbe fatto qualche domanda con una doppia lama, ed io gliene avrei fatta un'altra per farla arrabbiare.
Avrebbe messo le mani in tasca e una ciocca dietro l'orecchio, avrebbe alzato gli occhi al cielo..e avrebbe fatto una domanda delle sue.
L'ho osservata.
L'ho guardata.
Non l'ho capita.
Non l'ho salvata.
E adesso non è qui.
E mi fa strano sentirmi in questo modo.
Mi sento così perché so che non è al sicuro, so che si sente fragile in questo momento, so che ha paura. I suoi occhi me l'hanno detto. Ed io l'ho letto.
Mi sento così perché ho visto come ha fatto andare dietro la base Ally. L'ho visto. Non l'ha messa in pericolo. L'ha protetta.
Ed io?
Io l'ho protetta?
L'ho lasciata andare.
Ma ti troverò.
E ti riporterò qui.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now