Capitolo 30

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Maggy
La sveglia suona prima di quanto pensassi.
Con gli occhi ancora chiusi, tendo una mano verso il comodino per far smettere a quell'arnese di suonare.
Sbuffo e apro gli occhi lentamente.
Mi volto verso Connor e vedo che sta ancora dormendo ed ha un pollice in bocca.

È davvero un bambino speciale.
Non so come abbia vissuto in questi tre anni, non so nemmeno come abbia fatto a resistere, come abbia mantenuto questa sua vivacità in un posto orribile come quello. È davvero un bambino forte.
Non so cosa succederà con gli assistenti sociali, in quale struttura lo manderanno nel mentre che cercano una famiglia per lui. Non parla mia dei suoi genitori e penso che questo sia un modo per essere al sicuro dalle sue paure, oppure non li ha mai conosciuti. Lo hanno strappato dalle braccia della mamma quando era ancora appena nato. Penso che sia la soluzione più ovvia dato il suo comportamento.

Mi alzo dal letto facendo attenzione a non svegliarlo.
Oggi partirò e ancora non gliel'ho detto. Spero che non la prenda malissimo. Sono solo due settimane. I giorni passano senza nemmeno rendersene conto.
Lavo la faccia con acqua fredda, lego i capelli in uno chignon alto e poi metto la divisa.
Sul comodino della stanza, c'è ancora posato sopra quel biglietto di ieri sera.
Dopo aver messo le scarpe prendo un plaid e ci avvolgo il piccolo Connor, non può restare qui da solo e non so a chi potrei darlo..quindi lo porto con me.
Sono le sei quando esco dalla mia camera per dirigermi in mensa e fare una buona e sana colazione. Oggi mi sento meglio.

Sto per aprire la porta degli alloggi, ma qualcosa o meglio qualcuno mi precede.
Il tenente.
<Buongiorno>, sussurro.
Da giorni mi fa un effetto strano vederlo.
Non so come spiegarlo esattamente.
Sono sempre agitata e nervosa e..e a volte non so bene cosa dire e come comportarmi.
<Salve>, dice lui mantenendo la porta aperta.
I suoi occhi sono fermi nei miei e non vacillano, non lo fanno mai.
<Come è andata?>, chiedo riferendomi alla notturna.
<Bene, nessun intoppo come la scorsa volta>, risponde facendo sicuramente riferimento alla volta in cui mi sono fatta male.
Ed eccolo di nuovo..sempre pronto a dirmi qualcosa di spiacevole. Sempre pronto a farmi sentire in questo modo..sempre pronto a farmi sentire di troppo in un modo così velato.
<Lei come sta?>, domanda poi senza darmi il tempo di ribattere.
<Bene>, rispondo soltanto continuando a cullare dolcemente Connor che sembra non essersi accorto di nulla.
<Questa mattina dobbiamo parlare>, afferma lui entrando e fermandosi di fianco al mio corpo.
<Non credo..buona giornata>, replico andando fuori e lasciandolo lì con la bocca semi aperta.
<Ci ha ripensato?>, mi domanda seguendomi.
<Penso solo che non siano affari suoi>, rispondo salendo gli scalini della base.
<Ma lei è lunatica per caso?>, chiede facendomi fermare sul posto.
<La smetta di farmi domande, perché non riceverà una risposta>, ribatto entrando nella base per dirigermi in mensa.
Non mi segue.

La mensa è già gremita di soldati.
Facendo attenzione a non farlo cadere, prendo un vassoio con una mano mentre con l'altra mantengo il piccolo.
Quando vado a sedermi, poggio Connor sulle mie gambe in modo da poter mangiare in modo più tranquillo.
<Ciao>, la voce di Lukas mi fa alzare lo sguardo.
<Buongiorno>, mugugno con la bocca piena.
Oggi ho preso un tè salvia e camomilla e una fetta di ciambella.
<Come è andata la notturna?>, chiedo mentre prende posto davanti a me.
<Diciamo bene>, risponde prendendo un pezzo della mia ciambella.
<È successo qualcosa?>, domando preoccupata mentre Connor inizia a muoversi. Penso che si stia per svegliare.
<Alcuni uomini hanno puntato una pistola alla testa di una donna mentre Thomas cercava di farla venire con noi e metterla al sicuro..>, mi spiega abbassando lo sguardo.
Il tenente mi ha appena detto che era andato tutto bene. È chiaro che mentiva. Ma perché negarlo?
Perché si comporta sempre in questo modo? Perché pur di non parlare, tratta in maniera così superficiale me?
<E la donna?>, domando volendone sapere di più.
<Quando siamo usciti da quella casa abbiamo sentito degli spari. Alcuni dall'alto hanno iniziato a sparare alla ceca nel tentativo di ucciderci tutti..>, continua lui passandosi una mano sulla faccia.
<Mi dispiace..>, sussurro guardando l'entrata dove fa il suo ingresso proprio Thomas.
Si dirige verso il tavolo di mio padre e mi lancia un'occhiata furtiva prima di sedersi.
<Queste cose le vediamo ogni giorno..certo, alcune ci colpiscono più di altre ed altri le sanno nascondere anche meglio..ma siamo esseri umani>, afferma lui con una nota di rammarico.
Non deve essere affatto facile vedere persone morire davanti ai propri occhi, vedere persone che pur lottando non ce la fanno, vedere persone che non hanno un futuro e non per scelta loro ma per scelta di alcuni pazzoidi che credono di poter avere il mondo intero. Quante sono le persone morte per mano di uomini che hanno scelto per loro? Che credono di avere il loro destino in mano e che possono farne quello che vogliono?
<E tu parti questa sera?>, domanda poi cambiando discorso.
Lo assecondo.
<Si, ma spero di tornare presto>, rispondo guardando verso destra dove il tenente e Noah stanno parlando isolandosi dagli altri.
<Ti mancherà questo posto eh..?>, domanda lui con sorriso di chi la sa lunga.
<Si, mi mancherai anche tu>, affermo ridendo.
<E lui ti mancherà?>, domanda prendendo un altro pezzo della mia ciambella.
<Smettila di mangiare la mia ciambella>, lo rimprovero.
<Rispondi dai>, insiste lui.
<A chi ti riferisci?>.
<Il tenente Thomas..hai presente quel ragazzo che guardi di sottecchi ogni volta?>, chiede poi sorridendo.
<Non lo guardo..io..>, cerco di spiegarmi.
<Ti mancherà>, afferma deciso lui.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now