Capitolo 27

7.8K 299 48
                                    

Maggy
<Salve>, sussurro guardando la persona davanti a me.
Se ne sta fermo con le mani in tasca e poggiato al muro di fronte la mia camera ed i piedi incrociati.
<Salve>, risponde lui accennando ad un breve saluto con la testa.
Mi tremano le gambe e le mani sulla porta non riescono a stare ferme. Afferro la maniglia ed espiro profondamente.
<Posso entrare o esce fuori lei?>, domanda indicando la stanza alle mie spalle e il corridoio dove si trova lui.
<Eh..no, può entrare>, dico sorpresa spostandomi dalla porta per farlo entrare.
Lo vedo staccarsi dal muro con una leggera spinta ed entra in camera mia con la sua aria da "comando io".
Alzo gli occhi al cielo.
<Posso sedermi?>, chiede indicando il letto.
<Certo, prego>, rispondo guardando ogni suo singolo movimento.
Io, invece, rimango poggiata alla porta con le mani dietro la schiena e i piedi incrociati.
<Come sta?>, mi domanda guardandosi in giro per la stanza per poi fermare lo sguardo sull'album da disegno.
<Bene>, rispondo guardando il suo profilo ben definito.
<Mh..>, mugugna lui guardando me poi.
Piego la testa di lato e lo guardo perplessa.
<Senta..>, sussurro guardando i miei piedi che all'improvviso sono diventati molto interessanti.
<Mi dica>, dice lui con voce ferma.
<Quegli uomini, che fine..che fine hanno fatto?>, domando alzando lo sguardo verso questo ragazzo che poggia le braccia sulle ginocchia.
<Uno di loro è morto, gli altri sono scappati>, risponde.
Uno è morto.
Non voglio essere cattiva e non voglio nemmeno essere crudele, ma spero con tutto il cuore che sia quel mostro che mi ha fatto del male.
Vorrei che fosse lui.
<Va bene>, sussurro sorridendo leggermente.
La tensione in questa stanza potrebbe tagliarsi con la lama di un coltello.
<Adesso mi dice come sono andate le cose effettivamente oppure continuiamo a prenderci in giro raccontandoci favolette?>, domanda poi dopo un minuto di silenzio nel quale i nostri occhi si sono incrociati più di una volta.
<Ho già..ho già raccontato tutto con Sofia>, rispondo iniziando ad agitarmi.
Mi sposto dalla porta e vado in bagno a prendere un elastico per legare i capelli ancora bagnati per la doccia.
<Non ha raccontato dello schiaffo>, specifica lui indicando la guancia rossa.
<Ho sputato in faccia ad un tizio e lui ha risposto, fine della storia>, dico alzando leggermente la voce.
<Perché si sta agitando?>, domanda ancora.
Mi sta solo facendo venire un gran mal di testa.
<Non mi sto agitando, voglio..voglio che se ne vada>, replico indicando la porta.
<Ha paura che se le faccio qualche domanda esca fuori qualcosa di spiacevole?>, insiste lui non calcolando minimamente il fatto che gli abbia detto di andarsene. Non possiamo fare questa conversazione in un altro momento?
<No, non dirò nulla di spiacevole..>, rispondo facendo alzare il suo capo di scatto.
<Quindi qualcosa è successo>, afferma con voce calma.
Troppo calma per il suo carattere.
<Può andarsene adesso? Voglio riposare>, ribatto andando ad aprire la porta per fargli capire che dico sul serio.
<Chiuda quella porta e si calmi ok?>, dice alzandosi venendo verso di me.
<A domani>, affermo quasi convinta che se ne stia per andare.
<Le ho detto, chiuda questa porta e si calmi>, ripete chiudendo al mio posto la porta che adesso si trova alle sue spalle.
<Ma cosa vuole ancora? Ho detto tutto e lei non ha il diritto di stare qui dentro>, specifico aprendo di nuovo la porta.
<Allora si metta qualcosa di caldo e venga fuori, adesso>, controbatte lui come se parlare fosse una cosa obbligatoria in questo momento.
<Ma cosa vuole da me? Possiamo parlare anche domani no?>, dico stanca di questo suo comportamento.
<Cosa voglio da lei? La verità e se pensa di poter dire agli altri delle cazzate, bene, faccia pure. Ma con me non funziona>, risponde lui entrando di nuovo nella camera e chiudendo di nuovo la porta.
Mi sembra di essere in un film.
Guardo la sua espressione seria e gli occhi che mi dicono che non se ne andrà di qui. Almeno finché non gli dirò tutto.
Ma non posso dirglielo.
Non a lui.
<Posso rimanere qui anche tutta la notte>, afferma sedendosi di nuovo sul letto e questa volta poggia la schiena alla testiera e le gambe le incrocia sulla coperta leggera che copre il lenzuolo sottostante.
<Sono abituato a non dormire ultimamente>, bofonchia sottovoce dando un leggero sguardo di nuovo al mio album.
<Allora?>, insiste.
<Come mai non dorme?>, chiedo per cercare di sviare l'attenzione su qualcos'altro.
<Mi prende per uno stupido per caso?>, domanda alzando un sopracciglio.
Sbuffo e passo una mano sul viso.
<Non lo tocchi>, ordino quando lui si azzarda a poggiare la mano sul mio album.
<C'è qualcosa che non devo vedere?>, chiede prendendolo in mano.
<Le ho detto che non deve toccarlo, cosa non le è chiaro?>, ripeto strappandoglielo dalle mani e stringendolo al petto.
<E a lei cosa non è chiaro invece?>, domanda poi alzandosi dal letto.
<Non capisco..>, sussurro.
<Ok..facciamo un passo indietro..>, afferma tra sé e sé per calmarsi.
<Mi racconti di quando vi hanno scoperto con la radio in mano>, dice poi poggiandosi ad una delle quattro mura. Quella a destra del letto.
<Ci ha puntato una pistola contro, la mano non tremava e gli occhi erano quelli di un mostro. Avanzava verso di noi agitandola leggermente. Poggia la pistola sulla mia fronte e mi strappa la radio dalle mani per gettarla chissà dove..>, rispondo con quella immagine nella mente. Con il materiale freddo della pistola sulla mia fronte.
<Poi..poi due uomini sono entrati dal retro e ci hanno addormentate>, concludo sentendo gli occhi lucidi.
Tossisco per cercare di non piangere davanti a lui pensando a quello che è successo dopo.
<Dopo quanto si è svegliata?>, domanda ancora come se delle mie risposte non ne avesse abbastanza.
<Non lo so..io..non ricordo>, rispondo cercando di tenermi occupata mettendo nel comodino il mio album.
<Sofia mi ha detto che si è svegliata dopo di lei>, afferma poi.
Mi giro di scatto nella sua direzione e sorrido amara.
<È andata da lei? È andata a chiedere conferma? Non mi crede?>, domando stizzita da questo suo comportamento.
<Sono andato da lei a chiedere cosa fosse successo e no, non le credo>, risponde lui con aria di sfida.
Incrocia le braccia al petto e anche i piedi.
<Non tutti reagiscono allo stesso modo quando vengono sedati o drogati>, specifico cercando di fargli cambiare idea.
<E allora mi dica perché si è allontanata quando Ally le ha preso la mano>, continua lui.
Sapevo che questo gesto non gli era passato inosservato.
<Io..i polsi mi fanno ancora male>, dico inventando una scusa.
Lui mi fissa come se avessi appena detto una cazzata.
E l'ho fatto.
<Può andarsene adesso? Vorrei dormire se non le dispiace>, dico sedendomi sul letto.
<Ha disinfettato i polsi?>, domanda ignorandomi come sempre.
<Lo farò domani>, rispondo mettendo le mani dietro la schiena.
<A dopo>, afferma uscendo dalla stanza.

Un pezzo di noiWhere stories live. Discover now