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«Dolcetto o scherzetto?»
La gente pensa di potere ricucire facilmente uno strappo. Ma quando saltano i punti di sutura, la ferita si riapre e non si chiude più.
«Fottiti!»
In questo momento lo odio.
Purtroppo, succede proprio questo quando ti spezzano il cuore senza neanche accorgersi del sangue che continui a versare: odi profondamente le persone a cui tieni di più.
Sbatto la porta salendo in camera. Giunta a metà della scala mio padre spunta dal soggiorno incuriosito, proprio quando Kay bussa chiamando il mio nome.
«Chi era?», domanda non comprendendo la mia brusca reazione.
«Nessuno. Non era nessuno», alzo il tono irritata.
Papà guarda la porta. «Nessuno? Che significa? Hai visto un fantasma?», mette le mani sui fianchi. «Erin, vuoi spiegarmi che succede?»
«Succede che non voglio vedere uno stronzo che continua a mentirmi. Succede che sono davvero stanca e adesso me ne vado a dormire.»
Raggiungo il pianerottolo mentre lui va ad aprire la porta turbato dalla mia voce, dalla mia risposta. Non lo fa parlare. «Non vuole vederti. Che hai fatto?»
«Una grossa cazzata, ma ho bisogno di parlare con lei. Posso?»
Mio padre sbuffa chiudendo la porta quando lui entra in casa di corsa. «Ok. Ma se non vuole vederti non insistere troppo», lo avverte dandogli il via libera. «Una corda tesa non resiste a lungo prima di spezzarsi.»
Entro in camera chiudendo a chiave poi faccio lo stesso sbarrando la finestra. Le precauzioni con lui sono sempre poche.
Sciolgo le trecce, indosso un pigiama a maniche corte e giro intorno come una trottola, sentendomi sfinita a livello mentale e non in grado di sopportare altro. Attualmente però non so che cosa fare, come evitare un altro litigio. Kay sembra deciso a parlarmi. Io invece, sento l'esigenza di avere un momento per riprendermi, per ritornare in me. Quando si tratta di lui, mi perdo e non sempre riesco a ritrovarmi. Non voglio neanche dargli la soddisfazione di vedermi così distrutta.
Kay bussa alla porta. «Erin, aprimi e ne parliamo?»
Sta usando un tono pacato e non è proprio da lui. Il che mi suggerisce che sta trattenendo i suoi reali pensieri e gesti che vorrebbe fare per convincermi a cadere di nuovo ai suoi piedi.
«Non voglio parlare con te. Vattene e lasciami in pace!»
Scosto la coperta sedendomi sul materasso con le ginocchia al petto, sporgendo il braccio e andando a tentoni con le dita sul comodino spengo la luce.
«Se sei arrabbiata, dillo e basta. Non comportarti in questo modo, come se niente ti potesse scalfire. Non tenermi il muso. Non scappare. In questo modo è come se non provassi niente per me.»
Attende un secondo per accertarsi che sto ancora ascoltando prima di continuare.
«Sai che non me ne vado finché non apri questa porta e ne parliamo», dice sfiancato. «Posso accamparmi qui per giorni. Ne sono capace.»
Sospira sentendo solo silenzio. «Stai di nuovo elevando quella barriera, Erin. Nessuno dovrebbe tenersi così lontano. Nessuno dovrebbe mai portare da solo un peso così enorme. Per favore...»
Mordo il labbro, trattenendo tutte quelle parole cariche di veleno che vorrei sputare fuori per ferirlo. «Che cosa c'è da dire?», alzo il tono per farmi sentire.
La rabbia mi esplode costantemente nel petto come un fuoco indomabile. «Mi stai solo usando e presto te ne andrai dalla tua ragazza in Inghilterra. Hai una ragazza che ti aspetta da anni, cazzo! Sei proprio una delusione, Kay. Tutto mi aspettavo da te, ma non questo!»
Picchia il pugno sulla porta facendomi sussultare. «Credi davvero alle parole di mio nonno? È solo uno stronzo borioso che pensa agli affari. Io non ho nessuna ragazza in quel dannato posto, tantomeno da qualche altra parte.»
Sollevo il labbro in una smorfia di disprezzo. «Sei un bugiardo. Adesso mi vuoi far credere che non la conosci? Comodo da dire per convincermi, per usarmi un altro po' prima di tornare alla tua bellissima vita da stronzo ricco. Notizia per te: il gioco è finito.»
Attende un momento prima di rispondere, scegliendo le parole giuste da pronunciare. «È vero, conosco la persona che vogliono vedere accanto a me, ma non me ne importa. Non siamo mai stati amici io e lei. Ha sempre cercato di attaccarsi a me come una cozza sullo scoglio, come Harper ha sempre fatto con Mason. La ritrovavo ovunque. Ma ti giuro di ciò che ho di più caro che non le ho mai dato modo di parlarmi o di stare con me per più di un secondo. Con me non funziona e adesso so perché...», bussa scuotendo la porta. «Per... favore Erin, apri. Mi sto sentendo un coglione a parlarti dietro una porta quando posso farlo faccia a faccia e tu puoi vedermi, puoi guardarmi negli occhi e puoi persino aggredirmi.»
Scivolo sotto la coperta. «Vattene!»
Sospira. «Non è quello che vuoi. Lo sai anche tu», risponde acido.
«Tu non sai niente di ciò che voglio!», urlo.
Sento dei passi in corridoio. «Non vuole aprire?»
«No, a quanto pare è davvero incazzata con me.»
Scuoto la testa tappandomi le orecchie con un cuscino.
Il pensiero di Kay insieme ad un'altra mi fa impazzire dalla gelosia. Non avevo ancora sperimentato una simile sensazione. Nelle relazioni che ho avuto in passato, non c'era niente di quello che sto provando per lui. Niente di niente. E non erano neanche storie. Solo qualche uscita in cui chiudevo il rapporto con una scusa quando notavo qualcosa che non sopportavo. Per quanto riguarda Kay invece, il problema è che mi piace tutto, troppo.
«Erin, apri un momento», chiede mio padre, nel tentativo di mitigare la situazione. «Sai che Kay non demorde. Tanto vale parlargli faccia a faccia. Non comportarti da ragazzina proprio adesso.»
So che la sua è solo una provocazione. Infatti non mi muovo. «Lasciatemi in pace!»
I minuti passano e non sento più niente, a parte qualche bisbiglio e le domande a raffica di mio padre che cerca di capire che cosa sta succedendo e se sono sul punto di dare di matto come quando sono arrivata a casa.
Ad un tratto la porta subisce uno scossone, la serratura scatta. Segue un cigolio sinistro che va a spezzare il silenzio di cui mi sto nutrendo per calmarmi. Mi nascondo sotto la coperta chiudendo gli occhi, maledicendomi per non avere messo anche la sedia o un mobile contro la superficie per bloccare completamente il passaggio, impedendogli di entrare e di fregarmi.
La porta si chiude piano, il letto si muove. Sento il suo odore investire le mie narici.
Sto già tremando e non mi ha ancora toccata.
Quando inizi ad affezionarti o ad amare qualcuno, questo qualcuno diventa parte di te. Di ciò che sei. Percepisci nell'aria che respiri ogni frammento della sua essenza. Senti scorrere nelle vene il calore del suo tocco che ti resta sulla pelle provocandoti brividi e pensieri continui. E non ami le cose perfette che lo rendono ai tuoi occhi l'unica persona. Senti di esserne attratto per i suoi innumerevoli difetti. Vedi le ombre che si aggirano nel suo cuore e vorresti essere luce per spazzarle via.
Kay ha sempre fatto parte di me, sin dal primo istante in cui ci siamo incontrati. Si è sempre aggirato nel mio cuore lasciando pezzi di sé indelebili. E adesso scrollarmelo di dosso non è più possibile. Quello che sento, mi fa paura.
«È qui che ti nascondi da me? Bel rifugio ma non è così sicuro come pensi.»
Prova a sfiorarmi la guancia. Sfuggo al suo tocco picchiando la mano sulla sua per allontanarlo. «Non toccarmi!»
Si irrigidisce. «Parlami», mi prega.
«Non abbiamo più niente da dirci. Non voglio essere la tua ruota di scorta. Non voglio sentirmi così gelosa e possessiva. Non voglio niente di niente da te. Lasciami in pace e vattene al diavolo!»
Non nasconde una certa soddisfazione nel sentirmi affermare di essere coinvolta. Passa una mano tra i capelli. Riesce ad afferrarmi il polso e ad attirarmi a sé con uno scatto impercettibile. Ha una forza inumana. Lotto ma la sua presa è ferrea e in breve mi blocca impedendomi persino di muovermi.
Mi manca il fiato. «Ti odio!»
«Non sai quanto mi sto odiando io», mi sussurra roco all'orecchio tenendomi abbracciata.
Picchio i pugni sul suo petto sodo nascosto dallo stato del maglione. «Mi stai distruggendo. Io non sono così. Non sono mai stata così fragile. Devi lasciarmi andare!»
Sgrana gli occhi come se avessi detto qualcosa di orribile e lo avessi pugnalato al petto. «Stai scherzando? Io non ti mollo solo perché stiamo avendo un momento di crisi. Possiamo risolverlo. Possiamo fare funzionare le cose tra di noi.»
Scuoto la testa negando, evitando di ascoltare le sue parole che si attaccano alle mie ossa come miele. «Sei un bugiardo. Non ci sarà mai niente tra di noi. Non posso più fidarmi di te!»
Mi guarda scuro in volto. «Si che puoi», sibila a denti stretti.
Lo spingo riuscendo a scappare dalla sua presa. Mi volto riprendendo a respirare. Abbraccio il cuscino e chiudo gli occhi.
Non si muove per qualche minuto. In camera nel frattempo entra mio padre. Non fa notare il suo disappunto nel trovarlo nel mio letto, ma vede che sono distante e arrabbiata quindi non aggiunge niente, non mette il dito nella piaga.
Noto che si è cambiato, tiene sul braccio il cappotto. Un segnale il suo.
Chiedo silenziosamente spiegazioni. Non vorrà lasciarmi qui con lui, vero?
«Mi hanno appena chiamato dall'ospedale. Hanno bisogno di me. C'è stato un brutto incidente. Posso lasciarvi insieme?»
«Non mi muoverò da qui», replica pronto e direi provocatoriamente, oltre che sfacciato, il ragazzo alle mie spalle.
«Non ne dubito», replica mio padre piccato. «Posso lasciarti con lui o dovrò pulire il sangue dalle pareti al mio ritorno?», mi chiede.
Nascondo un sorriso stringendo le labbra. «Il suo? È probabile che lo troverai al piano di sotto, impigliato nel roseto come un procione perché volerà dalla finestra», replico acida.
«Devi solo provarci», mi stuzzica dandomi un pizzicotto sul sedere sotto la coperta.
Chiudo gli occhi afferrando la sua mano, torcendola. Serra i denti emettendo un verso strozzato.
Papà mi fissa intensamente. Se si è accorto di quello che è appena successo non lo dà a vedere. Non sembra contento di trovare Kay ancora una volta sotto le lenzuola, ma sa che è vestito quindi non esprime apertamente quello che sta provando o immaginando. Ad un certo punto sembra persino insicuro se lasciarmi da sola, ma il suo lavoro lo chiama anche in un giorno di riposo. La cosa deve essere grave se hanno richiesto il suo intervento tempestivo.
«Tieni il telefono a portata di mano e se hai bisogno chiama», scocca al contempo un'occhiataccia a Kay, puntandogli il dito contro. «Tieni le mani in tasca e non azzardarti a torcerle un capello o a toccarla contro la sua volontà», minaccia, usando una bruttissima espressione.
Mi inquieta.
«Sto già tenendo sotto controllo quei due. Non voglio inserire nella lista anche te», continua.
Kay mette le mani in alto. «Toglierà volentieri il mio sangue dalle pareti in caso contrario», replica di rimando.
Papà solleva il labbro sfoggiando un sorriso, pur mantenendo la postura e l'espressione di uno dispiaciuto con la figlia per non essere riuscito ancora a rimanere a casa. Ma abbiamo passato insieme gli altri giorni e in qualche modo mi hanno fatto riscoprire un padre di cui avevo vaghi ricordi. Perché nonostante i litigi io e lui ci siamo sempre capiti.
Non è stato difficile trovare un contatto, capire le sue motivazioni e ascoltarlo.
Risponde al telefono dopo uno squillo. «Sono il dottore William Wilson», ascolta annuendo. «Ok, arrivo. Preparate tutto l'occorrente!»
Riaggancia guardandomi speranzoso. «Va a salvare vite e non tornare finché non l'hai fatto», dico.
Si avvicina facendo un passo in avanti come se volesse abbracciarmi, poi imbarazzato, non sapendo la mia reazione, mi fa un cenno ed esce dalla stanza.
Kay si sposta in fretta alla finestra, scostando la tenda osserva l'ambiente esterno. Quando l'auto di papà si allontana esce un momento dalla stanza, poi rientra, chiude la porta, toglie il giubbotto e si lancia sul letto.
«Ho un regalo per te», mi sussurra. Tiene qualcosa dietro la schiena.
Mi tiro su a metà busto incrociando le braccia, guardandolo male. «Ti ho detto che non ti voglio qui. Ti ho detto che ti odio e che non mi va di parlarti. Ti ho anche detto di andartene perché non riesco neanche a guardarti in faccia e tu... hai un regalo per me?»
Ringhio adirata tornando ad abbracciare il cuscino. «Un regalo, non cambierà le cose tra di noi. Lo sai benissimo che con me non funziona.»
Si avvicina. «Non vuoi sapere che cos'è?»
«No», brontolo.
Mi sfiora la spalla nuda con qualcosa. Mi scanso infastidita. «Io non ne sarei tanto sicuro. Secondo me ti piacerà», sussurra facendosi pericolosamente vicino.
Posa un girasole sul cuscino a pochi centimetri dal mio viso. Sollevo la testa di scatto. «Ma non è più periodo. Come hai fatto a...», mi ricompongo in fretta. Sento le orecchie scaldarsi e sulle guance depositarsi un alone di colore, oltre al calore a rendere vivo il mio colorito spento.
«Allora sono ancora i tuoi fiori preferiti?»
Annuso i petali. Dentro di me si riscalda un po' di quel ghiaccio fino a farlo gocciolare.
«Già, ma non risolve niente. Non allevia il dolore che sento dilaniarmi le viscere», dico mettendo dentro il bicchiere il girasole, aggiungendo l'acqua dalla bottiglia.
«Per questo ho un altro regalo», esclama.
Faccio una smorfia. «Grazie per il girasole ma non voglio altro da te», spengo la luce. «Adesso lasciami stare. Ho bisogno di dormire.»
Sospira muovendosi sul letto per scendere e capisco che si sta spogliando quando sento che lancia tutto sulla sedia.
«Che cosa pensi di fare adesso?»
Accende la luce dalla sua parte. «Mi sto togliendo gli indumenti di dosso. Sai che non dormo vestito.»
Alzo gli occhi al cielo. «Questo lo so e lo vedo. Ma non dormirai qui», replico fredda. «È una fatica togliere il tuo odore dalle lenzuola e le ho cambiate da poco.»
Prende un lungo respiro gonfiando il petto poi infilandosi sotto le coperte. Va per spegne la luce e ci ripensa lasciandola accesa. «Me ne fotto se non riesci a togliere il mio odore dalle tue lenzuola. Davvero non vuoi parlare con me?»
Incrocio le braccia standomene supina. «Stiamo già parlando. Non abbiamo più niente da aggiungere, credo.»
Si gira su un fianco. Alla luce della luna che filtra dalla finestra e quella sul comodino, quando mi volto, i suoi occhi pieni di ghiaccio mi si puntano addosso pronti a fare grossi danni dentro di me.
«Abbiamo ancora tanto da dirci, invece», le sue dita portando una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio. Fisso l'ombra del lampadario per reggermi a qualcosa che non siano le stelle fredde che ha negli occhi.
«Tipo cosa? Adesso spunterà fuori che le hai regalato un anello e una cena al sushi perché faceva i capricci e poi ti sei defilato dopo avere capito della cazzata commessa? Oppure te la sei portata in un bagno pubblico per divertirti?»
Incassa la frecciatina. Sa a cosa mi sto riferendo e sa che dentro la mia testa si susseguono molteplici pensieri che virano verso una sola direzione. Davanti a me si para l'immagine di una ragazza perfetta e bellissima. Una di quelle sempre bene educate e pronte a tutto per farsi notare, amare.
Fa una smorfia. «Sai che non è così. Sai anche che non sono quel ragazzo sottomesso. Sono scappato dalla mia famiglia, da ciò che volevano obbligarmi a fare. Sono qui con te non con un'altra!»
Scuoto la testa. «Sei qui perché ti annoi», esclamo. «Non sai neanche mentire bene come credi.»
Si morde la lingua, forse per non rispondere male e ferirmi. «Ti stai solo ostinando!», alza il tono di voce di proposito. «Vedi quello che vuoi vedere ma dovresti aprire i tuoi cazzo di occhi verdi meravigliosi e accorgerti che sei l'unica persona di cui mi importa. E sto facendo di tutto per non perderti. Per non perdere quello che mi offri e credimi, sono briciole ma a me sanno come fette di pane.»
Il suo commento mi ferisce. Mi giro immediatamente. «Come puoi dire una cosa del genere? Io ti offro le briciole? Sul serio? Io ti ho fatto entrare ancora una volta nella mia vita per distruggerla, perché non sei capace di tenere davvero alle persone. Sei troppo occupato a giocare anziché legarti a qualcuno. E sei troppo occupato a scappare dai tuoi per avere un rapporto stabile, senza bugie.»
Le mie parole lo colpiscono dritto al petto. Lo vedo il riflesso nei suoi occhi di come si abbatte il mio pensiero su ogni sua convinzione spazzandola via.
«Invece ti sbagli. Non avrei mai dormito con una ragazza. Non le avrei mai regalato un peluche o baciato in pubblico. Non ho mai tenuto nessuno mano nella mano...»
«Solo perché in Inghilterra hai un'altra. Adesso ti sei fottuto da solo, visto che tuo nonno l'ha visto. Ecco perché!»
Accende la luce arrabbiato. «Io non so più come cazzo fartelo capire, sul serio!», urla, passa le mani tra i capelli chiaramente innervosito dal mio atteggiamento restio.«Erin, io ci tengo a te. Sto provando ad essere degno...»
Mi si infuocano le guance. La mia pelle brucia. «Credi che sia questo il problema? Ti senti così poco interessante per me? Sai che su questo la penso diversamente. Ti ho anche detto che non capisco come fai a volere o ad essere interessato ad una come me perché sono io quella a non essere adatta alla tua vita.»
Non è d'accordo. «Vedo come sei diffidente nei miei confronti e questa cosa mi disturba, mi dispiace... mi distrugge. Non riesco proprio a sopportarla. Perché mi piacerebbe che ti fidassi totalmente di me. Perché sai e lo senti che sto cercando di tutto per...»
Mordo il labbro e non resisto. «Mi sento sopraffatta da te. Mi fa rabbia che tu riesca a coinvolgermi così tanto. Nessuno ci è mai riuscito. Tu invece mi fai perdere il controllo. Quando sono con te mi sento come una funambola.»
«È questo che ti spaventa così tanto? Che io sia in grado di trasmetterti qualcosa che non riesci a controllare? Non puoi sempre avere il pieno controllo delle tue emozioni. Qualche volta devi provare l'ebbrezza del brivido.»
«Tu non capisci, io odio avere la costante paura di perderti. È una sensazione nuova, intensa e... mi fa sentire debole.»
Si fa più vicino. «Erin, avere paura è una cosa normalissima.»
Increspo le labbra mordendo l'interno guancia. «Lo so. Ma non lo è per me. Io... io ho perso troppe cose e non sono pronta. Non posso permetterti di afferrare il mio cuore e poi ridurlo in un mucchietto di polvere pronta per essere spazzata via da una folata d'aria.»
Quando tieni così tanto a qualcosa o a qualcuno il mondo appare come una trappola pronta a scattare ad ogni passo falso.
Kay passa ancora le mani tra i capelli, visibilmente nervoso. «Dimmi solo una cosa», inizia a fatica. «Vuoi davvero che finisca così?»
Se c'è una cosa che sto imparando in questa faccenda è quanto sia facile perdere in un attimo tutto ciò che si desidera. Ciò che fa stare bene. Che fa sentire imbattibili. Tutto ciò che potrebbe durare in questo presente fatto di attimi indelebili. Momenti che durano per sempre nella mente e nel cuore che lotta per sopravvivere alle forti scosse.
Inumidisco le labbra. «Furbo da parte tua tirarmi la patata bollente, non credi?»
Trattiene un sorriso passandosi l'indice sul labbro. «Io voglio solo farti capire che non è come pensi. So che sembra la solita scusa, ma dico sul serio: non ho una ragazza in Inghilterra né altrove. Ho e voglio solo te. Per anni mi sono tormentato dentro perché sapevo di averti lasciato dentro qualcosa di brutto anziché regalarti il meglio e adesso che ne ho la possibilità non possiamo davvero tornare al punto di partenza», gesticola. «Dopo quello che abbiamo fatto io... io non sono sicuro di volere perdere quello che abbiamo», scivola vicino.
Mi sfiora una mano. «Tu mi fai sentire a mio agio. Una sensazione che non puoi provare ovunque e con chiunque. Ma quando sono con te io mi sento così. Mi sento a casa.»
Ritiro la mano. «Sai che non so molte cose su di te, sulla tua vita...»
«Neanche io sulla tua. Te ne sei andata. Adesso riappari e mi mandi in tilt il cervello!»
Guardo un punto lontano. «Non risolveremo niente in questo modo. Non puoi rompere una cosa, aggiustarla e poi fare finta che sia come prima, perché non lo è. Non lo sarà mai.»
Gratta la tempia passando la mano sulla bocca. Inspira velocemente. «Ok, adesso basta!», esplode. «Dobbiamo risolvere questo problema.»
Prendo il telefono aprendo la galleria e glielo poso sulle gambe. «Inizia da questo. Non volevo dirtelo in questa circostanza ma sembra inevitabile.»
Fissa ogni foto inorridito. «Che cazzo...», spalanca gli occhi, adesso furenti. «Figlio di puttana! L'hai denunciato, spero.»
«Denunciarlo per un album in cui ci sono io seminuda se non completamente nuda che avrà fatto sparire per la vergogna quella sera stessa? Mio padre ha parlato con i suoi genitori non entrando nei particolari, poi ha fatto una segnalazione e contattato un avvocato per tutelarmi. Lo terranno d'occhio ma non so altro. So solo che Ephram ha continuato a farmi dei ritratti in pose discutibili e poi ci ha aggiunto se stesso e... chi mi circonda. Shannon, te... e probabile che sia stato persino lui a contribuire alla realizzazione di quel murales al parco. Hanno disegnato me con uno degli Scorpions per mandare un messaggio a mio padre e forse anche a loro e guarda caso chi è che è entrato per primo lì dentro?»
Mi guarda storto. Non nasconde la rabbia. Stringe forte i pugni. «C'è altro che devo sapere?»
Adesso fa l'offeso? Che ha in mente?
Lego i capelli. «No. Ho solo troppe cose a cui pensare.»
Schiocca le ossa delle dita. Non dovrebbe farlo e lo sa bene. «Quindi quello che ti nasconde le cose sono solo io?»
Alzo le spalle. «Sei tu quello che ha una doppia vita», replico acida.
Mi afferra senza darmi un preavviso. Lancio un urlo abbastanza forte, sorprendendo persino me stessa.
Mi abbraccia forte. «Facciamo pace?»
«Kay, non siamo due bambini... non basta stringersi il mignolo. E ti ricordo che noi non lo abbiamo mai fatto. Non siamo mai stati in grado di fermarci e stringerci la mano a vicenda per fare pace. Abbiamo sempre preferito continuare a farci i dispetti.»
Sorride sulla mia nuca e questo fa tremare le mie ginocchia. Per fortuna sono sdraiata e adesso placcata dalle sue braccia.
«Facciamo l'amore allora...»
Parla con una naturalezza tale da farmi quasi svenire. Ogni sua parola, ogni gesto, mi causa forti sensazioni che non riesco proprio a controllare.
Lo spingo divincolandomi, mettendomi in ordine. «Adesso lo chiami così? Non sei mai stato il tipo da "fare l'amore".»
Sbuffa esasperato. «Puoi smettere per qualche minuto di ringhiarmi contro e ti dai una calmata? Sto cercando di placare gli animi e poi discutere come due persone mature. Penso che in fondo lo siamo e possiamo farcela.»
Mi giro, guardandolo con arroganza. «Ok. Parla.»
Il mio atteggiamento distaccato lo mette in difficoltà. «Sei una stronza!»
Sorrido priva di entusiasmo. «Detto da un bastardo come te è un complimento», sputo acida.
Infila una mano tra il braccio e il mio fianco premendolo sulla schiena, avvolgendomi ancora in un abbraccio. «Questo è il mio modo. Lasciamelo fare», mi sussurra sulla spalla quando vede che sto già pensando di divincolarmi e opporre resistenza.
Non fa mosse azzardate, non mi bacia, non mi sfiora la pelle. Mi abbraccia come si abbraccia la propria vita, il proprio silenzio, quello piacevole, quello che non fa male. Mi abbraccia trasmettendomi tutto quello che non riesce ad esprimere.
È il suo modo. Questo è il suo modo di dimostrarmi qualcosa.
«Mi manchi di più adesso che sei distante da me», mormora. «Tutto questo è inammissibile oltre che pericoloso. E dopo quello che mi hai fatto vedere, mi sento in competizione. Sei una calamita per i ragazzi sbagliati. Tutti vogliono stare con te. Tutti ti cercano. Chi mi dice che non ci sarà ancora un altro Mason nella tua vita o un altro come Ephram con cui fare i conti o...»
Il cambiamento nel suo tono mi fa irrigidire. È davvero così insicuro?
«Nessuno può dirlo. E nessuno sarà mai come te», replico, sincera. «Non ci saranno altri ragazzi che riusciranno a farmi provare qualcosa di così forte.»
Mi guarda, stupito. «È la prima volta che ti esponi.»
«Quello che scatta dentro me da quando ti conosco può essere paragonato ad una vera e propria ossessione. Ho cercato per anni di dimenticarti ma sei sempre stato lì e non in un angolo del cuore.»
Certi amori nascondo di nascosto e ti si legano come corde nel cuore. E stringono e stringono sempre più forte fino a prosciugarlo.
Sorpresa quanto lui, schiudo le labbra alzando gli occhi, incastrandoli nei suoi. Rimango in attesa di una sua reazione.
«Non ho nessun'altra. Ho te e mi basti come amica, come compagna, come ragazza, come fidanzata, come... tutto. Mi basti e non mi basti mai. Adesso che sei distante sento forte il rumore della tua assenza e mi spaventa ogni tua reazione. Ma finché ne avrai una, finché ti arrabbierai, questo mi farà capire che non ti ho ancora persa del tutto.»
Mi accarezza la guancia e con il pollice mi sfiora il labbro. «Da dove vuoi che parta?»
Non rispondo. Le sue parole sono sempre perfette, soprattutto se dette in certe circostanze. Sa come fare leva su quei sentimenti che ho sempre cercato di reprimere perché considerati come una diossina per la mia vita.
Nell'ultimo periodo sono successe così tante cose che averlo vicino è stato come riprendere aria dopo qualche minuto di apnea, dopo avere toccato il fondo.
Ho affrontato tantissime sfide e molte delle cicatrici che esse mi hanno lasciato non sono ancora del tutto rimarginate e forse non lo faranno mai. Ci sono eventi che ti cambiano radicalmente la vita, altri che trasformano la visione che hai di vedere le cose, altri ancora in cui ti rendi conto di non conoscerti affatto.
Quello che ho vissuto prima con Mason, poi con Ephram, non mi ha solo tagliuzzato il cuore. Mi ha fatto sentire davvero piccola, insicura e in pericolo, in un ambiente che credevo di conoscere. Non mi sono lasciata niente alle spalle. Non credo che lo farò mai.
Il fatto che adesso Kay pretenda che mi fidi di lui dopo avermi mentito, mi fa sentire sola. Credevo di avere lui. Già, per una assurda ragione ci ho creduto e adesso mi sento messa a nudo e così tanto esposta da rischiare di ridurre il mio cuore di nuovo in frantumi.
Sospiro. «Non avrebbe senso continuare. Non dopo che hai mentito. Io ho bisogno di fidarmi delle persone. Ma qui... in questo posto... nessuno sembra disposto a correre il rischio di essere sincero e autentico. Io ci credevo. Credevo in te.»
«E adesso no? Sono sempre io.»
«NO!», alzo il tono di un'ottava. «Non lo sei. Ti sei lasciato condizionare dalla tua famiglia, dalla pressione per questo matrimonio in cui probabilmente annunceranno a tutti che anche tu presto convolerai a nozze con... chiunque lei sia. Hai mentito proprio a me. La persona che tormentavi da piccolo e a cui volevi bene. La ragazza che hai adesso davanti e che non ti ha voltato le spalle un solo istante. Mi stai tenendo a debita distanza da tutta la tua vita mostrandomi solo l'illusione in cui credi.»
Si alza dal letto camminando avanti e indietro come un animale in gabbia. Le mani sulla nuca. Ad un certo punto le scrolla e tornando a sedersi mi prende le mani. «Erin, io non voglio tenerti lontano da loro perché sei un segreto. Voglio proteggerti, ok? Hai visto come si comporta mio nonno e non voglio che qualcuno ti dica la cosa sbagliata su di me a cui tu crederai senza darmi il beneficio del dubbio. Non voglio che mi lasci per una stupita omissione che ho fatto per non trascinarti in quella merda. So che ho sbagliato, lo farò ancora perché non sono perfetto e mai lo sarò, ma non pensare che sto facendo tutto questo per illuderti o per vivere in una fantasia. Io ti voglio nella mia vita, sul serio. Sto solo cercando di farmi conoscere per quello che sono e mi dispiace se tra le mie priorità non c'è mai la voglia di parlarti della mia famiglia. Scusami se non ci riesco.»
Appare disperato, il viso contratto e le mani gli tremano mentre stringe la presa sulle mie.
«Loro vogliono solo ingigantire il loro impero», dice prendendo fiato. «Vogliono il controllo...»
«E tu che cosa vuoi?»
La domanda lo coglie alla sprovvista ma non riflette prima di rispondere con impeto. «Io voglio una casa tutta mia, voglio un lavoro onesto, voglio... una ragazza che mi aspetti a metà strada per tornare nel nostro posto tranquillo, insieme. Voglio essere libero. Voglio essere me stesso, superare quella barriera di pregiudizi che tutti hanno su di me. Voglio sentirmi importante per qualcuno e lo sono solo quando mi guardi, quando ti avvicini timidamente o quando mi spingi senza forza cercando nei miei occhi le risposte. Voglio essere davvero tuo», sussurra con un tono deciso e romantico.
«Erin tu sei testarda e orgogliosa come pochi. Sei come un muro di cemento armato da abbattere. Dico sul serio», fatica sempre più a proseguire. «Ma ti voglio nella mia vita perché sei davvero l'unica che mi fa sentire nel posto giusto. Ricordi al cinema? Eri lì da sola e io ho interrotto il tuo attimo tranquillo. L'ho fatto e non me ne pento, l'ho fatto perché volevo farne parte. Volevo che te ne ricordassi. Come voglio che ti ricordi di ogni singolo momento che stiamo vivendo, nel bene e nel male. Voglio esserci come tu ci sei per me. E so di non essere perfetto. So che commetterò molte cazzate ma tu non mi allontanerai da te solo perché non ti ho detto che c'è una invasata che ormai da diverso tempo crede di potere prendere il tuo posto a causa dei miei genitori.»
Mi guarda speranzoso. «Adesso dimmi che cosa devo fare», alza il tono lasciandolo uscire più che stridulo.
Si alza ancora dal letto. «Vuoi che mi metta in ginocchio?»
Provo ad aprire la bocca. Gira intorno e lo fa. «Vuoi che ti dica che mi dispiace?»
Batto le palpebre confusa. «Kay... io...»
«Mi dispiace, Erin.»
Si mette a sedere. «Cazzo!», dice passando la mano sul viso. «È la prima volta che il mio cuore viene fatto a fette da una stronza e adesso capisco come si sono sentite negli anni tutte quelle ragazze che ho rifiutato o con cui sono stato per un paio di ore.»
Mi sfugge un sorriso e lui mi abbraccia. Affonda il viso sulla mia spalla baciandola ripetutamente. «Senti, so che ne stai passando tante. Voglio solo alleviare un po' di quel dolore che provi. Prometto che farò del mio meglio.»
Sembra così convincente. «Kay, io non voglio che ti impegni. Voglio che inizi a fidarti di me e che sei sincero.»
«Ma io voglio essere migliore per me», mormora.
Mi stacco. «Lo sei già.»
Nega. «No, non è abbastanza perché non mi tocchi, non mi baci tu... sei fredda adesso.»
Un altro lato di Kay che non conoscevo ancora. «Cerca di capire...»
Annuisce. «Si, hai ragione. Mio nonno ha proprio fatto il suo lavoro!»
«Non puoi dare tutta la colpa a lui se anche tu hai mantenuto il segreto!»
Ci guardiamo per diverso tempo senza dire niente, suggerendoci tutto.
Scivola verso di me premendo la fronte sulla mia. «Ti sto dicendo in mille modi che sei più importante di loro e che non ho nessuna intenzione di arrendermi.»
Inspiro lentamente rimanendo ad occhi chiusi mentre mi abbraccia.
«Volermi non significa niente, Kay.»
«Ti sbagli!», alza il tono guardandomi frustrato.
Mi perdo nell'immenso spazio delle sue iridi, le più belle che io abbia mai visto. E non riesco più a fermarmi. Non riesco a ritrovarmi. Stringo il lenzuolo per tenermi salda a qualcosa che non sia la sensazione di vertigine che mi investe a causa sua rischiando di farmi cadere.
Mando giù il nodo che inizia a stringermi la gola. «Non credo di sbagliarmi su questo. Volere una persona non è come tenerla stretta nel cuore.»
Soffia scrollando la testa, un gesto secco atto a farmi capire che sto dicendo un mucchio di stronzate. «Il modo in cui ti voglio è sorprendente per me, Erin. Non è una sfida. Non è una contesa. È una lotta feroce con questo cuore che batte a prescindere da quanto siamo lontani. È l'essenza di ogni parte di me, perché scorri tra le mie vene.»
«Kay», inizio esitante. «Io...»
Come fai a spiegare ad una persona che sei così presa da essere terrorizzata da quello che potrebbe accadere? Come fai a dirle che ti importa di più di quanto in realtà vorresti?
Non ho mai provato niente di simile neanche per Mason, una delle mie prime cotte. Adesso, invece, so come ci si sente quando ci si innamora. Lo so. Forse lo saprò per sempre. Perché certe cose raggiungono le ossa, si mescolano al sangue.
Facendomi stendere sul letto, mi sfiora le labbra posando un piccolo bacio all'angolo della mia bocca. «Perdonami», sussurra, intrufolandosi sotto le coperta, spegnendo la luce. Abbracciandomi da dietro mi stringe a sé. «Non voglio perderti. Significherebbe perdere un pezzo di me.»
Mi volto con una tempesta di battiti contro lo sterno e non resistendo, ricambio l'abbraccio.
Lui non abbassa le spalle, non dichiara vittoria. Mi tiene al sicuro fino a quando non mi addormento esausta.

🖤

Come crepe sull'asfaltoWhere stories live. Discover now