46

3.4K 161 42
                                    


ERIN

Non lo stavo cercando eppure è arrivato. Ho sentito il calore della sua forte presenza e mi sono lasciata avvolgere come in un abbraccio che spezza le ossa senza fare male davvero. E mi sono abbandonata, lasciata bruciare da quel fuoco che è divampato tra di noi. Mi sono lasciata andare. Mi sono lasciata riscaldare da uno sguardo senza averne paura. Senza sentirmi abbandonata.
Mi chiedo come sia successo. Ancora non mi capacito. Non mi sembra reale. Tutto si è trasformato davanti ai miei occhi in una comunissima giornata. Ci sono momenti in cui mi chiedo: e se non avessi raggiunto Sammy? Se fossi rimasta ancora qualche minuto a scuola?
Poi però la risposta arriva in automatico. Probabilmente il destino avrebbe trovato un altro modo per farmi incontrare Bradley. Lui è una persona che non solo ha catturato la mia attenzione sin dal primo battito di ciglia ma ha anche spezzato quelle catene, ha disseppellito il mio cuore.
Non riesco ancora a crederci. Mi sembra di vivere in un sogno ad occhi aperti. Non è perfetto ma rende tutto quanto migliore. E la cosa mi fa paura. Perché per ogni cosa bella che ti succede nella vita prima o poi ne arriva una che ti fa stare male. Ho imparato a mie spese il significato della parola perdita e non ho il lusso di concedermene un'altra.
Nella mia esistenza ho fatto il carico di dolore, di giornate buie, di momenti tristi. Ho sopportato tutto quanto senza mai arrendermi, senza mai lasciarmi condizionare troppo. Sono stata forte. Ho dovuto esserlo per me stessa, per la mia anima e per il mio cuore stanco di essere ferito.
Quello che ti capita te lo porti addosso. È una cicatrice perenne, quella che ti ricorderà sempre ciò che hai vissuto, quello per cui hai combattuto, fallito o resistito.
Sammy mi passa una mano davanti tirandomi fuori dalla nebbia di pensieri che continuano da diversi giorni a mulinarmi dentro la testa.
Non è servito prendere un po' le distanze. È tutto lì, pronto a travolgermi, a sconvolgermi.
«Ci sei?»
«Si, si, ci sono. Cosa stavi dicendo?»
Tengo ancora in mano una fiala di colore per dolci e la rimetto subito al suo posto insieme alle altre.
Da quanto tempo me ne sto impalata? Quale lungo discorso mi sono persa?
Sammy, accorgendosi del mio temporaneo blackout, fa una smorfia. «Oggi sei strana. Anzi lo sei da giorni. Che ti succede? Sputa il rospo. Sono due settimane che hai la testa tra le nuvole e sei troppo evasiva. Adesso hai anche quello sguardo da scoiattolo spaventato da un colpo di fucile.»
Me ne sto a braccia incrociate sul ripiano lindo della sua cucina in acciaio. Seduta su una delle sedie di plastica.
Samantha vive praticamente qui dentro, nel suo laboratorio. Uno spazio che oggi odora tantissimo di cioccolato e pasta sfoglia. Non sono poi così tante le occasioni di vedersi in questo ultimo periodo pieno di cerimonie e feste.
Quando ieri mi ha chiamato per chiedermi di farle compagnia, non immaginavo che mi sarei ritrovata ad aiutarla a dipingere un centinaio di foglie e di rose per la prova di una torta.
Ma so anche la ragione per cui l'ha fatto. Ed è, in parte, la stessa che mi ha spinto ad accettare. Inoltre, dipingere mi rilassa. Concentrarmi su qualcosa di diverso ancora di più. Avevo proprio bisogno di pensare ad altro, di staccare la spina.
Sono state due settimane davvero pesanti e piene dal punto di vista emotivo e fisico. Ho dovuto reggere la gelosia di Shannon per le uscite o le improvvisate di Bradley. Ho dovuto mantenere i rapporti con la mia famiglia che chiede una mia visita, e dovuto accettare svariate chiamate da parte loro. Ho dovuto spiegare a mio padre perché non mi faccio vedere spesso in ospedale e poi ho lavorato, troppo, facendo delle ore in più per sostituire Grant che si è ammalato proprio quando ne avevamo più bisogno. Adesso sta un po' meglio anche se non rientrerà prima di altre due settimane. Prendere la varicella alla sua età non deve essere stato facile. A scuola c'è stata una brutta epidemia. Con l'estate in arrivo non è proprio il massimo. E la cosa ha allarmato tutti.
«Non mi succede niente. Passami altre foglie.»
Sammy sprizza allegria da tutti i pori. Penso di conoscere anche la ragione o il motivo scatenante. Non che prima non lo fosse, ma adesso è più spensierata. La vedo agitarsi quando sta per arrivare l'ora della fine del turno del suo uomo e poi non smette un secondo di raccontarmi i dettagli dei loro incontri, delle loro uscite, delle loro cene romantiche. Non tiene per sé neanche quelli più sconci. Lo fa per farmi sentire in imbarazzo. Alla fine se ne esce sempre con qualche battuta o per convincersi dice che me lo racconta così prenderò spunto e prima o poi mi farò anch'io una bella scopata con qualcuno. Si riferisce ovviamente a Bradley.
Nonostante le sue domande piene di curiosità, non le ho ancora detto che le cose stanno andando avanti. Non sa che ci incontriamo spesso, rinunciando persino a qualche ora di sonno. Ci vediamo infatti la sera al parco e poi il giorno dopo prima di entrare a scuola, quando passa per salutarmi e ad augurami una buona giornata. A volte viene a prendermi o si fa trovare appoggiato alla mia auto con il pranzo.
Raccogliamo tutto il tempo libero che abbiamo per stare insieme senza mai lasciarci distrarre troppo.
Le cose sembrano andare bene e questo non mi dispiace. Ma sono spaventata. Non voglio perderlo. Sento che mi sto affezionando troppo a lui e mi si spezzerebbe il cuore se dovesse andare male. Per questa ragione gli ho chiesto di andarci piano.
Samantha mi passa la teglia con tutte le foglie di cioccolato che sembrano vere. Sottili e morbide al tatto, così delicate da rompersi in un attimo. Sono da colorare e sto utilizzando l'oro pieno di glitter, che a quanto pare è commestibile.
Per complicarmi ulteriormente il lavoro, ho aggiunto i dettagli per rendere il tutto reale, meno plastico, usando il chiaro scuro.
Sammy quando le ha viste è impazzita. Le sono piaciute molto quelle di prova e adesso sto continuando prima di passare alla colorazione delle rose. Anche queste dovranno avere un aspetto impeccabile. Servono per una torta di matrimonio. La sposa non ha ancora deciso il colore così stiamo facendo delle prove per fargliele vedere.
«Che cosa hai fatto ieri?», uso un pennello più piccolo per i dettagli avvicinandomi con il viso alla foglia.
«Ieri ho visto Stan per cinque minuti», inizia piegando i petali di pasta di cioccolato.
Non so come fa. È una maestra in queste cose. Ha lavorato il cioccolato con qualcos'altro per un bel po' prima di riuscire ad ottenere la consistenza desiderata. Ha anche provato con la pasta di zucchero.
«Sai che novità!»
Mi dà un colpo con uno strofinaccio senza preavviso. «Ahia!»
«Non lo vedevo da due giorni. E sai che cosa mi ha detto?»
Attendo tenendo il pennello tra le dita. Non sembra contenta. La cosa mi fa insospettire e non poco.
«Che cosa?»
«Che lui e Bradley hanno avuto degli impegni per tutta la settimana e che per il weekend forse non ci vedremo. Avevo intenzione di fargli una sorpresa e invece!»
Mette il broncio. «Non lo vedo da due giorni e adesso mi dice che staremo separati per il weekend.»
«Devono lavorare, proprio come stai facendo tu. Poi perché sei così preoccupata? Stan stravede per te. Non ti ha detto una bugia. Dagli un po' di spazio e non soffocarlo, sai essere paranoica.»
Mi guarda storto. Sa che ho ragione. «È quello che stai facendo con Bradley o è perché ti vedi anche con Shannon?»
Arrossisco. «In realtà non mi vedo con Shannon. Pranziamo insieme quando non è di turno e a me sta più che bene. È solo in questo posto e non mi va di ignorarlo. E tu dovresti iniziare a capire che ci tengo parecchio a lui. È tutto ciò che mi è rimasto.»
Continua a piegare i petali con una strana espressione. Non è solo imbronciata adesso. Nei suoi occhi passa una scintilla. «Sarà pure così... ma sono ancora arrabbiata con te perché non mi hai detto che è stato per quasi una settimana a casa tua. Se chiudo gli occhi lo immagino ancora con quei boxer neri e i tatuaggi ovunque quando mi ha aperto la porta dicendomi che eri sotto la doccia con quel ghigno sempre pronto a materializzarsi sul suo faccino da sbruffone.»
Sammy ha frainteso ogni cosa all'inizio. Ovviamente Shannon non le ha dato alcun chiarimento quel giorno, lasciando a me la patata bollente. Così, quando sono uscita davvero dalla doccia e li ho trovati in soggiorno a guardarsi male, ho chiesto a Shannon di sparire per qualche ora e le ho spiegato che lo stavo ospitando.
«E che avresti fatto? Oh aspetta lo so già: ti saresti accampata in soggiorno per controllarlo. Shannon è stato rispettoso. A parte quella notte in cui si è ubriacato. Ma da allora il suo comportamento è tornato quello di un tempo. E te lo ripeto così ti rinfresco la memoria: non ci sono andata mai a letto e mai succederà. Sarebbe complicato per entrambi.»
Sammy sbuffa passandomi il fiore. «Prova a farlo di un rosa pastello con sfumature», ordina brusca.
Mi metto subito al lavoro senza aggiungere altro, concentrandomi.
Tanto lo so che non smetterà di certo di pensare il contrario. Per lei ho una cotta nascosta per il mio amico. Mi rinfaccia ancora quel bacio come se glielo avesse dato lei.
In breve riesco a dipingere la rosa come ha chiesto. «Così?»
Ci riflette. «Forse dobbiamo colorarli prima di incastrarli i petali, che dici?»
Annuisco. «Si. Decisamente meglio.»
Mi metto all'opera mentre lei continua a sfornare pan di Spagna, a farcirli in modo diverso per farli assaggiare alla sposa.
«La mia torta dovrà avere sette strati diversi di cioccolato, una glassa sopra come uno specchio. E ne voglio una...», mi fermo per metterla alla prova.
Sorride. Finalmente sembra avere accantonato le paranoie su me e Shannon. «Vuoi anche una torta al limone perché ha un sapore fresco. Lo so!»
Mi fa assaggiare un po' di glassa per avere una mia opinione. «Zucchero!»
Assaggia anche lei e annuisce. «Zucchero!», ripete.
Noto che mi guarda in tralice. «Erin, mi diresti se qualcosa non va?»
«Si, certo. Perché sei così preoccupata per me?»
Si appoggia alla cucina incrociando le braccia. «Perché ti vedo tormentata. Non ti vedo così da... tempo. E so che si avvicina quel periodo ma... non so come spiegarti quello che vedo.»
Non riesco a prendere in giro me stessa figuriamoci la mia amica. Lei mi ha conosciuta in quel periodo. Ha visto gli effetti, le fasi del dolore che ho attraversato. «Ho solo paura di perdere quello che mi sta facendo sentire felice. Tutto qua. Non ho una doppia relazione o altro. Sono solo spaventata.»
Riflette ascoltando con attenzione le mie parole. «È per questo che hai allentato un po' la presa con Bradley? Per paura di ferirlo o di essere ferita?»
Annuisco sentendomi in colpa. Ho chiesto a Bradley di andarci piano, di non affrettare troppo le cose quando mi sono accorta che stava iniziando a piacermi troppo l'idea di vederlo e attendevo con ansia quei pochi minuti. Se gli ho chiesto di non correre, l'ho fatto perché ho paura del mio cuore, delle mie reazioni ed emozioni che escono incontrollate quando sono con lui.
«Ho paura a chiederlo ma... come ha preso la notizia? Perché conoscendoti glielo hai detto e hai preferito la strada della sincerità.»
Mordo il labbro. «Non bene. Ci è rimasto male. Ma ha capito.»
Ho preso le distanze per non legarmi troppo e so di non avere una scusa ma non posso permettermi di perdere qualcuno. Di perdere lui che mi ha regalato dei meravigliosi ricordi. Voglio godermi questo periodo sereno cercando di fare le cose senza fretta o urgenza. Non è per un capriccio o per insicurezza.
Esce dall'abbattire una torta. «Ti spaventa perché ti interessa o stai solo cercando di scaricarlo?»
Spalanco gli occhi e la bocca. «Cosa? No, certo che no. Voglio solo fare le cose con calma. Non voglio correre o fare il passo più grande della gamba e poi pentirmi per tutta la vita.»
Sammy soppesa il mio sguardo. «Sei insicura ma sai già quello di cui il tuo corpo ha bisogno», lascia intendere perfettamente quello a cui si riferisce. Poi guarda la rosa.
«Si, questa rossa con le sfumature arancioni e gialle simili a un tramonto mi piace in contrasto al bianco e all'oro. Vedremo dopo che dicono», posando una mano sulla mia spalla va in negozio quando sente lo scampanellio.
Continuo a dipingere i petali più che concentrata e rilassata grazie anche alla musica che si innalza dalle casse.
«Se non ti vedessi con i miei occhi lavorare direi quasi che mi stai evitando.»
Sussulto. Il colore schizza sul camice bianco che indosso insieme ai guanti. Una voce profonda e bassa mi coglie di sorpresa. Percepisco il suo calore alle mie spalle insieme al suo profumo che, avvolgendo i miei sensi mi fa girare la testa e anche il cuore.
«Devo chiedere a Sammy il permesso di rapirti?»
Sorrido anche se la parola mi fa ripensare a quella dannata notte e posando il pennello mi volto. Lui se ne sta in ginocchio accanto a me.
È bello. Bello come quando trovi la spiaggia silenziosa e il mare calmo all'alba e ti siedi in mezzo a quella tranquillità.
Lo abbraccio. «Ciao», sussurro sulla sua spalla percependo il peso del senso di colpa.
«Ciao», posa un bacio sotto l'orecchio prima di rubarmene uno sulle labbra leccandosi subito le sue per capire che gusto sono oggi.
Ci guardiamo negli occhi come la prima volta. «Che ci fai da queste parti?», gli offro un cioccolatino al latte con dentro una nocciola.
Indica fuori dalla porta masticando lentamente. «Stan sentiva la mancanza della sua donna e anch'io della mia perché mi sta evitando. Forse lo spazio che le ho dato non è abbastanza. Dovrei trasferirmi in un altro stato.»
Passo le mani sulle sue spalle. «Non ti sto evitando e stai andando alla grande. A proposito: grazie.»
«Allora che cosa stai facendo? Hai preso le distanze. Devo preoccuparmi? Se non sei interessata o convinta al centro per cento puoi anche dirmelo. Siamo adulti e possiamo risolvere tutto pacificamente.»
Nego scrollando la testa. Il pensiero mi allarma. «No, non devi preoccuparti. È solo che non voglio correre troppo, te l'ho detto. Mi piace stare con te, molto.»
Si alza appoggiandosi al tavolo. Non è soddisfatto. «E oggi mi eviti... dipingendo? Ieri cosa facevi? Ah già, eri a pranzo con il tuo amico.»
Mordo il labbro alzandomi. Prendo una foglia di quelle usate come prova. «Apri la bocca e chiudi gli occhi così ti faccio vedere quello che sto facendo oggi.»
Assottiglia gli occhi e rido. «Non è una trappola. Niente panna o crostate, promesso.»
Voglio togliere anche a lui il pensiero di Shannon. Non è assolutamente una minaccia.
«Erin, giuro che se ci provi ti presento mia nonna e per punizione dovrai preparare con lei una crostata.»
Rido. So che il momento di prima sta passando in secondo piano. Bradley non nasconde niente, neanche la sua gelosia. È sincero e mi piace proprio per questo. Sono io quella che commette di continuo qualche errore.
«Hai visto quello che ho in mano e sai che non è pasta frolla o panna. Adesso chiudi gli occhi e fidati di me.»
All'inizio incrocia le braccia. «Potresti anche scambiare il materiale mentre me ne sto ad occhi chiusi.»
Mi posiziono davanti a lui. «Non ti rimane che fidarti di me.»
Spalanca le braccia e mi avvicino lasciandomi tenere in un abbraccio stretto, caloroso. Schiude le labbra ed io avvicino la foglia ad esse dopo averne preso una parte tenendola con le mie. Morde la foglia e sfiorando le mie labbra ricambia il bacio premendomi a sé fino a farmi ansimare sulla sua bocca.
Il calore che mi investe mi fa tenere in equilibrio sulle sue spalle mentre si strofina a me continuando a baciarmi. «Visto? Se ti evitavo non avrei fatto questo.»
«Possiamo riprovare? Ero distratto dalla gelosia che mi investe quando non ti vedo e so con chi sei», sorride.
Schiocco un bacio. «Rimani così.»
Prendo un altro petalo che odora tanto di glassa al cioccolato bianco e torno da lui che, ancora una volta mi stringe. Le sue mani strizzano le mie natiche e quando mi avvicino mi bacia mordendo prima il pezzo di cioccolato poi le mie labbra facendomi ridere.
Ci baciamo a lungo. Le cose poi si spingono un po' oltre e presto mi ritrovo sul tavolo libero. «Mi sei mancata», mugugna. «Ma non evitarmi così tanto. Permettimi di essere presente. So che potresti sentirti asfissiata ma è il mio modo. Siamo in due. Non puoi andare a senso unico.»
Apro gli occhi lasciandomi incatenare dai suoi. «Anche tu mi sei mancato», sussurro roca. Le mie dita massaggiano i suoi pettorali. Mi toglie i guanti gettandoli dentro il cestino. Bacia i palmi lasciandoli liberi di toccarlo.
«Com'è andata al lavoro oggi?»
Posa le mani sulle mie cosce divaricandole per sistemarsi nel mezzo avvicinandomi sempre di più a sé. «Abbiamo evacuato un intero quartiere per una fuga di gas. C'erano dei lavori in corso ed è scoppiato un incendio. Abbiamo salvato un uomo che tentava di lanciarsi dal balcone dopo che la sua camera aveva preso fuoco a causa di una sigaretta lasciata accesa e salvato un cane caduto in un tombino.»
Circondo il suo collo con le braccia. «E adesso?»
Strofina la punta del naso sul mio. «Adesso sta andando decisamente meglio. Sono davanti ad una ragazza che non mi ha ancora dato una risposta certa sul nostro rapporto e che mi piacerebbe tanto portare come un ragazzino sul retro del locale per continuare a baciarla senza pudore e il rischio di essere scoperti.»
Gioco con la sua bocca. «Solo baciarla?»
Mi solleva dal tavolo. «No. Ma se lo dico mi prendi per uno stupido o peggio...»
Metto il finto broncio. «Continua», gli sussurro all'orecchio abbassando la mano lungo il suo addome.
Geme. «Vorrei anche prenderla contro il muro», lo dice davvero senza filtri.
Sorrido con le guance che sento arrossarsi. «Vuoi mostrarmi come? Così facciamo pace?»
Ci guardiamo con malizia e non se lo fa ripetere. Mi tira per mano portandomi fuori, sul retro del laboratorio dove mi avvicina a sé baciandomi senza darmi tregua. Poi ci sistemiamo dietro un muro, ben nascosti. Qui mi preme contro la parete sollevandomi una coscia spingendosi contro di me.
Ansimo e lui insieme a me. «Ti piace come spiegazione?»
Morde il collo fermandosi. Sento che è eccitato quindi smetto di muovermi anch'io. «Si, molto.»
Si stacca lentamente. «Sarà meglio tornare dentro», dice con fare allusivo.
Lo spingo. «Idiota!»
Mi circonda le spalle con un braccio baciandomi la tempia. «Prima o poi mi supplicherai. E forse ti deciderai anche ad ammettere che mi vuoi.»
Inarco un sopracciglio mordendomi forte la lingua. Lo so, so che lo farò. Ma non oggi. Sto rispettando i miei tempi.
Mi rimetto in ordine, indosso di nuovo i guanti e lavoro mentre lui mi osserva.
«Sei brava. Come mai non hai seguito la tua amica nella sua attività?»
Mi stringo nelle spalle. «Lei ha una passione io ho solo un pennello in mano.»
«Possiamo entrare?», chiede Sammy interrompendoci. «Siete vestiti e presentabili?»
Quando fa il suo ingresso sembra quasi dispiaciuta di trovarci seduti, composti, come due scolaretti che si tengono per mano.
«Non sono noiosi?», chiede a Stan sollevando il labbro in una smorfia.
Io e Bradley ci guardiamo complici nascondendo dei sorrisi. Per fortuna non immaginano quello che abbiamo provato prima.
«Direi proprio di sì. Sai di cosa hanno bisogno entrambi?»
«Di una scopata?»
«A parte quello, piccola. Hanno bisogno di una bella cena e di una festa.»
Gli occhi di Samantha si animano. È solo venerdì pomeriggio. Abbiamo un lungo weekend davanti. «Posso accettare solo se mi aiutate a finire le prenotazioni e il turno al locale. Oggi la mia dipendente non c'è perché ha un compleanno importante e le ho dato la giornata libera.»
I due si guardano. Bradley evita le pessime battute del suo amico e della mia. Messi d'accordo e pronti a tormentarci. Riflette un momento. Stan invece è già pronto. «Che cosa possiamo fare?», chiede subito.
«Sapete servire i tavoli?»
Stan fissa Bradley. I due comunicano silenziosamente. Direi quasi che in questo momento si stanno scambiando qualche battuta del tipo: "Per chi ci ha preso? Certo che sappiamo come si servono dei tavoli."
«Mentre voi servite i clienti io e Erin terminiamo le rose per la torta e ci assicuriamo di non avere impegni per tutto il weekend. È un buon compromesso, no?»
Guardo male la mia amica. Sa che avevo in mente altre cose da fare. Ad esempio chiamare mia nonna per chiederle come si prepara bene lo stufato oppure mia madre per farmi raccontare come va. Qualsiasi cosa ma non passare il weekend come delle coppie, in quattro. Potrebbe succedere di tutto.
Conoscendo la mia amica ci farà persino accampare da qualche parte, insieme.
So che ha qualcosa in mente. Provo a rifiutare ma Bradley mi batte sul tempo.
«Hai dei grembiuli, guanti...»
Sammy lì indica. «Mi raccomando!»
I due escono fuori annunciando alla clientela che saranno i nuovi camerieri per un giorno.
La guardo male. «Sei consapevole del fatto che a breve si spargerà la voce e sarai sommersa di lavoro perché verranno delle ragazzine a guardare i due che lavorano nel tuo locale?»
La mia amica si sventola guardando il sedere di Stan. Piega persino la testa. «È perfetto, sodo!»
Le mollo un colpo in testa e riprende fiato. «No, hai ragione. Ma è solo per oggi. Vedrai che andrà tutto bene.»
Ovviamente si sbaglia perché succede esattamente quello che avevo previsto. Una marea di ragazze e donne si precipitano a guardare e in breve razzolano le vetrine costringendo Samantha a lavorare il doppio e i due a servire quelle maniache che allungano le mani.
C'è un gran via vai e un vocio continuo più che irritante. Non si sente neanche più la musica.
Evito di guardare fuori per non deconcentrarmi e in breve inizio a creare da sola le rose dando una forma diversa, più chiusa al centro e aperta all'esterno. Sapendo anche fare qualche dolce do il mio contributo per facilitare il compito alla mia amica sempre più stanca.
Samantha porta fuori l'ultimo vassoio dopo avere lanciato un'occhiata al mio pieno di rose. Quando rientra mi sorride in modo dolce. «Sembrano uscite da un roseto. Saranno contenti e io farò il tuo nome. Perché non ti sei mai decisa a lavorare insieme a me?»
«Mi piace aiutarti qualche volta. Lavorare con te sarebbe da suicidio assistito.»
La prendo in giro e lei inizia a rincorrermi. Ridiamo finendo per rovesciare un vasetto di farina sulla cucina.
Spalanchiamo gli occhi scoppiando a ridere poi ce ne lanciamo un po' addosso.
«Peccato, non è fango!»
Ci fermiamo e guardiamo Stan entrare con un vassoio vuoto che fa roteare sul palmo. Passa accanto a Sammy che ha le guance rosse e lo guarda come se dovesse saltargli addosso. Deglutisce a fatica. Lui mantiene lo sguardo fino a quando non torna in sala strizzandole l'occhio e mimandole un semplice "a dopo, splendore".
La mia amica sospira con una mano sul petto e l'altra a sventolare il viso. «Non arriverò al tramonto!»
Rido. «Esiste una cosa chiamata volontà», rispondo togliendomi di dosso la farina.
Arriccia il naso. «A me serve una cintura di castità. Quell'uomo è puro concentrato di...»
Sbircio nel locale ignorandola. Bradley sta servendo delle ragazze che continuano a divorarselo con gli occhi, a trattenerlo al loro tavolo. Una di loro in particolare, appoggiata dalle amiche, continua a parlargli, a mandargli strani segnali. Si sporge persino dal tavolo per mostrargli il suo davanzale.
Dentro di me scatta qualcosa, una sensazione di possesso che, senza neanche accorgermene mi fa avanzare verso di lui.
«Erin», Samantha, credendo che io voglia litigare con quella, prova a fermarmi.
Bradley mi vede subito e mi sorride aspettandomi con il vassoio vuoto in grembo, dando le spalle alla ragazza che sta chiaramente fumando dalla rabbia per essere appena stata ignorata.
Mi fermo davanti a lui. «Come sta andando?», passo le dita sulla sua fronte imperlata di sudore.
Si abbassa baciandomi le labbra. «Sei gelosa?», chiede.
«No, volevo solo accertarmi che nessuno mettesse le mani nel barattolo di un'altra!», sbotto alzando un po' il tono.
Ghigna guardandomi con fare allusivo. «Ah no?», si avvicina a quella ragazza e io lo tiro verso me. «Che fai?»
«Ti dimostro che sei gelosa», mi stuzzica. «E non mi dispiace. Anche se mi preoccupa parecchio questo tuo improvviso cambiamento di umore.»
«Non sono gelosa.»
«Allora non ti dispiacerà se mi siedo con quella ragazza a chiacchierare. Magari le chiedo se vuole uscire. Non sembra disdegnare», continua a provocarmi ma nei suoi occhi è chiaro il lampo che attraversa le sue iridi.
Alzo il mento. «No, fa pure. Divertiti!», dopo averlo spinto, torno in cucina pestando i piedi sul pavimento.
Sammy nasconde un sorrisetto beffardo. «Uhhh, qualcuno ti sta dando del filo da torcere oggi. Guarda come sei rossa!»
Sospiro e sedendomi prendo un barattolo di glassa al cioccolato e un cucchiaio.
La mia amica non mi frena, smette persino di ridere alle mie spalle.
Alla terza cucchiaiata abbondante, mi raggiunge sedendosi accanto. «Non ti stai innamorando, vero?»
Dentro di me si sgretola una sola consapevolezza. L'unica alla quale mi sono appigliata in questi anni.
Sono innamorata? Come si fa a credere di nuovo nell'amore? È possibile?
Mi volto verso la porta ignorando la domanda della mia amica e ho come un colpo al cuore, una fitta che dovrebbe farmi piegare in due.
Un giorno arriva. Proprio nel momento in cui pensavi che niente e nessuno avrebbe più scalfito la tua corazza, arriva. Arriva qualcuno che ti sorride, che ti parla senza voce, che ti dimostra che tutto può cambiare da un momento all'altro. Arriva e la paura aumenta.
Poso il cucchiaio allontanando il barattolo. Batto le palpebre cercando una risposta dalla mia amica.
Sammy sgrana gli occhi. «Erin... tu... sei innamorata di Bradley? Per questo hai paura?»
Ritorno subito in me. «Ha importanza adesso?», le chiedo aggressiva.
Sammy apre e richiude la bocca. «Sai che stava scherzando, vero?»
Nego. «Non credo. Non è bello sapere che la persona che ti interessa ha notato un'altra più bella di te con cui vorrebbe uscire. Ma non è questo.»
Non sa come rispondere. Sa in che stato mi trovo attualmente. Sta arrivando quel periodo dell'anno in cui tutto dentro la mia testa si complica a causa dei ricordi. In più, conosce bene il mio grado di sopportazione. Sa quando è il momento di tacere.
Inspiro ed espiro. Alzandomi slaccio in fretta il grembiule. «Ho bisogno di fare una passeggiata. Te la cavi da sola?»
Mi guarda comprensiva. Come se avessi scritto in fronte "pericolo pubblico con problemi di fiducia". «Si, ma torni?»
«Certo. Ho solo bisogno di... non lo so neanche io quello di cui ho bisogno. Devo solo allontanarmi», detto ciò esco dal locale dalla porta sul retro e senza farmi notare vado a mischiarmi in mezzo al gruppo di turisti passeggiando lungo il marciapiede per qualche isolato insieme a loro.
Mi sento in dovere di prendermi cura del mio cuore. Non c'è niente di più bello. Bisogna farlo. Bisogna amare se stessi. Perché se non ami te stesso non puoi amare nessun altro. È inutile fermarsi di fronte a qualcosa che non c'è e non ci sarà mai. Inutile rimuginarci troppo su. Inutile restare legati a qualcosa che non fa altro che tirarti a fondo, sempre più giù. Prima o poi bisogna alzare lo sguardo e perdersi. Vedere con altri occhi il cielo, le stelle, le persone, la vita. Rendersi conto di essere sopravvissuti ad un altro giorno.
«Sei solo spaventata, Erin.»
E la mia coscienza ha ragione. Me la sto facendo letteralmente sotto. Bradley inizia a piacermi sul serio. Non è una conoscenza marginale o un incontro casuale. E il fatto che lui ricambi, mi spaventa maggiormente. Perché quando inizi a perderti negli occhi di qualcuno, rischi di soffrire.
Non mi spaventa il fatto che lui possa volere una persona migliore di me. Lo merita. È un ragazzo d'oro. Mi spaventa affezionarmi così tanto da non lasciarlo andare, da non lasciarmi andare. Ho paura di non essere pronta, di deludere. Forse è per questo che continuo a tirarmi indietro ancora prima di iniziare. E so che non è meglio così. So che in questo modo rischio di perderlo. Ma non voglio illudermi. Non voglio ferire quel pezzo di cuore che ancora mi rimane attaccato nel petto. Il fatto è che non so più che cosa fare.
Prendo fiato fermandomi un momento per capire da che parte andare, che cosa fare.
Le giornate iniziano ad essere soleggiate seppur nel clima mite di Seattle.
Osservo i palazzi alti, le ombre che man mano si ingigantiscono e poi i negozi affollati. Incuriosita entro anch'io comprando qualcosa. Soprattutto mi fermo in libreria dove trovo quello che mi serve. L'odore della carta, il rumore delle pagine quando si sfogliano, la ruvidezza del foglio pieno di scritte.
Quando torno indietro è già il tramonto. Il sole sta mandando gli ultimi bagliori offrendo anche oggi uno spettacolo unico. Mi fermo al centro di una strada e fotografo proprio i due palazzi ai lati, una nuvola solitaria, la strada sgombra con un taxi fermo e poi il cielo simile al colore dello zucchero filato colorato.
Entro dalla porta principale del locale lasciandomi accogliere dallo scampanellio familiare. Non trovo nessun cliente, segno che per tutti sta arrivando l'ora di rientrare a casa.
Sammy corre in fretta da me fermandosi a metà strada, guardando turbata i sacchetti. «Hai fatto shopping senza di me?», alza il tono. Le esce alquanto stridulo mentre i suoi occhi mi stanno rimproverando. "Traditrice", è la prima parola che mi viene in mente quando oso guardarla e leggere nel suo sguardo quei pensieri che lo attraversano in un nano secondo.
Sammy è una ragazza facile da capire. So di doverle delle scuse, per essere scappata in quel modo.
«Sono libri. Candele profumate. Un completo preso da Victoria's Secret al 50% di sconto e delle magliette in un outlet qui vicino. Tre al prezzo di due mi sembrava una buona offerta. Non ho proseguito verso il centro ma ho notato parecchi saldi e penso di tornarci.»
Mi guarda sempre più male. «Stai facendo la stronza con me!»
Nego. «Non ti avrei preso questo», le passo il secondo sacchetto di Victoria's Secret, simile al mio.
Inizialmente non si muove. Poi, come spinta da una corrente, avvicina le dita alla busta prendendola, sbirciandone il contenuto.
I suoi occhi diventano lucidi e mi abbraccia. «Come facevi a sapere che lo volevo?»
«Sono tua amica o no? Non potevo tornare a mani vuote.»
Mi stringe. «Non avrei dovuto organizzare tutto alle tue spalle. Pensavamo fosse l'occasione giusta per stare un po' insieme. Scusami.»
Alzo le spalle. «Non fa niente. Sono io che ho ancora qualche problema. Sai, è quel periodo dell'anno.»
Dal laboratorio esce proprio lui. Sammy si fa subito da parte. «Vi lascio parlare», dice lasciandoci soli dopo avere messo il cartello con la scritta "CHIUSO" ed essere corsa in laboratorio dove la sento strillare allegra con Stan per il mio regalo.
Bradley si siede davanti a me. È nervoso. Ha proprio lo sguardo di uno che intende scontrarsi da un momento all'altro.
Infila i pugni dentro le tasche dei jeans dopo essersi tolto il grembiule posandolo sul tavolo. «Dove sei stata?», chiede in tono duro, accusatorio.
«In giro.»
Guarda le buste. «In giro?», le indica.
«Mi sono fermata e ho dato un'occhiata», spiego.
«Per colpa mia? Sei andata a farti un giro per quello che ho detto?»
Scrollo la testa. «No. Non per colpa tua. Per colpa mia.»
Mi afferra la mano. Accarezza con il pollice il dorso. Sento montarmi nel petto il panico. «Erin, non era mia intenzione...»
Ritiro la mano. «Hai gli occhi per guardare. Non dovevo reagire in quel modo. Non sei un oggetto o altro.»
Si piega sulle ginocchia. «No. Ho sbagliato e me ne assumo ogni responsabilità ma tu devi smettere di evitare ogni discussione. Affrontami e dimmelo in faccia che non ti interesso più di tanto. Dimmelo che sono una distrazione per te. Un momento piacevole con cui spettegolare con la tua amica.»
Spalanco gli occhi. «Che cosa?»
«È inutile negarlo.»
Lo guardo dritto negli occhi paralizzata. Non ero ancora pronta a questo, a lasciare andare la verità. Le parole sono tutte lì, sul punto di uscire, ma per una strana ragione non lo fanno. Rimangono impigliate sul palato, tra i denti e la lingua mentre il cuore rischia di volare fuori dal petto.
«È così? Non sono abbastanza per te?»
Cerco di calmarmi. Prendo un respiro profondo.
È un uomo perfetto. Come posso non desiderarlo? Come può pensare di non essere già importante per me? Perché non capisce che non riesco a lasciarmi andare per paura di soffrire un'altra volta?
Mi piace. Non posso negarlo a me stessa. Non posso neanche negare il fatto di essere sul punto di innamorarmi totalmente e perdermi. Ma non riesco a dirglielo. Sono bloccata dentro me stessa ed è una cosa orribile.
Che cosa faccio?
«Rispondimi!», alza il tono. «Dimmi la verità, cazzo!»
I suoi occhi si fanno rossi di rabbia mentre i miei si aprono e tremano riempendosi.
"Buttati", continua ad urlare la voce dentro di me. "Digli quello che provi e pensa domani alle conseguenze. Trai il meglio dal presente". Ma rimango ferma, incapace di parlare.
Come posso essere così egoista da chiedergli del tempo per razionalizzare tutto? Come faccio a chiedergli di darmi fiducia se non riesco a fidarmi di me stessa, delle mie stesse emozioni che mi soffocano, che mi trascinano indietro facendomi soffrire?
«Erin», freme.
Mordo il labbro. «Io... non posso. Adesso non posso», farfuglio.
«Non puoi che cosa? Stare con me? Accettare il fatto che ci sia qualcuno che ti vuole con un'intensità tale da sprofondare nello sconforto ogni volta che ti ritrai o scappi perché hai vissuto l'inferno? Cosa non puoi? Stare con me perché ami un altro?», alza di nuovo il tono passando una mano tra i capelli, più che frustrato.
«Io non so più come dimostrarti che non voglio correre, che sono disposto a rispettare i tuoi tempi. Sto anche accettando il fatto che potresti non amarmi mai davvero e totalmente. Ma vedo che non ti interesso e che è inutile provocarci ancora.»
«No, ti sbagli!»
«Mi sbaglio? Allora spiegami perché te ne sei andata in quel modo! Mi hai detto "divertiti" come se niente fosse. Con una freddezza e un distacco da spiazzarmi. Spiegami perché ti allontani da me non appena vedi e senti di volere qualcosa di più. Ti prego spiegamelo perché sto impazzendo!»
«Non era quello che volevi? Sederti con quella bionda, chiacchierare con lei e uscirci? Per questo ti ho detto "divertiti!".»
Picchia il pugno sul tavolo. Sussulto. Adesso sì che mi fa paura. Ho ignorato la sua domanda. «Non ti accorgi proprio di niente. Sei una ragazzina viziata che gioca a fare l'adulta. Apri i tuoi cazzo di occhi e renditi conto che per me sei l'unica che conta. Volevo solo capire quanto fossi interessata a me. Ma la tua reazione e le tue risposte mi hanno già suggerito la conclusione di tutto questo assurdo gioco che abbiamo iniziato. Sono io quello che si è sbagliato su di te. Ci avrei scommesso tutto, ma ho perso solo il mio cuore.»
Provo a parlare negando. Non può credere davvero che sia questo a frenarmi.
«Vaffanculo, Erin!»
Alzandosi se ne va in laboratorio dove lo sento imprecare abbastanza forte.
Rimango spiazzata. Sono priva di parole e piena di pensieri che adesso incasinano maggiormente la mia testa.
Metto le mani tra i capelli. E adesso che cosa faccio?

🖤

Come crepe sull'asfaltoWhere stories live. Discover now