capitolo 7

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Catalina's pov

Per sfortuna mia, o fortuna, ancora non mi era chiaro, il weekend era ormai arrivato e a me non restava altro che sperare che tutto andasse secondo i piani. Ovvero arrivare alla partita senza attirare l' attenzione e lasciare lo stadio nella stessa identica maniera.

Mi alzai dal letto mentre il telefono continuava ininterrottamente a squillare.
Sapevo già chi era senza il bisogno di guardare il diplay.

Lasciai perdere le chiamate di Maya e mi avviai in bagno togliendomi i pantaloncini di seta e la canottiera ed infilandomi sotto la doccia.

Avrei voluto fare un bagno caldo e rilassante, ma non avevo abbastanza tempo dato che fra esattamente un ora Jay Jay sarebbe passato a prendermi.

Ieri sera fu devastante, il mio migliore amico, appoggiato pienamente dalla mia cosiddetta migliore amica ebbero la magnifica idea di presentarsi a casa mia con una marea di bottiglie di alcool. E così un drink dietro l' altro e uno shottino dietro l' altro finimmo per ubriacarci, o meglio io e Maya finimmo di ubriacarci dato che Jay Jay si limitò a preparare e servici alcool per tutta la serata.

Maya aveva avuto uno dei suoi momenti no, e secondo lei l' alcool era la giusta soluzione.
.
Ricordavo poche cose di ieri sera se non che ad un certo punto la mia migliore amica scoppiò a piangere in un pianto disperato e così decidemmo di ubriacarci e dimenticare i problemi.

In quel momento mi sembrava un ottima soluzione mentre ora mi maledicevo in tutte le lingue possibili per la mia stupidità. Avrei dovuto dirle che con l' alcool i problemi non sarebbero scomparsi e che il cuore spezzato con cui si ritrovava non sarebbe tornato come prima.

Mi diedi mentalmente due schiaffi.

Uscii dalla doccia coprendomi con un asciugamano raccogliendo poi i capelli in una crocchia disordinata per poi andare verso la cabina armadio per scegliere il look della giornata.

Optai per dei jeans bianchi e un maglioncino attillato a collo alto nero.

Indossai in fretta i vestiti e tornai in bagno per truccarmi e asciugarmi i capelli, prendendo al volo una pastiglia per il mal di testa pescata dal cassetto del comodino accanto al letto.

Mi asciugai i capelli col phone creando delle leggere onde rendendendoli leggermente mossi. Mi truccai leggermente: applicai del mascara, un correttore per coprire le occhiaie e le piccole imperfezioni, un po' di ombretto marrone scuro sulle palpebre e il solito lucida labbra che successivamente infilai nella borsa che avrei portato con me quel giorno.

Tornai in stanza e mentre scendevo le scale i miei piedi pestarono uno dei pupazzetti di Spider.

Lo accarezzai lentamente. Mi mancava nonostante non lo vedessi da neanche ventiquattro ore.

Madison aveva deciso di passare una settimana a Los Angeles dai nostri genitori così ebbe l' idea di portarlo con sè. Non ero molto contenta di questa loro partenza, ma era per il bene di Spider, dato che  qui a New York faceva davvero freddo e poi i miei genitori lo adoravano così come il resto della famiglia e dei miei amici.

Arrivai in cucina aprendo il frigorifero e afferando una semplice bottiglietta d'acqua girandomi per guardare  la cucina ormai piena di mazzi di fiori di ogni tipo e genere.

Per tutto il resto della settimana continuarono ad arrivare sempre alla stessa ora. Ormai mi ero quasi abituata a vedere la receptionist ogni mattina davanti alla mia porta con in mano un mazzo di fiori di colori e profumi diversi.

Scossi la testa tornando in camera mia per recuperare il cappotto nero lungo e gli stivaletti anch' essi neri.

La a mia era una vera e propria fissazione per il colore nero.

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