capitolo 72

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Brody' s Pov

Scostai la ciocca di capelli scappata alla coda scomposta e spettinata, mentre un pesante sospiro scappava involontariamente dalle mie labbra screpolate.
Mi chinai su di lei e lasciai un bacio leggero sulla sua fronte rilassata sfiorando con le dita i suoi occhi chiusi contornati da grandi occhiaie e dalle lunghe ciglia scure.

-Sto io con lei- sussurrò Maya, appoggiata al muro accanto al letto mentre mi guardava con un sorriso dolce e comprensivo.
-Non hai niente di cui preoccuparti- continuò. Riuscivo a sentire il suo sguardo penetrante sul mio viso, ma i miei occhi non ne volevano sapere di staccarsi dal suo viso segnato dal dolore.

Guardai i graffi leggermente cicatrizzati e il naso e la guancia gonfi e bluastri.

La fascia sulla testa era stata sostituita, in quegli ultimi cinque giorni, da un grande cerotto che copriva e proteggeva i quindici punti sul cuoio capelluto.
Abbassai la testa sul suo collo candido ed immediatamente una voglia di tuffare il viso in quella pelle morbida e profumata mi assalì facendo battere con forza il mio cuore.
Guardai il suo petto alzarsi ed abbassarsi in modo irregolare e dentro di me, sapevo che se le avessi sfilato la camicia lunga ospedaliera, avrei trovato delle fasce bianche che coprivano il torace e le due costole incrinate.

Erano giorni che riusciva ad andare avanti grazie agli antidolorifici e i sedativi che riuscivano a calmare il suo dolore infuocato. Riusciva a stento a prendere respiri non troppo profondi e al minimo movimento brusco una fitta la faceva contorcere. Eppure lei stringeva i denti e scacciava le lacrime. Ma nonostante tutto, quelle, finivano sempre per rigare il suo viso ogni volta che il dolore si faceva insopportabile.

Dolore fisico e psicologico.

Perché seppur i graffi e le ferite avrebbero potuto emarginarsi in poche settimane, sapevo che ciò che il suo cuore racchiudeva, non avrebbe mai potuto calmarsi.
Non avrebbe più trovato la pace e quel fuoco avrebbe continuato a bruciare fino ad incediarla davanti ai miei occhi.

Il mio stomaco si contorceva ogni volta al ricordo dei suoi occhi azzurri increduli, smarriti, strazianti e pieni di dolore.

La vibrazione del telefono nella tasca dei jeans, mi risvegliò bruscamente dai miei pensieri.
Sospirai allontanandomi leggermente e tirai fuori il cellulare prima di passarmi una mano tra i capelli arruffati.

Serrai la mascella stringendo le dita attorno all' oggetto fino a far sbiancare le nocche della mano mentre il mio cuore batteva con forza contro la gabbia toracica.
Eppure quell' emozione non era dolore ne tristezza, era pura e vivida rabbia che scorreva da giorni nelle mie vene.

"Niente da fare, sembra essere stata risucchiata dalla terra."

Fottuta bastarda.

Davanti ai miei occhi corsero come un incubo senza fine le immagini delle riprese delle videocamere di sorveglianza del parcheggio sotterraneo e involontariamente le budella si attorcigliarono in una morsa stretta e la vista si fece sempre più offuscata.

Avevo rimesso tutto quello che avevo nello stomaco nel gabinetto del bagno della centrale di polizia quando i filmati avevano rivelato la pura e semplice verità.
Una verità che era stata come un pugno in faccia e uno schiaffo. Una verità che mi aveva scombussolato dalla testa ai piedi, facendo vorticare la mia mente

Quella fottuta bastarda aveva superato qualsiasi limite scatenando in me una strana sete di vendetta. Dentro di me scorreva solo la voglia di rovinare la sua vita, come aveva fatto con lei.

Ferirla, distruggerla e massacrarla come lei me l'aveva ridotta.

Ed ogni singola volta che vedevo i suoi occhi azzurri, pieni di lacrime, che sfuggivano ai miei, giuravo a me stesso che l'avrei rovinata, fosse stata l' ultima cosa che avrei avuto la possibilità di fare.

Complici In Questo GiocoWhere stories live. Discover now