Capitolo 50

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Brody' s Pov

-Non è possibile- sbraitai tirando l' ennesimo pugno contro il muro e facendo, per l' ennesima volta, sobbalzare Maya che mi guardò male prima di tornare a riconcentrarsi su quello che James  stava scrivendo sul suo laptop.
- È suo padre Brody, non possiamo denunciarlo- affermò Brandon, poggiando una sua mano sulla mia spalla.

- L'hanno portata via con la forza e contro la sua volontà- sputai sedendomi sul divano del soggiorno della suite, passandomi in modo inquieto le mani tra i capelli.
-Potrebbe succederle di tutto- sussurrai, strofinandomi una mano sul viso, mentre la mia mente immaginava gli scenari più brutti. E non riuscivo a smettere di pensare che l' avevano portata via da me e a maledirmi di non essere riuscito ad impedirlo.

-È suo padre, ti può sembrare strano. Ma lui è sempre stato così, e ti sembrerà ancor più strano quando ti dirò che ormai è abituata a queste cose. Non in modo così violento, ma sono cose d' abitudine per lei- scrollò le spalle Maya, facendomi girare il capo verso di lei per guardarla attentamente.

Avevo intuito sapesse qualcosa al riguardo, dopo aver notato il suo comportamento pensieroso, ma per niente spaventato.
-Se può tranquillizzarti, lui non le farebbe mai del male.- sussurrò, appoggiandosi allo schienale del divano e sospirando pesantemente.
-Ora cosa facciamo?- domandò Andrew, incrociando le braccia al petto ed osservandoci attentamente con la fronte aggrottata.

-Niente- affermò James, chiudendo il portatile e sospirando.
-Cosa?- sibilai girando velocemente il capo nella sua direzione e guardandolo intensamente.
-Ho detto niente. Non faremo niente- mi guardò negli occhi.

-Aspetteremo che sia lei a tornare- si spiegò alzandosi in piedi ed infilando le mani nelle tasche dei jeans stretti che indossava.

-Mi stai fottutamente prendendo in giro?- sputai scioccato, fissandolo.
-No, è vero. È una questione famigliare, non dobbiamo intrometterci. Tu compreso- si mosse sui suoi piedi, mentre Maya si alzava in piedi afferrando il suo giubotto ed indossandolo.

-La mia ragazza è stata portata via con la forza, non so dove, e tu mi dici di calmarmi? Che non devo fare niente?- sputai alzandomi in piedi ed avvicinandomi di alcuni passi, finché le mani di Maya si posarono sul mio petto, bloccando ogni mio movimento verso il suo migliore amico.
-Non complicare le cose più di quanto già non lo siano- mi guardò negli occhi, spingendomi delicatamente, prima di afferrare la sua borsetta e tirare il suo amico per il braccio ed uscire insieme dalla suite, sbattendosi dietro la porta.

-Hanno ragione. Non ne sappiamo niente, ed è una questione famigliare- affermò Andrew, alzando le sopracciglia.
Mi sedetti sul divano, sporgendomi in avanti fino ad appoggiare i gomiti sulle ginocchia. Con un grosso sospiro mi passai le mani sui capelli.
-Non so che fare- sussurrai esausto.

-Non posso nemmeno chiamarla e assicurarmi che stia bene perché ha lasciato il telefono da Maya- mormorai, appoggiandomi allo schienale.
-Non pensare così, infondo è suo padre.- cercò di tranquillizzarmi Brandon, stiracchiandosi il collo.
-Non riesco a smettere di pensarci- mi passai una mano tra i capelli.
-Cosa intendeva con " è abituata a queste cose"?- domandò Andrew, riferendosi alle parole dette da Maya.
-Non ne ho idea, ma non riuscirò a stare tranquillo finché non la riavrò qui con me- sibilai alzandomi in piedi per avvicinarmi alle vetrate.

Osservai il cielo blu scuro, privo di stelle a causa dello smog e dell' inquinamento, per poi abbassare lo sguardo sulle strade illuminate dai lampioni e sui grattacieli che si innalzavano.

-Cos' hai intenzione di fare?-domandò Andrew, avvicinandosi di qualche passo.
Sbuffai frustrato, passandomi una mano tra i capelli prima di allontanarmi e andare verso il divano, dove afferrai il giacchetto nero in pelle,per poi indossarlo.

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