capitolo 74

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Brody's Pov

Le sue mani tra le mie tremavano così come le sue labbra pallide, mentre uno straziante dolore si faceva spazio nel mio petto lacerandolo. Cercai i suoi occhi azzurri pieni di lacrime, timoroso del suo sguardo vuoto rivolto alla madre ed un ansia impellente mi avvolse tappando le mie orecchie.

Non riuscivo a muovere nemmeno un passo, il cuore sembrava scoppiare contro la gabbia toracica e la paura di qualsiasi sua scelta mi congelava sul posto.
Non mi capacitavo di immaginare la mia vita senza lei accanto, era una prospettiva a cui non volevo neanche pensare.

Avevo bisogno di lei nella mia vita, e di nessun altra.
Non avevo mai amato qualcuno in quel modo così profondo, e il sol pensiero di dover rinunciare a tutto quello che avevo vissuto in quei mesi accanto a lei, un senso di nausea e vomito attaccavano il mio stomaco facendomi sudare freddo.

-Cata, piccola...-farfugliai in mezzo a quel silenzio prima di alzare la mano ed accarezzarle il viso bianco come un lenzuolo.
Avrei voluto urlare a squarciagola fino a non avere più fiato in corpo e la mia voglia di cacciare fuori dalla porta quella donna che affermava di essere la madre di Catalina, cresceva a dismisura. Ma il mio subconscio tratteneva i miei impulsi da selvaggio ripetendomi le stesse parole da quando Melissa aveva varcato con rabbia, la porta della nostra casa.

Per Catalina. Solo per lei.

Ma al sol pensiero delle parole che erano uscite dalla sua bocca, i miei pungni si stringevano con forza ogni volta che i suoi occhi feriti tornavano a farmi visita nella mia mente.
Non le avrei permesso di farle del male, ne lei ne nessun'altro.

Avevo già lasciato che accadesse e ogni singolo giorno mi maledicevo per non essere riuscito a proteggerla, per aver permesso che qualcuno le facesse del male, che qualcuno osasse anche solo sfiorarla.

-Io non verrò da nessuna parte- sussurrò la sua voce lieve, facendomi contrarre le budella in una morsa stretta.
Avrei potuto morire in quell'istante dopo quelle parole, non mi interessava più niente di nessuno se non di quella donna.

Le mie braccia immediatamente spinsero il suo corpo verso il mio, che tremò dalla testa ai piedi.
Sentivo il suo cuore impazzito battere con forza sul mio petto ed il suo respiro profondo e affaticato contro la mia spalla. Avrei voluto solo prenderla in braccio, stringerla e allontanarla da quella donna e da chiunque altro avesse osato ostacolare la sua felicità.

-Catalina...- sibilò sua madre con gli occhi spalancati.
Presi dei respiri profondi fumante di rabbia mentre cercavo di fermare la lingua che spingeva contro le labbra, pronta a sputate parole dure e sprezzanti contro quella donna.

-Il mio posto è questo, mamma.- disse con la voce roca per poi schiarirsi la gola e stringere tra le dita il tessuto della mia maglietta.
-Io non voglio andare via- mormorò guardando sua madre che scosse la testa rammaricata prima di sospirare pesantemente.

-Stai commettendo un grandissimo errore stando con lui- affermò con durezza e cercando in tutti i modi di convincere sua figlia a raggiungerla e mettere fine alla nostra relazione. Per alcuni secondi quasi quasi una risata scappò dalle mie labbra.

Incrociai lo sguardo del padre di Catalina che mi regalò un occhiata compassionevole e comprensiva.
Sapeva tutto ciò che era successo a sua figlia per filo e per segno e con mia grandissima sorpresa e ammirazione nei suoi confronti, si era offerto volontario per trovare quella bastarda che sembrava veramente essere stata risucchiata dalla terra.
Eppure ero consapevole che non avrebbe potuto continuare a scappare per sempre, prima o poi avrebbe commesso qualche errore scavandosi la fossa da sola.

Ma quello l'aveva fatto già dal primo momento in cui aveva deciso di fare del male alla donna che amavo, ed io non vedevo l'ora di distruggerla e farle passare il resto della sua vita in prigione.

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