capitolo 33

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Catalina' s Pov

- Cazzo, Mads sto arrivando- sbraitavo mentre, a stento tentavo di non andare a sbattere contro il palo del semaforo.

- Sarò lì tra cinque minuti- sospirai, ignorando le lamentele di mia sorella, che andavano avanti ormai da un paio di minuti.

- Muoviti, papà si sta innervosendo- si lamentò per la milionesima volta.

Ruotai, frustrata, gli occhi al cielo girando il volante nero in pelle tra le mie mani.

- Sono arrivata- fermai la macchina davanti all' enorme entrata, in stile rustico, del ristorante preferito di mio padre e, scendendo, porsi le chiavi della macchina al valletto, prima di dirigermi all' ingresso, dove due grossi omoni, della sicurezza, mi osservavano attentamente.

-Signorina Reyes, suo padre la sta attendendo all' interno- parlò con voce roca uno dei due uomini dalla grossa stazza.

Annuii impercettibilmente prima di entrare.

La folata d' aria calda soffiò sul mio viso gradevolmente, mentre un delizioso profumino allettava le mie narici.

- Solito tavolo, signorina- mi sorrise cordialmente il cameriere, dopo aver afferrato con cura il mio cappotto scuro.

-Catalina, tesoro. Alla buon ora- ridacchiò mio padre, togliendosi dalle labbra il sigaro francese, e rivolgendomi la sua completa attenzione.

- Scusami papà, c'era molto traffico- inventai sul momento, ignorando le occhiatine infastidite di mia sorella.

-L'importante è che tu sia arrivata. Coraggio, dai un bel abbraccio a tuo papà- sospirò pesantemente, alzandosi dal suo posto ed avvolgendomi con le sue braccia toniche.

Il suo profumo fortemente muschiato, penetrò a fondo le mie narici, mentre tacitamente mi godevo quel tenero e raro abbraccio.

La sua mano grande avvolse la mia nuca, mentre le sue dita tozze districavano i miei capelli biondi.

Un moto di tristezza, malinconia e rammarico, colpì duramente il mio cuore palpitante mentre rammentavo la mia infanzia, quando ancora papà non mi aveva abbandonata.

- Mi sei mancata piccola Caty- sussurò sul mio orecchio, per poi staccarsi e rivolgermi il suo sorriso mozzafiato, quello che aveva fatto perdere testa e cuore a infinite donne, mia madre compresa.

Dolce quanto diabolico.

- Mi sei mancato anche tu, papà- sorrisi flebilmente, distogliendo il mio sguardo dal suo, cercando inutilmente di nascondere i miei occhi lucidi.

- Allora care mie, come stanno
procendendo i vostri progetti?- domandò mio padre, dopo aver preso un lungo sorso di vino bianco, gentilmente consigliato dal sommelieur del ristorante.

- Molto bene, papà. Tu invece? Con il lavoro e tutto il resto?- disse mia sorella, tagliando con attenzione la sua bistecca di manzo.

Mentre io, da ormai venti minuti giravo distrattamente la forchetta, incapace di mettere qualcosa sotto i denti, nonostante la fame si sentisse.

Erano ormai giorni, che limitavo i pasti per la poca voglia di mangiare che avevo, e la stanchezza e la sposatezza molto spesso si sentivano portandomi a sentire lievi capogiri o nausee.

Maya, inutilmente e senza alcun risultato, continuava a riprendermi obbligandomi a mangiare e portandomi molto spesso mei miei ristoranti e fast food preferiti.

- Tu, invece, Catalina?- richiamò la mia attenzione, mio padre.

- Cosa?- incarcai confusa il sopracciglio.

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