Complici In Questo Gioco

capitolo 77

Respirò a pieni polmoni l'aria più pulita che i suoi polmoni avessero mai aspirato.
Niente smog, niente traffico, niente assembramenti di miriadi di persone, solo lei e la campagna di Birmingham, in Alabama.

Quel luogo aveva un posto speciale all' interno del suo cuore.
Con i suoi frutteti che si espandevano per ettari ed ettari, l'erba verde luminosa che spesso si tingeva di giallo per il caldo cocente, il continuo suono dei macchinari da agricoltura in funzione e il canto del gallo alle cinque del mattino.

Quello, in un altra vita ne avrebbe sicuramente fatto a meno eppure dal giorno in cui era arrivata le regalava le albe più belle che avesse mai visto.
La luna scendeva lasciando posto al sole che avvisava il suo arrivo con strisce di colori sparsi nel cielo schiarito.

Si svegliava sempre a quell'ora e si affacciava al suo balcone chiudendo gli occhi e lasciando che il venticello fresco le scostasse le ciocche di capelli dal viso e che l'ossigeno puro le invadesse le narici ed una calma mai più ritrovata l' avvolgeva facendola finalmente sentire meglio.

Ma quel momento durava così poco che si ritrovava a sperare che l'alba ritornasse e con essa anche la calma per poter, anche solo per pochi minuti, tornare la ragazza solare di sempre non quella che era diventata.

Quella ragazza, a lei sconosciuta, piangeva durante la notte, il viso affondato sul cuscino e la testa che le esplodeva dal dolore.
Quella ragazza che aveva smesso di respirare dopo aver varcato la porta di quella che per mesi aveva chiamato casa e che giorno dopo giorno tornava a perdere sempre più pezzi di se stessa.

Stentava a riconoscersi, si lasciava andare al dolore e se ne malediceva.

Lasciava che sconvolgesse la sua vita ed i suoi sentimenti, ma sopratutto le sue scelte.

Lei si guardava allo specchio e non riusciva a vedere quel sorriso che non l'aveva mai abbandonata, vedeva solo delle labbra screpolate rivolte verso il basso in un espressione triste e gli occhi che brillavano sempre di allegria, erano divenuti scuri smettendo di essere vivace e luminosi.

Si guardava allo specchio e si malediceva per aver permesso a quel dolore di entrarle dentro, di distruggerla e con lei anche tutto ciò che le stava attorno.
Si era resa conto di rovinare lei stessa la sua esistenza, e mentre continuava rimirare il suo viso riflesso, s'immaginava una realtà in cui lei avrebbe avuto il coraggio necessario per prendere in mano le redini della sua vita.

Eppure lei era debole, non era mai stata forte. Si era abituata a nascondersi dietro a spalle larghe che la proteggevano da qualunque cosa, era diventata dipendente da quelle e senza di loro, si sentiva spoglia e infreddolita.

Era così che si sentiva da quando lo aveva lasciato nudo nel loro letto e ogni volta che ripensava alla loro ultima notte d'amore brividi le percorrevano la schiena. Ripensava alle sue mani grandi e ruvide scorrere sulla sua pelle morbida, ai suoi baci e al suo sapore paradisiaco, capace di farle dimenticare persino i più grandi problemi del mondo.

Si nutriva continuando ad aggrapparsi a quei ricordi e il pensiero che un giorno si sarebbero fatti sfocati fino a sparire dalla sua mente la spaventava come nient'altro aveva fatto nella sua vita.

Aveva paura di non riuscire a tenersi per sé il ricordo di lui, dei suoi occhi, del suo sorriso e del suo profumo, le erano rimasti solo quelli e non poteva immaginarsi di respirare senza di essi, senza di lui.

Le felpe che gli aveva rubato le aveva messe al sicuro in un posto dove nessuno avesse potuto modificare il loro profumo. Le annusava prima di dormire, e appena si svegliava, quello l'aiutava a superare la giornata.

Cercava di tenersi il più impegnata possibile solo per mettere fine al flusso infinito di pensieri.

Aiutava sua nonna nella fattoria, dava da mangiare alle galline, alle capre e persino ai maiali.
Passava le sue intere giornata immersa nel verde della proprietà di sua nonna e quello le sembrava davvero una boccata d'aria fredda da tutto quel deserto arido che era la sua vita.