capitolo 44

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Brody' s Pov

Sospirai passandomi nervosamente una mano tra i capelli, per poi buttare il telefono sul divano in pelle.
-Cazzo- sputai, stringendo le mani in un pugno.

-Perfetto! Al più presto sì- sospirò Grayson al telefono, per poi chiudere la chiamata, che andava avanti da ormai trenta minuti.
-Le foto e i video verrano elimanti entro domani- affermò infilando le mani nelle tasche del suo completo grigio e guardandomi attentamente.

-Non avrebbero neanche dovuto esserci- sibilai allargando la cravatta del mio completo nero elegante per poi sfilarla e gettarla sul divano.
-Vedrai che risolveremo anche questa- cercò di tranquillizzarmi, invano, ormai la rabbia e il timore scorrevano come ossigeno nelle mie vene.

-Non sarebbe dovuto succedere cazzo- sputai tirandomi con forza i capelli.
-Hai provato a chiamarla?- domandò avvicinandosi al sua mcbook accesso, appoggiato sul tavolino in vetro.
-Non risponde, e nemmeno il suo amico- camminai nervosamente avanti e indietro per il soggiorno della mia suite, impaziente e terribilmente infastidito.
-Capirà, alla fine tu non hai fatto niente. C'eravamo tutti lì- scrollò le spalle, digitando qualcosa sulla tastiera argentata, per poi tornare a guardarmi.
-Si sarà fatta mille paranoie. La conosco, io- chiusi gli occhi, cercando di trovare un modo per uscire dall' ennesimo guaio che si era venuto a creare.
-Non mi risponde nemmeno- quasi sbraitai facendo sobbalzare Grayson, che mi lanciò un occhiataccia.

-È davvero una stronza, nel senso, una donna non si avvicinai all' uomo di un altra donna- disse alzando le spalle e facendo una smorfia, guardando poi lo schermo del suo laptop.
-Di lei ci occuperemo più tardi- affermai furioso, afferrando il telefono e digitando per l' ennesima volta quel pomeriggio, il suo numero.

-Il numero da lei chiamato, è al momento irraggiungibile- ripeté per la decima volta quella vocina robotica ormai fastidiosa per il mio cervello e le mie orecchie.
-Merda- sputai, cercando nella rubrica il numero di James.

Attessi con il cuore in gola, alcuni secondo finché la voce maschile del migliore amico di Catalina, non si sentì dall'altra parte del telefono.
-James, cazzo. Dov'è Catalina?- domandai immediatamente, camminando per la stanza in modo nervoso.
-Brody- sospirò pesantemente.

-Non è il momento, davvero. Lascia che se ne stia per i fatti suoi oggi, e domani le parlerai- mi ordinò con tono serio, facendomi innervosire e preoccupare più del dovuto.

- È con te?- domandai, ignorando totalmente le sue parole.
-Brody, sul serio. So che dietro a tutto questo c'è sicuramente qualcosa, ma nemmeno io vorrei sentirti al momento. Lascia stare, almeno per oggi- ripeté, facendomi serrare la mascella.
-Dove siete?- domandai, innervosito e facendolo sospirare pesantemente.

-Siamo a casa mia, ora sta dorm...- disse per poi essere interroto da me, che in fretta afferrai la giacca del completo, appoggiata sullo schienale del divano.
-Sono li tra mezz' ora- parlai velocemente per poi mettere giù la chiamata e afferrare al volo le chiavi della macchina, per poi uscire in fretta dall' appartamento, il tutto sotto lo sguardo confuso e leggermente preoccupato di Grayson.

Misi in moto, passandomi con frustrazione una mano sul viso, cercando di mettere un po' di ordine nella mia testa e collegare le parole per creare un discorso comprensibile.
Un discorso che avrebbe dovuto tranquilizzarla, e riacquisire la sua fiducia che ero sicuro, in quel momento stesse vacillando violentemente.
Perché infondo la conoscevo, forse più di me stesso e delle mie tasche ed ero più che sicuro che mille strane idee stessero viaggiando nella sua mente, portandola ad immaginare gli scenari più brutti.

Mezz' ora dopo, circa, fermai la macchina davanti al grande cancello, decorato con strani disegni color oro e nero, della mega abitazione di James, così scesi in fretta avvicinandomi ad esso per poi schiacciare con forza sul citofono, più volte.
-Ora ti apro- affermò la voce infastidita di James, così mi allontanai e tornai in macchina.
Percorsi il viale in ciottoli, fermandomi poi accanto alla sua Range Rover bianca, quindi chiusi con forza la portiera della mia auto, incamminandomi poi velocemente verso la veranda dai toni sul grigio e nero e prima che schiacciasassi il campanello, il viso del migliore amico di Catalina, spuntò da dietro la porta mentre i suoi occhi mi trafiggevano, così lo ignorai, facendomi avanti, per entrare.

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