capitolo 78

10.7K 357 176
                                    

Girava il suo ennesimo bicchiere di whisky osservando il ghiaccio tintinnare contro il vetro e lentamente sciogliersi mentre la sua mente annebbiata dall'alcool correva a cento chilometri orari facendogli girare ancor di più la testa.
Un trapano gli colpiva il cranio eppure non riusciva più a fare a meno di quella che era diventata la sua migliore amica, la sua migliore ascoltatrice e supportatrice, la sua adorata bottiglia di vodka.

A quella vi si erano aggiunti altri sostenitori come il suo buon Cabernet ed il suo Chardonne preferito, alcuni degli champagne e vini più costosi al mondo.

Aveva ritrovato in quel liquido la pace interiore, ogni volta che la sua mente si annebbiava così tanto da impedirgli persino di ricordarsi il suo nome, lui finalmente riusciva a dimenticarsi dei suoi occhi e del suo profumo.
Amava quei momenti in cui la sua vista si annebbiava, e non perché i suoi occhi gli bruciavano da quelle insulse lacrime che desideravano scendere, ma perché l'alcool gli faceva scordare persino il suo cuore che a stento batteva.

Prese un respiro profondo prima di buttar giù gli ultimi sorsi e sbattere il bicchiere contro il granito dell'isola della cucina. Si schiarì la voce per poi passarsi una mano sul viso strofinandosi gli occhi che da giorni non si chiudevano per più di un ora.

Si chiese quanto ancora sarebbe riuscito ad andare avanti in quel modo. Quanto ancora il suo fegato avrebbe sopportato l'alcol e quanto il suo corpo avrebbe continuato a funzionare.

Si sentì per l'ennesima volta soffocare quando i ricordi riemerso e desiderò con tutto il cuore distruggere quelle pareti che lo circondavano, ma facendolo, avrebbe distrutto l'immagine che viveva sua testa mentre a notte fonda, affamati, tentavano loro bravura davanti ai fornelli.

Un sorriso amaro gli increspò le labbra quando il suo profumo dolce gli invase le narici e la mente per poi accorgersi che quella era solo una semplice illusione e che erano ormai giorni che quella casa non profumava di lei.

La sua essenza se ne era andata seguendola e abbandonandolo così come aveva fatto lei, e avrebbe voluto urlare per quel senso si soffocamento che provava ogni volta che la verità lo schiafeggiava così forte da provargli una stretta al cuore.

A volte quando la sua assenza si faceva sentire, il suo naso ed il suo viso si tuffavano tra le sue magliette profumate, aspirando a fondo quel profumo così buono, così afrodisiaco è così simile a lei.
La sua testa affondava sul suo cuscino mentre tra le mani stringeva quel pezzo di stoffa che era l'unica cosa che lei aveva lasciato.

Annussava le coperte che sapevano della sua pelle diafana e morbida, del loro amore. Quel sentimento così forte che può farti toccare con un intera mano il paradiso per poi schiantarti a terra senza pietà.

Quel sentimento che a volte lui si pentiva di aver provato, malediceva il giorno in cui aveva permesso al suo cuore di aprirsi a lei.
Lei che lo aveva lasciato da solo in una notte dove le poche stelle illuminavano il cielo scuro, dove le coperte color avorio avevano assistito al loro amore, dove il loro profumo mischiato, aveva riempito quella stanza dove lui da giorni non entrava.

Non ne aveva avuto il coraggio, si era limitato a scostare la porta come se potesse in qualche modo vederla stesa sul loro letto, come se lei non lo avesse mai lasciato.

Voleva odiarla, voleva disprezzarla e sopratutto dimenticarla.

Dio se voleva farlo, e ci aveva provato. Era andato a letto con una altra donna che non era lei e si sarebbe tagliato le vene anche solo per tornare indietro e non commettere mai quel madornale errore.
Si ricordava ancora la sensazione che lo aveva attanagliato quando aveva aperto gli occhi mentre quella donna gemeva sotto di lui.

Complici In Questo GiocoWhere stories live. Discover now