46. Tornerò sempre da te.

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Il giorno seguente partimmo verso le dieci di mattina e dopo esser passati a salutare Nat al negozio lasciammo Saint. Louis. Solo quando non vidi più il Gateway Arch constatai che mi sarebbe mancata questa città.

Ash era silenzioso, io pure.

Non era un silenzio imbarazzante, ma ricco di frasi in sospeso.

Nella mia mente si crearono delle immagini molto chiare.

Elizabeth che insultava i suoi due figli, una donna alcolizzata che aveva perso tutta la sua vita. Una donna che scaricava i suoi pensieri e il suo stress su due bambini di 5 anni e 7.

Ormai non ero più sicura che l'idea di portare Ash, anche se inconsciamente, da sua madre fosse buona.

Insomma magari lei l'avrebbe respinto causando altre ferite irreparabili.

Sasha aveva ragione, da fuori Ash sembrava tutto tranne che debole e fragile, ma dentro aveva il cuore spezzato anche se non voleva darlo a vedere.

Le ipotesi di come aveva vissuto prima di me, era milioni e si insinuavano nel mio cervello senza tregua.

Suo padre era assente quando sua mamma lo maltrattava?

Cosa faceva sua mamma?

Perchè Sasha è scappata via senza portare con sé suo fratello?

Perchè nessuno l'ha mai salvato?

Il senso di colpa iniziò a crescere dentro di me. Ero una bugiarda.

Guardai fuori dal finestrino ed osservai gli immensi campi di vigne che si espandevano per kilometri sotto un sole splendente.

Nonostante il silenzio, mi sentivo bene con lui al mio fianco, mi sentivo felice nonostante non stessimo facendo niente di particolare.

Lui guidava e io guardavo lui.

Nella mia testa una vocina continuava a suggerirmi di dirgli tutto.

Non sapevo come l'avrebbe presa dopo aver scoperto che io sapevo tutto e avevo fatto tutto questo mentendogli.

Non lo sapevo e avevo paura.

"Potresti umh, accostare?" Gli chiesi.

Avevo bisogno d'aria, mi sentivo oppressa dal senso di colpa e dal peso che sentivo sul cuore.

"Certo, stai male piccola?" Mi chiese lui preoccupato.

Scossi la testa e quando lui accostó scesi velocemente, poi mi sedetti sull'asfalto e mi portai le ginocchia al petto.

Respirai profondamente, poi sentii Ash arrivare dietro di me.

Mi posò le mani sulle spalle e le mosse sue e giù.

"Stai tranquilla, va tutto bene, respira.." mi disse in un sussurro.

Stava cercando di consolarmi senza sapere che il motivo per cui mi sentivo così era che gli avevo mentito fin dall'inizio e questo mi rendeva ancora più bugiarda.

Quando mi fui calmata mi girai verso di lui e trovai i suoi occhi ghiaccio preoccupati mentre mi scrutavano in viso.

"Sei a posto?" Mi chiese.

Io annuii e poi mi rialzai con il suo aiuto.

Mi sporsi verso il retro del pick-up e tirai fuori dal mio zaino una canotta blu e l'album da disegno.

Guardai la strada, ma non vidi nessuna macchia né nessuna persona.

Eravamo in mezzo al nulla.

Controllai un'ultima volta e vidi solo Ash che mi osservava come se stesse cercando di leggermi nel pensiero.

Drogata di te. [In revisione]Where stories live. Discover now