Capitolo 48

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Arya pov

Inutile sottolineare quanto siano diventate dure le giornate da quando Jackson ha assunto le redini, sotto la sua "dittatura" gli allenamenti sono all'ordine del giorno anzi, dell'intera giornata.
Stare in guardia è diventato d'obbligo anche mentre si dorme, niente e nessuno ti offre la sicurezza che non verrai messo alla prova anche nel sonno.

Il mio livello di stress ha assunto proporzioni esorbitanti ma devo comunque riconoscergli il merito del miglioramento che stiamo avendo.
I nostri risultati sono costantemente in netto progresso, velocità, riflessi, precisione, strategia, tutto si attiva meccanicamente al nostro interno come se fossimo programmati per questo, in alcune occasioni arrivo a farmi paura da sola.

Di certo, i miei progressi non si riflettono anche nell'andamento scolastico che si regge su una base talmente traballante, da non assicurarmi un esito positivo al termine degli esami.

Solo adesso, scrutando l'orario appeso malamente al mio armadietto, mi rendo conto di avere lezione con il professor Ryler, al solo pensiero mi porto le mani fra i capelli.
Sono dannatamente stanca ed ho perso il conto delle ore di sonno che mi mancano.

Per il mio stress quest' ora sarà un ulteriore toccasana.

Calore, una fonte di calore esercita una lieve pressione sulla mia spalla.

Bloccare, immobilizzare, disarmare, difendersi.

Afferro la mano incriminata facendo pressione sul polso e, con la forza ruoto il braccio attorno a se stesso immobilizzandolo in pochi secondi.

<<Ma che diavolo hai nel cervello?!>> lamenta dolorante ed impaurito.

I miei occhi precedentemente offuscati dal loop che si è insidiato in automatico nella mia testa, si lasciano disarmare dalla familiarità della voce.

<<Oh, Tyler>> sussurro rassicurata attraverso un impercettibile sospiro.

<<Cosa frulla a te nel cervello vorrai dire, mi hai presa alle spalle>> tento di giustificare il mio atteggiamento inquietante e chiudo a chiave l'armadietto così da iniziare a dirigerci in aula.

<<Sai, Arya, solitamente nessuna reagisce quasi rompendomi un braccio.
Capisco che mi avevi già dimostrato in passato di sapertela cavare bene, ma così inizi a preoccuparmi>> sorride alleggerendo il peso delle sue parola sebbene non siano completamente ironiche.

Mi limito a scuotere la testa ricambiando il sorriso nonostante abbia colto le sue intenzioni reali ma preferisco fingermi ingenua piuttosto che offrirgli delle reali spiegazioni.

Stranamente, per una volta, siamo talmente puntuali da non trovare nemmeno il prof all'interno dell'aula così prendiamo posto comodamente e iniziamo una discussione su quanto possa essere precario il mio lavoro.
Non ho ben chiaro il perché lo odino tutti, non ci trovo nulla di immorale e probabilmente non hanno idea di quanto si guadagni bene.

Come se il pensarlo lo avesse attirato a me, non appena mi accorgo della sua assenza fa la sua entrata in aula catturando obbligatoriamente la mia piena attenzione con le sue attitudini.

Giacca di pelle, espressione da presuntuoso e gli occhi dell'intera classe pendenti dalle sue labbra invitanti.

L'unica cosa su cui cade la sua visuale sono io, e Tyler al mio fianco.
Compare sul suo viso uno strano ghigno quasi impercettibile come se stesse escogitando qualcosa nelle sue corde, cambia rotta e si dirige verso di noi.

Dentro agli specchi non solo il riflessoWhere stories live. Discover now