Capitolo 10

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Arya
7 anni prima:
<<Arya santo cielo vuoi svegliarti? Hai visite!>> interruppe malamente i miei sogni la signora Fletcher.
Mi stropicciai gli occhi con un'espressione a dir poco truce.
Non ricevevo visite da 1 anno oramai, rimasi sorpresa quando davanti ai miei occhi comparve mia zia Daiane.

<<Piccola, come sei cresciuta.. come va qui? tutto bene?>> si chinò verso di me stringendomi le mani.
<<Perché sei venuta?>> chiesi freddamente consapevole che dopo un anno non sarebbe bastata la sola curiosità a farla presentare lì.
<<Mi dispiace di non essere venuta per tutto questo tempo tesoro>> abbassò lo sguardo.
<<È stato un anno terribile tra processi e indagini varie.
Ho riflettuto a lungo se raccontarti tutto o no ma credo sia giusto che tu abbia delle risposte alle tue domande ed ormai stai crescendo sempre di più è giusto che tu sappia>>

Erano anni che mi tormentavo ormai, le risposte non avrebbero potuto fare altro che aiutarmi a mettere un punto e per quanto potesse essere lancinante il mio dolore al solo ricordo, lo era ancora di più l'idea di vivere nell'ignoto.

<<Ti prego raccontami tutto>> la implorai.

<<Poco dopo il tuo arrivo qui è stato identificato il corpo dell'assassino, Martin Ramirez.
Dalla sua fedina penale risultò palese che lavorasse per un'organizzazione criminale a capo di un certo Tom Herris.
Molti anni prima quest'uomo lavorava nell'azienda di tuo padre il quale però subiva parecchi furti di grandi somme di denaro e merce di produzione.
Dopo aver scoperto fosse Tom decise comunque di essere clemente conoscendo le situazioni precarie in cui viveva, ma dopo numerosi solleciti risultati inutili capì che doveva licenziarlo se voleva salvare la sua impresa.
In seguito al licenziamento, Tom entrò totalmente in bancarotta, iniziò ad alcolizzarsi ed a entrare in brutti giri.
Iniziò col fare qualche rapina fin quando non rimase ucciso qualcuno e fu sbattuto in galera dove però rimase ben poco.
La sua cauzione fu pagata pochi giorni dopo dal capo di un' organizzazione criminale che lo assunse come sicario credendo avesse ucciso di sua volontà quell'uomo.
Con il passare del tempo iniziò a guadagnarsi il rispetto di tutti fin quando il capo morì e lasciò nelle mani di lui tutto l'impero.
Mai tuo padre avrebbe potuto immaginare che quell'uomo sarebbe tornato dopo tanti anni a vendicarsi mandando qualcuno a sterminare la sua famiglia e chiunque lo avesse intralciato nella sua vita, infatti non fummo gli unici a pagare ingiustamente.
Al momento è ancora libero e stiamo cercando di incastrarlo ma è ben protetto, non lascia prove dietro di se>>

Non fui in grado di muovere alcun arto difatti rimasi immobile mentre mia zia mi diede un abbraccio di consolazione.

La mia famiglia è morta per mano di uno squilibrato in cerca di adrenalina.

Il rimbombo di quelle parole si fece sempre più insistente nella mia testa e delle lacrime ardenti tracciarono il mio viso fluide e veloci come il sangue sui loro corpi quel dannato giorno.

<<Tesoro ti prego non farmi pentire di averti detto tutto>> aggiunse poi.
<<No, io-io, no>> indietreggiai <<ho solo bisogno di stare un po' da sola>>

Uscii da quella stanza mentendo perché in verità non volevo affatto rimanere da sola.
La mia vista appannata iniziò a cercare insistentemente la figura di Jackson fin quando i miei occhi non riuscirono a catturarla.
Corsi verso di lui e lo strinsi come se stessi cadendo in mare e quello fosse l'unico appiglio per non affogare.
Come se mi leggesse nella mente afferrò fermo e deciso tra le sue braccia, la mia anima rotta e fragile.

<<Arya, che ti succede?>> mi chiese asciugandomi le lacrime.
<<So tutto! Non è giusto loro non lo meritavano!>> urlai nel suo collo che smorzava la mia voce.
Afferrò le mie gambe che mise intorno alla sua vita per prendermi e portarmi nella mia camera.

Quando iniziai a calmarmi, presi a raccontargli tutto quello che avevo scoperto ma, in un piccolo frangente in cui le parole uscivano dalla bocca come una valanga incontrollabile un'espressione intraducibile si fece spazio sul suo volto.
<<Ripeti.>> esclamò freddo alzandosi dal letto ed iniziando a fare avanti ed indietro piuttosto innervosito.
<<Dalla sua fedina pen->>
<<RIPETI IL NOME!>> alzò la voce esageratamente furioso.
Sobbalzai perché mi mise paura, non lo avevo mai visto così.
In quel secondo però rapidamente collegai tutto.
Jackson HARRIS, Tom HARRIS.
<<Tu-tu, Lui>> balbettai.
<<Tom Harris è mio padre>>

Adesso:
<<Tu ti rendi conto che sei praticamente nata per questo ragazza?>> mi da un abbraccio caloroso Ella al mio rientro dietro le quinte.

<<Oh si, lolly pop hai lasciato il segno>> continua poi Jennifer dandomi il cinque.

<<Dai dobbiamo brindare alla nostra prima volta insieme, è stato un debutto senza precedenti questo>> concludo.
Finalmente possiamo iniziare a scatenarci anche noi.

<<Ehi!>> cerco l'attenzione del barista che si gira verso di me.

<<Tre di quella roba che hai in mano qualunque cosa sia, l'importante è che faccia quel che deve>>

<<Ottima scelta credimi>> mi ammicca.

<<Ho occhio>> rispondo.

In realtà non ci capisco assolutamente niente.

<<Offre la casa vista la serata speciale>> si avvicina bruscamente a me prima di mimarmi con le labbra.

<<Lolly pop>>

Gli rispondo solo con un piccolo sorrisetto poco sorpreso, me lo aspettavo che mi riconoscesse infondo mi aveva già intravista alle prove, lui ed i suoi colleghi non ci toglievano gli occhi di dosso.
Iniziammo a buttare giù vari drink d'altronde se offre la casa non puoi privartene no? Direi proprio di no.

Finalmente la mia testa si alleggerisce, va in stand by.
Nessuna persona che muore, nessun pensiero negativo, niente di soffocante per me, solo una crescente voglia di dare spazio alle mie sensazioni ed al mio istinto.
Con l'ennesimo drink tra le mani, mi ritrovo in pista insieme a quelli che mai avrebbero pensato potessi essere la stessa così tanto irraggiungibile, visione di prima su quel palco.
Il senso di serenità che avverto, mi permette di chiudere gli occhi ed iniziare a lasciarmi andare tra la folla, noto qualche occhio concentrato su di me ma questo mi fomenta solo.

Ancora prima di prenderne atto però, il mio divertimento viene interrotto perché, afferrata dal braccio, vengo letteralmente trascinata fuori da una presa stretta e decisa, la presa di Jackson.
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Dentro agli specchi non solo il riflessoWhere stories live. Discover now